LA FONDAZIONE QUI Foundation è la Onlus sostenuta da QUI! Group S.p.a., azienda italiana leader nel settore dei buoni pasto, voucher aziendali, circuiti di loyality e dei servizi integrati su smart card multifunzione. Nata a Genova nel luglio 2007, opera nei settori dell'assistenza sociale, socio-sanitaria e della beneficenza. Il suo principale progetto è Pasto Buono, nato per contrastare gli sprechi alimentari e la fame. Il progetto ha permesso di recuperare e donare 800mila pasti dal suo avvio. Pasto Buono, nel 2015, è stato riconosciuto da FAO come partner del programma internazionale "SAVE FOOD" contro gli sprechi.
QUI Foundation promuove occasioni di solidarietà verso il prossimo e di dialogo con il territorio e le comunità locali, con la finalità di offrire sostegno e assistenza a coloro che hanno più bisogno, contrastando lo spreco e la fame.
IL PROGETTO
PASTO BUONO L'iniziativa Pasto Buono nasce per contrastare il fenomeno degli sprechi, trasformando le eccedenze alimentari in risorse per sostenere persone bisognose e famiglie in difficoltà. Pasto Buono intende dare un contributo positivo per una gestione delle eccedenze più efficiente e più responsabile, nei confronti della società e dell'ambiente. Il progetto è già attivo a Genova, Milano, Mantova, Roma, Civitavecchia, Cagliari e Napoli. Nel 2014 è stata stretta una partnership a livello nazionale per la raccolta dei pasti nei ristoranti delle navi Tirrenia, partnership ad oggi notevolmente potenziata. Nel 2015, QUI Foundation ha cominciato a collaborare anche con il Gruppo Cremonini, leader nel settore della ristorazione. A sostenere Pasto Buono, anche numerosi volontari locali, dalla Croce Rossa italiana attiva su tutto il territorio, alla Caritas e il Csv. Nel 2016, i City Angels di Mario Furlan si uniscono all'iniziativa. L'impegno contro gli sprechi alimentari di QUI Foundation ha portato anche ad attivare il progetto "USOLOSPRECO" a Napoli e Reggio Calabria. Lo scopo è insegnare ai cittadini le buone pratiche contro lo sperpero.
LO SPRECO DI RISORSE Secondo i dati diffusi da FAO[1], un terzo della produzione mondiale di cibo finisce nella spazzatura, anche se l'80% potrebbe essere ancora consumato. Ogni anno vengono buttati 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, per un valore di 750 miliardi di dollari. Il loro smaltimento produce inquinamento: 170 milioni di tonnellate di CO2, spreco d'acqua e degrado del suolo. La coltura del cibo sprecato occupa 14 milioni di km² (se fosse un paese, sarebbe il terzo per grandezza, dietro la Russia e il Canada).
L'Italia è il secondo paese dopo l'Inghilterra per spreco di cibo: ognuno butta in media 146 kg di cibo all'anno (il 35% dei rifiuti è rappresentato da prodotti freschi, il 19% da pane, il 16% da frutta e verdura).
Lo sperpero avviene soprattutto in casa (il 42), nei locali della ristorazione (14%), in fase di produzione (13%), trasformazione (26%) e distribuzione (5%). Lo spreco complessivo di cibo, dai campi alla filiera al bidone della spazzatura domestico, vale complessivamente 8,1 miliardi di euro all'anno[2]. Ogni famiglia butta via 450 euro ogni anno in cibo non consumato[3]. I motivi sono cattive abitudini (ossia cattiva conservazione), brand che danno date di scadenza troppo rigide (favorendo la dicitura "entro" rispetto a "preferibilmente") e il bombardamento di promozioni nei supermercati, che spingono i consumatori a comprare più del necessario[4].
POVERTÀ ASSOLUTA
L'Istat la definisce "l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza". Per povertà relativa si intende invece un parametro che esprime la difficoltà nella fruizione di beni e servizi, riferita a persone o ad aree geografiche, in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente della nazione. Questo livello è individuato attraverso il consumo pro-capite o il reddito medio. Si calcola che in Italia il 10,3% della popolazione viva in condizioni di povertà relativa. E che la povertà assoluta, che non consente di avere standard di vita accettabili, coinvolga invece il 5,7% delle famiglie (dato Istat riferito al 2014).
