Gli etologi hanno stilato una classifica delle specie che mostrano comportamenti sessuali sganciati dal bisogno di procreare:
"spesso risposta a stress o convivenza forzata"
"Ma attenzione a distinguere tra atti omosessuali, spiegabili anche con lo stress degli animali o con la forzata convivenza con esemplari del medesimo sesso, come negli allevamenti o negli zoo - chiarisce l'etologo dell'Istituto superiore di sanità, Enrico Alleva - da quelli che invece sono comportamenti sessuali promiscui in specie in cui l'offerta sessuale è un modo di comunicare o di stringere alleanze".
Quali che siano le ragioni che spiegano i rapporti omosex nella natura, a stilare la classifica degli animali più gay sono in tanti, in molti casi per offrire argomenti alla tesi secondo cui anche l'orientamento omosessuale sia naturale. Non è un caso, dunque, che il museo di storia naturale di Oslo abbia ospitato a gennaio di quest'anno, una mostra dal titolo eloquente: "Against nature?", cioè "Contro natura?". Ma non è il solo esempio. Anche il portale Life-science offre una dettagliata casistica di animali involontari testimonial dei diritti omosex.
A ognuno le sue preferenze. Per esempio, afferma il curatore della mostra norvegese Peter Bockman che ha scoperto comportamenti gay in 1.500 specie, "i maschi adulti dei trichechi sono bisex. E se durante le stagioni degli amori si accoppiano con le femmine per procreare, il resto dell'anno si trastullano con esemplari più giovani e dello stesso sesso".
Secondo Life-science, invece, i comportamenti gay documentati scientificamente sono un po' meno. Ma riguardano comunque 500 specie. "Quando si parla di omosessualità nel mondo animale - riprende Alleva - bisogna distinguere tra due comportamenti. Da un lato gli atti sessuali 'tout-court', dall'altro l'offerta di sesso come modalità di relazione. Infatti - spiega l'etologo - gli atti omosessuali possono avere semplici ragioni. O per stress dell'animale, come possono testimoniare i proprietari di cani o gli allevatori di bovini, o per ragioni contingenti di convivenza forzata, come in zoo o allevamenti. In questi casi infatti, quando arriva la stagione degli amori, le specie sono sottoposte a una tempesta ormonale. E se non trovano un esemplare del sesso opposto vige la regola del chi c'è c'è".
Discorso diverso per quelle specie che usano il sesso come modalità di relazione sociale. "Succede - continua Alleva - soprattutto con le scimmie, animali sociali per eccellenza. In questi esemplari i rapporti sessuali, anche tra lo stesso sesso, servono per stabilire le gerarchie, per rinsaldare la coesione del gruppo e per comunicare affetto e appartenenza".
Tutte queste osservazioni però hanno un senso, sostiene il ricercatore, solo se inquadrate nella giusta dimensione. "Gli animali sono una cosa, l'uomo un'altra - sottolinea Alleva - e quindi bisognerebbe evitare letture antropomorfe della natura. Quello che voglio dire - chiarisce - è che se nella testa dello scienziato c'è già una tesi precostituita da voler dimostrare, allora si interpreteranno i comportamenti animali nel senso di una prova delle basi naturali di un comportamento invece prettamente umano. Personalmente - conclude - credo che certe preferenze, come quella della scelta del partner, siano mediate più da aspetti culturali e sociali che da quelli biologici".
Origine: Repubblica
Nessun commento:
Posta un commento