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venerdì 21 settembre 2012

Il parto senza dolore a Forlì piace sempre di più: in crescita sia le analgesie

Il parto senza dolore piace sempre di più. Nel 2011, le analgesie farmacologiche peridurali sono state il 20,34% dei travagli, contro il 16,61% dell'anno precedente. Numeri in costante crescita, dunque, per il servizio, effettuato gratuitamente, 24 ore su 24, dall'U.O. di Ostetricia-Ginecologia, diretta dal dott. Celestino Claudio Bertellini, grazie alla collaborazione con l'U.O. di Anestesia e Rianimazione, diretta dal dottor Giorgio Gambale. Il punto sul percorso verrà effettuato martedì 25 settembre, alle 20.30, al centro culturale San Francesco (via Marcolini, 4, Forlì), in occasione dell'incontro pubblico "Il parto indolore. Un diritto. Una scelta - L'esperienza di Forlì", promosso da Fidapa (Federazione Italiana Donne nelle Arti Professioni Affari) in collaborazione con l'U.O. di Anestesia-Rianimazione e l'U.O. Ostetricia-Ginecologia dell'Ausl di Forlì, nell'ambito delle iniziative della Settimana del Buon Vivere organizzata da Legacoop, Irccs-Irst, e Lilt. In tale circostanza, ampio spazio verrà dedicato anche alle tecniche di analgesia non farmacologica (supporto emotivo strutturato, movimento e posizioni, immersione in acqua, assistenza one to one continua da parte delle ostetriche), garantite dal team ostetrico dell'U.O. di Ostetricia-Ginecologia e praticate nell'81,2% dei casi. In molti casi le metodiche farmacologiche e non farmacologiche di analgesia s'integrano vicendevolmente. La pratica del parto in epidurale prevede la disponibilità, su chiamata, 24 ore su 24, nell'area di ostetricia, di un anestesista. Quest'ultimo, oltre alle tradizionali funzioni di supporto per le pratiche anestesiologiche e rianimatorie del settore, può fornire l'analgesia farmacologica da parto sia a tutte le signore partorienti che lo abbiano richiesto, dopo opportuno percorso pre-parto, sia in tutti i casi in cui le esigenze cliniche lo prevedano. Per la donna che scelga questo tipo di parto, il percorso, coordinato dal dottor Enzo Valtancoli, medico anestesista, è semplice. L'unica condizione, infatti, è partecipare all'incontro informativo mensile, organizzato in ospedale, durante il quale possono essere rivolte all'anestesista, al ginecologo, e alle ostetriche tutte le domande del caso. Quindi, è sufficiente richiedere la visita anestesiologica pre-partum almeno un mese prima della data prevista. A questo punto, in assenza di controindicazioni, sarà compito precipuo dell'ostetrica, il giorno del parto, allertare l'anestesista quando riterrà ci siano le condizioni per farlo. Nel 2011, sono state 283 le donne ad aver frequentato l'incontro mensile, in programma ogni primo mercoledì del mese, alle 15, in sala Pieratelli (ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì), mentre in 640 hanno effettuato la visita pre-partum. Su 1.010 parti vaginali registrati lo scorso anno, le analgesie farmacologiche peridurali sono state 210, pari al 20,34%, con un trend che si conferma in crescita anche nel primo semestre del 2012. I vantaggi di questa pratica sono molteplici. Innanzitutto, consente un controllo del dolore eccellente e riduce il consumo di ossigeno, con benefici per il bambino e un minor rischio di perfusione utero-placentale. Inoltre, in caso di taglio cesareo, la presenza - all'esterno della dura madre, ovvero la fascia vertebrale dove decorre il midollo spinale - del piccolo "catetere" posizionato per l'analgesia epidurale, permette di evitare il ricorso a più pericolose tecniche di anestesia generale. Ancora, con lo stesso tipo di analgesia utilizzata per il parto indolore è possibile effettuare, nel post-partum, in caso di lacerazioni, manovre strumentali quali suture o interventi di chirurgia alle vie genitali. Infine, nei pochi casi sfortunati di perdita del feto per morte endouterina, la presenza dell'analgesia peridurale evita alla donna di sommare sofferenza a sofferenza, risparmiandole il dolore del travaglio. Le controindicazioni a tale pratica, per contro, sono estremamente limitate: non si può ricorrere al parto senza dolore solo in caso di malattie emorragiche, di precedenti episodi