Un percorso che nasce dopo anni di buio legislativo di merito sulla professione di OSS nella Regione Siciliana, che nel lontano 22 febbraio 2001 firmò l’accordo-stato regione che dettava: «Accordo tra il Ministro della sanità, il Ministro per la solidarietà sociale e le regioni e province autonome di Trento e di Bolzano, per l'individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell'operatore socio-sanitario e per la definizione dell'ordinamento didattico dei corsi di formazione».
Un profilo poi validato con la Gazzetta Ufficiale n. 91 del 19 aprile 2001 e concretizzato in molte regioni italiane attraverso una organizzazione formativa di riferimento al testo iniziale e nel rispetto delle disposizioni di legge in materia (decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402), recante disposizioni urgenti in materia di personale sanitario, convertito, con modificazioni, dalla (legge 8 gennaio 2002, n. 1).
Una norma che però non dà chiarezza sui titoli nazionali di Oss già acquisiti da molti ragazzi Siciliani in altre regioni e validi a livello nazionale. La norma,infatti, fornisce in merito solo due righe all’art. lo 3 dove recita: “Per l’inserimento nel suddetto albo di altri soggetti in possesso dell’attestato di qualifica di Operatore socio sanitario si rimanda a successivo provvedimento”.
Non si capisce bene se per validare lo stesso titolo in Sicilia, già valido secondo l’accordo stato-regioni del 22 febbraio 2001 a livello nazionale, occorra versare ed integrare la cospicua cifra di 1800 euro ed integrare la formazione con 180 ore di teoria e 240 ore di tirocinio. Dubbi ed ombre su un sistema ,quello siciliano legato alla formazione, che sembra continuare ad essere una macchina che macina denaro a discapito dei malcapitati giovani.
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