Le guerre, tutte, portano tragedie collettive ed umane che troppo spesso sono state rese note alla storia quando ormai era troppo tardi per intervenire a provare a porvi un argine o per non farle accadere. Alcune atrocità che accadono con regolarità pressoché certa nelle zone di conflitto possono e devono essere impedite se e solo se c'è volontà politica da parte della comunità internazionale ad intervenire per interromperle.
Succede, infatti, che dalla Siria, come è noto, si stanno spostando migliaia di cittadini che scappano via dai drammi dell'ultima guerra civile in ordine di tempo, per confluire in campi profughi nei paesi confinati come la Turchia, il Libano e la Giordania
E come già accaduto in decine e decine di altri conflitti si ripete la storia più triste: sono decine e decine le giovani donne ed i bambini che per quanto stanno denunciando alcune ONG, sono venduti dai genitori per poche centinaia di dollari.
La proliferazione di quella che è una vera e propria tratta delle schiave è determinata dalla richiesta di bambine che poi vengono avviate per i loschi affari della prostituzione e dello sfruttamento che trova nei genitori in preda alla fame ed alla disperazione facili "venditori" i quali si trovano di fronte alla scelta di mandar via le proprie figlie piuttosto che condannarle ad un tunnel, del quale non si vede una fine, di stenti e di disperazione.
Per salvare la propria faccia e quella della propria famiglia, almeno in apparenza, e forse anche per aggirare leggi che lo consentono, le ragazze vengono cedute in matrimonio attraverso lo stratagemma degli annunci matrimoniali, ma poi vengono avviate quasi immediatamente alla prostituzione sulle strade o nei club prive alla mercé di gente senza scrupoli.
Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", se in passato è stato possibile o forse addirittura tollerato dalle autorità questo terribile mercato delle donne bambine, oggi non è più possibile.
La comunità internazionale deve intervenire imponendo una seria vigilanza nei campi profughi a partire da un censimento delle famiglie che sono ospitate.
Il governo italiano, nella sua decantata autorevolezza transfrontaliera ha l'obbligo di ascoltare queste grida di dolore e farsi portavoce presso le autorità internazionali per fermare queste tragedie.
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