di trombosi che rendano necessario l'uso di coagulanti, e di infezioni localizzate nella zona in cui si effettua il blocco anestetico. Ridotte anche le complicanze, illustrate a colloquio e riportate nel consenso informato che la donna, intenzionata a ricorrere all'analgesia peridurale, deve firmare. La più frequente è la cefalea post puntura, che si riscontra, tuttavia, appena nello 0,3-0,4% dei casi. Altri possibili inconvenienti sono l'insorgenza di neuropatia, che risulta permanente solo in una donna su 300mila, e la lombalgia transitoria, dovuta, però, anche ad altri fattori, come la postura assunta dalla gravida. Nessuna conseguenza, al contrario, è ravvisabile sul feto, il quale, anzi, grazie all'analgesia peridurale, è più protetto. Chiaramente, per poter effettuare tale metodica, la conditio sine qua non è il consenso della partoriente. «Il nostro obiettivo è far sì che sempre più donne vengano a conoscenza di questa opportunità - illustrano il dott. Bertellini e il dott. Gambale - in modo tale che possano compiere una scelta consapevole. L'incontro di martedì ha esattamente questa finalità: comunicare a un'ampia platea cosa si fa a Forlì in questo campo e con quali modalità». Il contenimento del dolore durante il travaglio di parto, oltre che con l'analgesia farmacologica peridurale, può essere efficacemente affrontato ricorrendo a diverse metodiche, nell'ottica di un'attenzione alla lettura e specificità di tale esperienza. Il dolore, infatti, è soggettivo, multidimensionale, influenzato da fattori biologici, psicologici, socio-culturali e ambientali; va, inoltre, considerata la componente assistenziale, intesa come l'insieme di quelle procedure che possono condizionarne la percezione. Per questo, nell'U.O. di Ostetricia-Ginecologia, il personale ostetrico offre diverse opportunità alle partorienti, quali supporto emotivo strutturato, continuità assistenziale, movimento e posizioni, immersione in acqua, massaggi e touch. Nel 2011, l'unità ha registrato un 81,2% di analgesie non farmacologiche, in crescita rispetto al 2010 (79,2%). Il sostegno emotivo messo in atto dall'ostetrica consente di accompagnare la donna durante il travaglio, aiutandola ad affrontare e contenere il dolore senza ricorrere o riducendo il ricorso a tecniche farmacologiche; sottende un rapporto empatico di fiducia tra il professionista e la persona assistita, ed è attento alla lettura del linguaggio del corpo, alla percezione dei bisogni e alle aspettative della donna. Continuità assistenziale significa, invece, ricevere assistenza durante la gravidanza, il parto ed il puerperio (one to one) dallo stesso gruppo di ostetriche, con sensibili vantaggi, fra i quali un minor ricorso ai metodi analgesici farmacologici. Per quanto riguarda poi movimenti e posizioni, si tratta di utilizzare, durante il primo stadio ed il secondo stadio del travaglio, posizioni verticali (eretta, seduta, accovacciata) o laterali (compresa la carponi), in alternativa alla posizione convenzionale litotomica (sdraiata con le gambe piegate a 90° e con i talloni e le ginocchia sullo stesso piano). Un ulteriore possibilità è l'immersione del corpo in acqua calda ad una profondità che permetta di coprire l'addome o l'intero tronco fino al collo, utilizzando normali vasche da bagno, vasche con idromassaggio o apposite piscine. Infine, per massaggio s'intende la manipolazione intenzionale di parti del corpo (schiena, mani, piedi), mentre il touch comprende carezze, abbracci, tenuta della mano. Le informazioni relative alle metodiche non farmacologiche disponibili, per la donna/coppia, nell'Ausl di Forlì, sono fornite nell'incontro mensile svolto in sala Pieratelli, in Consultorio, durante i corsi di accompagnamento alla nascita, nell'opuscolo gravidanza sul sito aziendale, nell'ambulatorio della gravidanza a termine (GAT) con l'utilizzo del piano di parto, ovvero un piano per il travaglio-parto-nascita, preparato dalla coppia prima di giungere in travaglio. I corsi di accompagnamento alla nascita aumentano la capacita sia di far fronte alle difficoltà del travaglio (coping), sia di partecipare attivamente al parto, contenendo la paura per tale evento.

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