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giovedì 11 febbraio 2010

ANNO DELLA TIGRE. ALLARME WWF: LA REGINA DELLA GIUNGLA HA ANCORA BISOGNO DI NOI



ANNO DELLA BIODIVERSITA'

 

IL 14 FEBBRAIO INIZIA L'ANNO DELLA TIGRE

ALLARME WWF: "LA REGINA DELLA GIUNGLA

HA ANCORA BISOGNO DI NOI"

 

 

Al mondo ne restano 3200. L'obiettivo è raddoppiarle entro il 2022, ma occorre agire ora.  

Ecco la mappa WWF con le 10 maggiori criticità per la conservazione della specie

 

Lo speciale "Anno della Tigre" sul sito www.wwf.it

 

A pochi giorni dall'avvio dell'Anno della Tigre del calendario cinese, il prossimo 14 febbraio, il WWF presenta per la mappa con i 10 maggiori punti critici per la sopravvivenza delle tigri in natura e le minacce che mettono a serio rischio una delle specie più amate e carismatiche al mondo. Nell'Anno della Biodiversità la tigre è stata scelta dal WWF come simbolo della natura che scompare e che dobbiamo difendere, che porta con sé problemi pressanti di assedio del territorio e delle risorse naturali, con inevitabili ripercussioni anche sul benessere dell'uomo, che di quelle risorse non può fare a meno.

 

Molti paesi asiatici e il mondo intero si preparano a celebrare l'apertura dell'anno della tigre con feste e celebrazioni. Ma in realtà la 'Regina della giungla" ha ben poco da festeggiare. Dal 1940 si sono già estinte tre sottospecie di tigre (una quarta, la tigre della Cina meridionale, non viene più avvistata in natura da circa 25 anni) mentre dal 1998, l'ultimo anno della tigre, il loro habitat si è ridotto del 40%, arrivando ad occupare solo il 7% del loro range storico. Così sono ormai rimaste in natura solo 3200 tigri, tutte concentrate nel Sud-est asiatico e gravemente minacciate dal bracconaggio per il commercio illegale di parti del loro corpo o prodotti derivati, dai cambiamenti climatici e dalla violenta deforestazione che sta distruggendo il loro habitat, un ambito in cui anche l'Italia ha gravi responsabilità, essendo uno dei maggiori importatori di prodotti derivati da fauna e flora selvatica di quella parte del mondo.

 

Questi i 10 maggiori punti critici per la sopravvivenza della tigre evidenziati nella mappa del WWF: l'India, dove la riduzione dell'habitat ha inasprito i conflitti tra persone e tigri che convivono in territori troppo ristretti; il Bangladesh, dove il cambiamento climatico potrà comportare entro fine secolo la perdita del 96% della foresta di mangrovie del Sunderbans, habitat della tigre; Russia e regione del Mekong per la deforestazione causata dal mercato illegale del legname o dalla costruzione di strade e dighe; Cina, Vietnam e Nepal per il commercio di ossa, pelli, carne di tigre e prodotti derivati per produrre medicinali e costumi tradizionali; Indonesia/Malesia, le cui industrie per la produzione di olio di palma, polpa di legno, carta, caffè e gomma stanno distruggendo a ritmi devastanti gli ambienti forestali ancora presenti. Ma anche gli Stati Uniti che ospitano molte più tigri in cattività (più di 5.000) di quante ne siano rimaste in natura, con poche leggi per evitare che le parti di tigri finiscano sul mercato nero incrementando la domanda di questi prodotti, e gli Stati Europei, che hanno una domanda annuale di circa 5,8 milioni di tonnellate di olio di palma, una delle cause principali della deforestazione nell'area asiatica.

 

Il WWF crede però che ci siano ancora speranze e confida nelle potenzialità del summit speciale che si terrà in Russia a settembre, in cui tutti gli stati interessati dalla presenza della tigre, le organizzazioni ambientaliste e istituzioni cruciali come la Banca Mondiale si riuniranno per stilare un'ambiziosa agenda per salvare le tigri. Un summit che sarà decisivo, dopo che già alla prima conferenza ministeriale asiatica sulla Conservazione della tigre, tenutasi in Tailandia a fine gennaio, i 13 stati range della tigre lì riuniti si sono impegnati a raddoppiare il numero delle tigri presenti in natura entro il 2022.

