"Ultrasottile, leggerissima, pieghevole, ricaricabile, in grado di sopportare temperature estreme senza perdere in efficacia. La pila del futuro, come la carta, può essere arrotolata, piegata, tagliata in una serie quasi infinita di forme e senza che la sua potenza o l'integrità meccanica vengano compromesse. Le sue possibili applicazioni, nel panorama elettronico sempre alla ricerca del componente più piccolo e potente, vanno dai vari gadget alle automobili, dall'industria aeronautica alla medicina più avanzata: questa batteria, per funzionare, può utilizzare i liquidi corporei come il sangue o il sudore ed essere inserita sotto la cute." Repubblica.it
"La somiglianza con un foglio di carta non è accidentale: la batteria è composta al 90% da cellulosa, alla quale sono stati aggiunti dei microtubuli di carbonio che agiscono da elettrodi e che permettono la conduzione elettrica. La nano-batteria, che opera in un intervallo di temperatura compreso fra i 73 gradi centigradi sotto lo zero e i 150 gradi, si può piegare, avvolgere o tagliare senza che perda le proprie capacità. Inoltre se ne possono sovrapporre diverse aumentando così la generazione di energia." TgCom
La batteria di carta è un progetto sviluppato dagli scienziati del Rensselaer Polytechnic Institute di New York. Robert Linhardt, inventore della nano-batteria, dice però che il progetto è ancora in fase di sperimentazione e che ci vorrà tempo prima che la batteria venga messa in commercio.
Non mancano, a tal proposito, dubbi e scetticismi. Robert Sperling, dell'Università della California, esperto in fonti energetiche alternative per i trasporti, fa sapere che i nanotubi di carbonio, che fungono da elettrodi, sarebbero troppo costosi. Ed aggiunge: "Lo stoccaggio di energia elettrica resterà sempre molto più difficoltoso di quello di carburanti liquidi. Il mondo non è destinato a cambiare, almeno in tempi brevi, per questa invenzione".
Intanto, apprendiamo che siamo ormai prossimi a toccare il "picco del petrolio", cioè il momento in cui la produzione mondiale comincerà a scendere. E se i dati non sono sbagliati, la produzione resterà stabile fino al 2010. Attenzione, però, perchè i produttori ne sono consapevoli e man mano diminuiranno le esportazioni verso i paesi che, come l'Italia, lo importano e che si troveranno molto presto a secco. Perciò, se da una parte faremo i conti con l'esaurimento dell'oro nero, dall'altra parte assisteremo all'aumento di richiesta di gas e carbone, con conseguente aumento di emissioni dannose in atmosfera.
Ma niente è eterno…
di Alessandra Adelfi
Per i riferimenti si ringraziano:
Repubblica.it
TgCom
Blogeko
Il Delfino Verde
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