
L’appuntamento è per sabato 17 febbraio 2007 alle h. 20.00 a Cagliari presso il Caffè Savoia, in Piazza Savoia 14.
L’idea dell’incontro sulla fotografia antropologica nasce dal desiderio di scoprire le connessioni tra l’osservatore e l’osservato, partendo dal presupposto che chi ha in mano la macchina fotografica può “tagliare” o “allargare” la visione delle cose, dei luoghi e delle persone.
All’incontro prenderanno parte altri professionisti, appassionati di fotografia, di arte e cultura.
Le due associazioni, Karalis Centrum ed Irvela, nascono con l’intento di valorizzare la cultura della Sardegna, di promuovere e favorire attività ed eventi ad essa connessa.
Pablo Volta, grande fotografo italo-argentino di fama internazionale, ha accolto con entusiasmo l’invito delle due associazioni.
Nasce a Buenos Aires nel 1926 e a soli 6 anni si trasferisce con la famiglia in Italia vivendo tra Roma, Torino e Viareggio. Partigiano, membro fondatore della prima cooperativa fotografica italiana, collaboratore di varie riviste e giornali, ma soprattutto del settimanale Il Mondo, presente sul set di alcuni film di Castellani e di Fellini.
Nel 1954 Pablo Volta compie il primo viaggio in Sardegna e scopre il mondo che più di ogni altro fornirà materia viva ai suoi interessi di fotografo e intellettuale.
Per circa tre anni, dal 1954 al 1957, Pablo Volta svolge in Barbagia una intensa attività di documentazione fotografica.
Negli anni sessanta Pablo Volta si trasferisce a Parigi dove documenta la vita artistica e intellettuale della capitale e lavora stabilmente per la Rai. Negli anni settanta torna in Sardegna richiamato dal nascente fenomeno del muralismo del quale racconta attraverso una ricca produzione di immagini le diverse espressioni. Infine, a metà degli anni ottanta, decide di trasferirsi in Sardegna.
Uliano Lucas definisce il lavoro di Volta “un reportage che per la capacità interpretativa e di indagine antropologica ed etnografica (...) segnerà un epoca e un punto di non ritorno, aprendo la strada a un lavoro di progettazione e di riflessione sugli elementi semantici dell'immagine che riemergerà lungo gli anni nelle nuove generazioni dei fotografi.”



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