 

"Le tigri vengono ancora oggi sterminate in tutto l'areale che ancora occupano, avvelenate, braccate con ogni mezzo, catturate per il commercio illegale di loro parti e prodotti, e cacciate dai loro antichi territori a causa della distruzione degli habitat – dichiara Massimiliano Rocco, responsabile del Programma Specie del WWF Italia – Ma noi riteniamo e ci auguriamo che nell'Anno della Tigre ci sia ancora speranza per questa magnifica specie. I governi non hanno mai preso prima d'ora un impegno così ambizioso come il raddoppio del numero di esemplari in natura. Gli obiettivi fissati sono cruciali e impegnativi, e sia per la salvezza sia della tigre, sia delle persone che condividono con questi animali questi ambienti unici, speriamo fortemente che saranno raggiunti. Oltre a essere una specie carismatica di cui è impensabile immaginare la scomparsa, la tigre è infatti un'importante specie bandiera per la diversità biologica, la cultura e anche l'economia dell'Asia intera".

  

Il WWF ha realizzato questa mappa proprio per aumentare la consapevolezza di questi temi ed aiutare i diversi Stati che ancora ospitano la tigre a raggiungere obiettivi cruciali per la conservazione della specie.

 

"Se ci si impegna seriamente per la loro conservazione, le tigri hanno ancora una speranza di sopravvivere. Sono animali che prosperano in natura quando ben protetti dal bracconaggio e dalla perdita di habitat e se hanno cibo sufficiente. Ma questo non basta - ribadisce Massimiliano Rocco Responsabile del Programma Specie del WWF Italia. "Quello che serve ora è il concreto sostegno politico garantito dal più alto livello governativo degli stati range e dall'intera comunità internazionale, che sfrutta in maniera insostenibile e il più delle volte senza preoccuparsi delle proprie responsabilità le risorse naturali di quei Paesi. L'Italia, per esempio, è uno dei maggiori importatori di fauna e flora selvatica da quei Paesi. In quest'Anno della Tigre e al summit internazionale che si terrà a settembre, la comunità internazionale avrà l'opportunità di impegnarsi concretamente nella conservazione della tigre, per impedire che i nostri figli vengano privati della sua immagine e di tutto ciò che questo splendido felino rappresenta nella cultura di noi tutti".

 

A dimostrare che la speranza non è illusione, sono le immagini di una tigre con uno dei suoi cuccioli, scattate nel settembre 2009 in una foresta soggetta a taglio selettivo in Malesia, che rivelano come le tigri siano in grado di vivere anche in questi habitat alterati. Ricercatori del WWF Malesia che lavorano in quest'area hanno ripreso svariate volte la stessa femmina negli ultimi anni, ma questa è la prima volta che la riprendono con uno dei suoi due cuccioli.

 

Sul sito www.wwf.it lo speciale "Anno della Tigre" per conoscere l'azione WWF per la tutela della specie e "adottare" simbolicamente un esemplare sostenendo i progetti di conservazione WWF in tutto il mondo.

 

Roma, 11 febbraio 2010 - Ufficio Stampa WWF Italia, 06 84497377, 213, 265, 463 www.wwf.it/stampa

 

 

 

FOTO, VIDEO E MAPPE PER L'ANNO DELLA TIGRE SONO SCARICABILI AI LINK

FOTO: https://photos.panda.org/gpn/external?albumId=3829

VIDEO: http://www.divshare.com/folder/666213-2bc

VIDEO E MAPPE: http://upload.wwf.it/earth/

La mappa interattiva in inglese è su http://www.worldwildlife.org/tigertroublespots

 

SEGUE SCHEDA DI APPROFONDIMENTO

 

 

 

 

NOTA DI APPROFONDIMENTO

 

LA DISTRIBUZIONE DELLE TIGRI NEI SINGOLI PAESI

E' difficile dare i numeri esatti relativi alle tigri in ciascuno stato a causa del diverso livello di conoscenze e di dati disponibili. In alcuni stati come l'India, il Nepal e la Russia, censimenti di tigre sono stati effettuati in maniera sistematica per molti anni ed esiste, quindi, una buona conoscenza delle fluttuazioni, dei trend e delle cause di cambiamento. In altri paesi, come Bangladesh, Cambogia, Cina, Laos, Malesia, Myanmar e Vietnam, abbiamo una conoscenza molto limitata delle popolazioni di tigre in natura. Le stime più attendibili rivelano comunque un quadro drammatico. Sono appena 200 tigri nel Sunderbans, 350 nell'area del Mekong superiore (con non più di 30 tigri in Vietnam, Cambogia e Laos), 450 esemplari tra Russia e Cina (ma gli esemplari cinesi probabilmente non sono più di trenta), forse anche meno di 400 a Sumatra (Indonesia), 500 in Malesia, mentre il maggior numero di esemplari, 1650, si concentra tra India, Nepal e Bhutan.

