INDAGINE CONGIUNTURALE FEDERLAZIO: DATI PMI LAZIO SEMPRE PIU' NEGATIVI
Roma, 12 settembre 2012 - La Federlazio ha svolto, come di consueto, la sua indagine congiunturale sullo stato di salute del sistema della Pmi del Lazio, attraverso una rilevazione su un campione di 350 imprese associate, sia manifatturiere che dei servizi. Lo studio ha riguardato il semestre gennaio-giugno 2012.
Le risultanze non consentono purtroppo di cogliere segnali significativi dell'approssimarsi del punto di svolta di questa crisi, né di vedere gli effetti sul sistema delle imprese delle misure finora adottate dal governo, anzi tutt'altro.
Il sistema della Pmi del Lazio registra ancora una volta un brusco peggioramento della sua performance rispetto al semestre precedente, in termini di ordinativi, di fatturato e di produzione. Gli stessi livelli occupazionali subiscono un netto calo, persino superiore alla media nazionale.
Di fronte a questa constatazione non è più rinviabile una netta e decisa azione verso l'attivazione di politiche dal lato della domanda. Nessun intervento può avere probabilità di successo se non contempla una rivitalizzazione del mercato, ovvero della domanda sia pubblica che privata. Questo è il nodo principale che la politica è chiamata sciogliere. E questo può essere fatto in diversi modi. Intanto, sul fronte del mercato interno, mettendo in circolazione liquidità finanziaria, e non viceversa continuando a sottrarre risorse al sistema produttivo, attraverso un'imposizione fiscale che ha raggiunto livelli record nel contesto europeo. Inoltre occorre che vi sia una politica del credito meno restrittiva da parte delle banche, che debbono nuovamente reimmettere linfa nel sistema se non si vuole la completa paralisi dell'attività produttiva, almeno da parte delle Pmi.
Per quanto riguarda invece il mercato estero, occorre dotare di risorse finanziarie congrue gli strumenti legislativi esistenti (nazionali e regionali), che facilitano l'ingresso e la permanenza delle Pmi nei mercati internazionali. In secondo luogo sostenere in modo deciso, in termini finanziari e non solo, quegli organismi come i consorzi per l'export che svolgono in quest'ambito una funzione indispensabile. Il recente "decreto sviluppo" emanato del Governo sembra mostrare un po' più di attenzione sotto questo profilo, ma occorre uno sforzo più netto anche a livello regionale.
In definitiva, oggi abbiamo di fronte a noi un quadro di una durezza e di un'asperità come mai avevamo conosciuto prima, con un tessuto produttivo che si sta depauperando e una crisi occupazionale che ha toccato punte di vera drammaticità. Lo stato d'animo delle Pmi inclina al pessimismo: nella nostra indagine abbiamo riscontrato, ad esempio, che addirittura cresce la quota di imprese le quali, ad una nostra precisa domanda, rispondono che "non si intravvede ancora alcuna via di uscita dalla crisi". Tale quota era infatti pari al 59% due anni fa (nel I semestre 2010) e tocca oggi il 63%.
Ciononostante gli imprenditori vogliono continuare a lottare, vogliono andare avanti e avere fiducia nella propria azienda. Ma le istituzioni di governo a tutti i livelli devono avere consapevolezza dell'assoluta singolarità del momento che stiamo vivendo e dunque della "non convenzionalità" degli strumenti e dei comportamenti da mettere in campo.
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