Un italiano su quattro è a rischio povertà, il 28% delle famiglie vive in una situazione di disagio economico. L'allarmante fotografia è scattata dalla Caritas nel Rapporto Europa sull'impatto della crisi* e dall'Istat nel documento "Noi Italia"**, entrambi riferiti al 2013. Dati testimoniati anche dal costante aumento delle persone che si rivolgono alle associazioni non profit e alla Chiesa per ricevere generi di prima necessità (solo quelli registrati alla Caritas sono 30.000 ogni mese). Tra questi, le categorie più colpite sono le famiglie con due figli e i pensionati.[5]
FINALITÀ DEL
PROGETTO Pasto Buono persegue quattro finalità, a ciascuna delle quali corrispondono aree d'intervento e azioni specifiche distinte:
- utilizzare al meglio le risorse alimentari ed eliminare gli sprechi;
- sostenere le persone bisognose;
- proteggere la dignità della persona e difendere l'intimità familiare;
- diffondere la cultura della solidarietà, della responsabilità e della collaborazione a tutti i livelli della società civile.
I DESTINATARI I destinatari di Pasto Buono sono le categorie deboli e tutti i soggetti che hanno bisogno di un sostegno per ragioni economiche, sociali, personali e di salute:
- famiglie monoreddito;
- disoccupati;
- pensionati;
- invalidi;
- persone senza fissa dimora.
MODALITÀ
OPERATIVE Per realizzare le proprie finalità e raggiungere tutti i destinatari Pasto Buono può intervenire a vari livelli e con modalità diverse. Insieme ai propri Partner, Pasto Buono opera quotidianamente per:
- Creare un network di esercenti che quotidianamente mettono da parte a favore di beneficiari le eccedenze alimentari prodotte, ovviamente in perfette condizioni, anziché eliminarle coi rifiuti.
- Organizzare la logistica per la distribuzione delle eccedenze o, in particolari circostanze, gestire il ritiro diretto dei generi alimentari da parte di anziani e famiglie.
- Informare e dare un supporto culturale e pratico a famiglie ed esercenti per migliorare le loro abitudini di consumo e ridurre significativamente gli sprechi e la produzione di rifiuti.
- Sensibilizzare e aggregare intorno al progetto tutti i soggetti e
gli operatori, pubblici e privati, che a vario titolo sono chiamati in causa e possono o desiderano partecipare al progetto.
PARTNER L'iniziativa Pasto Buono è per sua natura inclusiva e promuove un partenariato aperto. Idealmente, si rivolge a tutte le Istituzioni, alla cittadinanza, alle Associazioni e a tutti coloro che operano nel sociale o animano la società civile, senza distinzione culturale, politica o religiosa.
Per realizzare Pasto Buono Qui Foundation si avvale della collaborazione di qualificata di:
- Istituzioni ed Enti locali, che, oltre a sostenere o patrocinare il progetto Pasto Buono, possono dare un contributo importante favorendo e coordinando misure e interventi, sul piano giuridico e amministrativo, per favorire il recupero delle eccedenze alimentari;
- Organismi, Associazioni e Onlus, nazionali e internazionali, che hanno un forte radicamento nel territorio, una profonda conoscenza delle situazioni di indigenza ed una qualificata rete di volontari;
- Aziende e imprenditori dei settori logistico, alimentare e della ristorazione, incluso il vasto numero di pubblici esercizi che scelgono di aderire a Pasto Buono;
- Media locali e nazionali, che possono sensibilizzare l'opinione pubblica sulle tematiche d'interesse e favorire la diffusione del progetto.
[1] Studio condotto da The Swedish Institute for Food and Biotechnology (SIK) per FAO
[2] Rapporto Waste Watcher 2014 for Expo
[3] Dato Barilla Center Food and Nutrition
[4] Studio Waste Watcher per Last Minute Market
* "Terzo Rapporto sull'impatto della crisi economica in Europa" presentato da Caritas Europa e Caritas Italiana il 19 febbraio 2015
** Rapporto "Noi Italia" - Dati raccolti per la sezione "Condizioni economiche delle famiglie" pubblicati nel 2015, riferiti all'anno 2013
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