 

 

LA MAPPA WWF DELE 10 MAGGIORI CRITICITA' PER LA TIGRE

India: tigri e persone vengono troppo vicino per stare bene

La combinazione di degrado dell'habitat, perdita di connettività tra gli habitat residui e una popolazione umana che continua a crescere ha portato inevitabilmente ad un inasprimento dei conflitti tra uomini e tigri. Questa situazione è frequente in tutto il paese, attorno alla maggior parte delle riserve per le tigri, incluse Corbett, Dudhwa, Kaziranga, Kanha e Bandipur, e causa perdite da ambo le parti. Per la gente questo significa perdita di vite umane e di bestiame. Per le tigri uccisioni per rappresaglia, bracconaggio finalizzato al commercio e perdita di prede.

 

Bangladesh: l'attrezzatura subacquea può essere la sola speranza per le tigri del Sunderbans

Un nuovo studio condotto dal WWF prevede che l'innalzamento del livello dei mari possa causare nel corso di questo secolo un pesante declino (pari al 96%) della foresta di mangrovie del Sunderbans, in Bangladesh, che potrebbe portare la popolazione di tigre ad numero non sufficiente a garantirne la sopravvivenza a lungo termine. In quest'area la tigre è già sotto pressione a causa del bracconaggio e dell'erosione dell'habitat da parte delle popolazioni locali. Se l'habitat di mangrovie dovesse sparire le tigri andranno ad unirsi all'orso polare come prime vittime della perdita dell'habitat causata dai cambiamenti climatici.

 

Russia: Disboscamento illegale e bracconaggio fanno pagare una pesante tassa alle tigri dell'Amur

La richiesta crescente a livello globale di pino della Korea e quercia della Mongolia ha portato a un aumento del taglio nelle foreste temperate residue in Russia e alla perdita di habitat per le tigri dell'Amur. Si stima che il 70% di tutte le esportazioni di legname provenienti dalla Russia orientale siano "contaminate" da legname proveniente dal taglio illegale. La produzione sostenibile ha iniziato a farsi strada, così come gli sforzi per arrestare il bracconaggio, ma nonostante questo le tigri sono ancora minacciate.

 

Cina: parti di tigre continuano ad essere richieste

Nonostante gli sforzi per arrestare la richiesta di parti di tigre, in Cina la domanda per i prodotti illegali di tigre è tra le più alte al mondo. A causa di questa elevata richiesta, alcuni imprenditori stanno accumulando scorte e allevando tigri in vista di una possibile apertura del mercato domestico. Speriamo che quel giorno non venga mai. Lo scorso febbraio, il governo cinese ha rinnovato il suo impegno per proibire il mercato delle parti di tigre nel rispetto della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate (CITES). Nel mese di dicembre 2009, l'Amministrazione di Stato per le Foreste ha emanato una direttiva mirata a rafforzare l'applicazione del bando del commercio illegale e a incrementare la gestione dell'habitat finalizzata a migliorare la protezione delle tigri in natura. La Cina si è dichiarata disponibile a lavorare con i paesi confinanti per la conservazione della specie su scala transfrontaliera.

 

Vietnam: le antiche tradizione sono una cattiva medicina per le tigri in natura

La scoperta lo scorso ottobre di due tigri in un congelatore alla periferia di Hanoi potrebbe essere la punta di un iceberg. Le confische da parte delle autorità stanno divenendo più frequenti in Vietnam e in tutta l'Asia. Questo riflette la domanda crescente di parti di tigre da usare come ingredienti per bevande toniche, alcune medicine tradizionali asiatiche, carne per ristoranti e pelle per il mercato della moda. Mentre molte scuole di medicina tradizionale asiatica hanno ridotto gradualmente fino ad annullarlo l'utilizzo di parti di tigre e di altre specie minacciate, il mercato nero prospera. Il commercio avviene anche in alcune grandi città in Europa e negli Stati Uniti.

 

Stati Uniti: le tigri in cattività mettono in serio pericolo quelle in natura

Oggi ci sono senza dubbio più tigri in cattività negli Stati Uniti (si stimano più di 5.000 esemplari) che tigri in natura. Alcune lacune nelle norme federali in materia possono oggi consentire un mercato nero di parti di tigre e questo può mettere ancora più a rischio le tigri in natura. La disponibilità di parti di tigre dalla cattività può infatti smuovere ancora di più il mercato, aumentando la domanda di parti di animali selvatici, perché le parti di tigri cresciute in natura sono più apprezzate e quotate di quelle di animali cresciuti e allevati in cattività. In Texas c'è la maggiore popolazione di tigri in cattività, in molti altri Stati le leggi sulla detenzione e gestione dei cani come animali da compagnia sono più restrittive delle norme che regolano la detenzione e allevamento delle tigri.

