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martedì 4 marzo 2014

Ucraina: prova di forza di Putin; “inizia la nuova guerra fredda USA-RUSSIA”



Il grande ribaltone dell’Ucraina,stato indipendente dal 1° Dicembre 1991, avvenuto nei giorni scorsi con la caduta del dittatore Viktor Ianukovich, ha determinato la grande rabbia della Russia di Putin. La Russia non ha infatti digerito la perdita di una sovranità politica-economica nell’Ucraina che avveniva in maniera disattesa dal 2004 con l’ex presidente Ianukovich.

Un percorso di potere caratterizzato da brogli elettorali e da ripetizioni continue delle elezioni che dal 2004 si sono susseguiti fino al 2010 quando il Presidente Viktor Ianukovich vince di stretta misura su Julija Tymošenko leader della rivoluzione arancione.

La Russia si ritiene soddisfatta e sostiene apertamente il nuovo presidente attivando con lo stesso un accordo storico sugli approvvigionamenti di gas per l’Ucraina. Il nocciolo della questione per la Russia è rappresentato proprio dall’importanza della geografia politico-militare ed energetica dell’Ucraina che vede la presenza  di ben 1490 i chilometri di oleodotto, seconda per superficie donata a questo oleodotto solo alla Bielorussia, imbattibile con i suoi 2910 chilometri. l’Ucraina è attraversata dalla principale arteria del trasporto di petrolio russo verso il vecchio Continente, quello che è comunemente chiamato l’Oleodotto dell’Amicizia.

Continuando con le cifre, il debito Ucraino collegato all’approvvigionamento di gas, con l’inasprirsi delle lotte, si aggirerebbe comunque intorno ai 1,55 miliardi di dollari.  Un vero problema per la Russia e per la sudditanza che ha voluto determinare negli anni attraverso l’imposta bolletta energetica dell’Ucraina verso la Russia.  Dietro tutto questo  la possibilità  dell’Ucraina di risolvere i propri problemi di bolletta attraverso una grande risorsa nascosta collegata al gas ed alla metodica  fracking  sviluppata già dagli americani che da importatori, ora esportano gas metano.

Un dilemma che proprio alle porte della Russia sembra far sfuggire di mano a Putin una grande fonte di denaro e la possibilità di rifornire con il proprio gas l’Europa. Ma la preoccupazione maggiore è la logistica territoriale di tipo militare che con il ribaltone dei giorni scorsi fa ritornare in un territorio dell’ex Russia la filosofia Europeista già affossata con l’ex presidente decaduto. La Russia ha bisogno per la propria flotta navale delle basi nel Mar Nero, infatti possiede pochi porti con acque abbastanza profonde per le proprie navi militari, Sebastopoli è un nodo cardine in tal senso in quanto permette alle navi della flotta russa di spostarsi con facilità verso il mediterraneo e la Siria.

L’Ombra di una eventuale annessione dell’Ucraina all’Europa e al patto OSCE-NATO, forse farebbe imbestialire chiunque. Questa è una dura realtà, la mossa di conquistare con l’esercito la Crimea regione Ucraina, volge il senso della ragione verso Putin che ha paura di essere ingabbiato. La prova di forza avviata da Putin il 26 febbraio con il coinvolgimento di 150 mila uomini, 90 aerei, 120 elicotteri, 880 carri armati, oltre 1.200 mezzi di vario genere e fino a 80 navi della flotta del Nord e del Mar Baltico è stata dettata proprio da tutto questo.

In realtà le dichiarazione di oggi 4 marzo 2014 di Putin sono in linea con la chiara volontà di non mollare, il ritiro delle truppe russe, è solo di facciata e servirà ad aprire i tavoli diplomatici in posizione dominante. Secondo Putin la caduta di Kiev è solo un colpo di stato militare, lo stesso continua le sue dichiarazioni ammettendo di non accettare le prossime elezioni democratiche in Ucraina.

Chiare le difficoltà della diplomazia. Una guerra fredda che invece è già in atto con gli Stati Uniti che hanno preso giustamente la drastica decisione di chiudere tutte le cooperazioni militari con la Russia e tutte le attività commerciali, il G8 sarà solo la goccia che farà traboccare il vaso. L’Europa continua invece con la sua paura diplomatica di sempre, dando alla Russia tutte le opportunità utili a raggiungere il suo scopo. L’Italia ed il governo Renzi è impaurito per l’eventuale perdita del Gas Russo, conquistato negli anni scorsi dal premier Berlusconi è di vitale importanza per il nord dell’Italia. La diplomazia saprà risolvere una così complicata matassa ?

                                                                                           Di Maurizio Cirignotta

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