 

Europa: Gli Stati Europei hanno una domanda annuale di circa 5,8 milioni di tonnellate di olio di palma, un ingrediente usato nella produzione di cibo, merendine, per il lucidalabbra come per i gelati, il biofuel e diversi detergenti. Le foreste tropicali stanno soccombendo di fronte all'avanzata irresponsabile e illegale della deforestazione dovuta anche alla sempre maggiore richiesta di terreni per le piantagioni di olio di palma in particolare in Paesi come l'Indonesia e la Malesia, habitat di due sottospecie di tigre come quella di Sumatra e la Malesiana. Oggi si stanno promuovendo intensi sforzi per controllare i processi di deforestazione e la produzione di olio di palma, favorendo il mercato di olio proveniente da piantagioni controllate e certificate che non compromettono più la conservazione delle foreste originarie, ma ancora molto lavoro deve essere fatto. Un importante contributo può venire dai grossi gruppi industriali che importano questo prodotto e che responsabilmente dovrebbero richiedere prodotti certificati sostenibili per non condannare all'estinzione queste due sottospecie di tigre.

 

Nepal: Un crocevia internazionale del commercio illegale di parti di tigre

Oggi il Nepal rappresenta il maggiore crocevia di scambi illegali di parti e prodotti di tigre provenienti dai paesi del sud dell'Asia e destinati alla Regione Autonoma del Tibet e alla Cina. Pelli di tigre per i costumi tradizionali, ossa di tigre per le medicine tradizionali, e una gran quantità di altri prodotti illegali di fauna e flora selvatiche arrivano dall'India e dalle riserve delle tigri in Nepal, e vengono commercializzate a livello nazionale da intermediari a Katmandù e nelle aree vicine per poi destinarle al più importante mercato di questi prodotti, ovvero la Cina.

 

 

Regione del fiume Mekong: Nuove dighe e strade stanno spingendo la tigre verso l'estinzione

Un'area delicata e ancora ricca di foreste come quella del Bacino del Mekong che coinvolge paesi come la Cambogia, la Cina, il Laos, il Myanmar, la Tailandia e il Vietnam rischia di perdere la sua secolare pace e ricchezza di vita in pochi anni. Progetti di costruzione di centinaia di nuove dighe, strade e varie infrastrutture sono stati pianificati senza la minima valutazione ambientale, senza considerare la peculiarità degli habitat interessati e senza valutare i danni agli ambienti umidi e foreste interessate. In questo modo sono state aperte nuove strade ai bracconieri, sono state frammentate vaste aree forestali che servono per la sopravvivenza a lungo termine della tigre, e sono allo stesso tempo sono state messe in crisi economie locali e popolazioni che da sempre vivono delle risorse primarie dei loro ambienti naturali. Un recente rapporto del WWF, "Tigers on the Brink", afferma che in questa area non sopravvivono più di 350 tigri, un numero veramente esiguo.

 

 

Indonesia e Malesia: polpa di legno, carta, olio di Palma, caffè e gomma stanno portando la tigre verso l'estinzione

La sola tigre ancora vivente in Indonesia, la sottospecie di Sumatra, è in pericolo critico. Con meno di 400 esemplari ancora viventi in natura la situazione appare veramente drammatica. Sumatra è anche la casa di specie uniche come l'elefante, l'orango, il rinoceronte, i gibboni, e le sue foreste negli ultimi decenni sono state distrutte con una velocità e irresponsabilità uniche, per rifornire i mercati internazionali di polpa di legno, carta, olio di palma e caffè. L'isola di Sumatra ha perso metà delle sue foreste tropicali (circa 12,5 milioni di ettari) tra il 1985 e il 2008. Più che un terzo nella sola Provincia di Riau, un territorio unico per ricchezza di biodiversità, che questa distruzione sta portando verso l'estinzione senza risparmiare tigri ed elefanti.

 

Le industrie coinvolte nella produzione di olio di palma, polpa e carta hanno operato alacremente distruggendo le foreste naturali e portando questa provincia a diventare il più importante produttore di questi settori in Indonesia. Compagnie come la Asia Pulp and Paper del Gruppo Sinar Mas e la APRIL del Gruppo Garuda Raja Mas Gruppo operano in questa provincia ed esportano i loro prodotti in tutto il mondo, e i nostri gruppi industriali dovrebbero sapere fare le loro scelte anche negli acquisti. In Malesia, l'ambizioso piano lanciato dal Governo Centrale di duplicare la popolazione di tigri portandola a 1.000 esemplari entro il 2022 è messo in crisi dai governi locali, dai loro piani per aumentare l'estrazione di legname e convertire maggiori arre forestali in piantagioni di olio di palma e gomma, e dalla loro indifferenza nell'impegnarsi nella tutela dell'habitat della tigre.

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