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domenica 31 ottobre 2010

Ecosistema Urbano 2010: ecco i dati sulla vivibilità delle città italiane - 1° Parte

Sono stati presentati nei giorni scorsi a Firenze i risultati del XVII Rapporto “Ecosistema Urbano”, l’annuale analisi effettuata da Legambiente per sondare lo stato di salute delle città italiane. E i dati raccolti non sono affatto incoraggianti, ma vanno a confermare una tendenza negativa che sembra interessare un po’ tutto il territorio, con punte molto preoccupanti al Sud.

Ma cosa è emerso da Ecosistema Urbano 2010?

In linea di massima lo stato ambientale della città del Bel Paese viene giudicato alquanto allarmante mentre particolarmente preoccupante è la situazione registrata nei centri urbani con più di mezzo milione di abitanti, che hanno visto un peggioramento generalizzato, con l’unica eccezione di Torino, del proprio stato di saluto.
Lo studio, anche quest’anno condotto da Legambiente con la collaborazione di Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, mette in evidenza come la vivibilità e le condizioni ambientali delle metropoli italiane siano andate incontro ad un significativo peggioramento, sebbene le “cause” siano diverse da città a città.
Se, infatti, Milano perde posizioni a causa del peggioramento della qualità dell’aria e delle concentrazioni di ozono, alcune grandi città del Mezzogiorno, come Napoli e Palermo, soffrono a causa della crisi dei rifiuti. Non va meglio nella Capitale dove il problema del traffico e dello scarso funzionamento dei mezzi pubblici compromette la vivibilità della città oltre a rendere complicati i collegamenti tra le zone centrali e le periferie.

Le grandi città: Come detto il dato più allarmante registrato da Ecosistema Urbano 2010 è proprio la caduta libera dei grandi centri che, rispetto allo scorso anno, hanno perso molte posizioni in classifica. Tranne Torino, che si piazza al 74esimo posto, Genova perde ben 10 posizioni, passando da 22esima a 32esima, seguita dal crollo di altri centri importanti come Roma, 75esima(62esima nel 2009), Napoli, 96esima(89esima nel 2009), o Palermo, 101esima(90esima nel 2009). I motivi di queste performance non proprio incoraggianti sono diversi e vanno dalla qualità dell’aria alla gestione dei rifiuti, passando per la cattiva viabilità, lo scarso funzionamento dei mezzi pubblici che oltre a paralizzare i centri urbani, ad arrecare problemi ai cittadini non aiutano certo a mantenere la salubrità della città. Non va meglio sul fronte della gestione dei rifiuti, in particolare sul versante della raccolta differenziata che a Roma resta al 19,5% mentre a Palermo crolla addirittura al 3,9%, sebbene Napoli conservi ancora la maglia nera, costantemente alle prese con un’emergenza rifiuti che non pare vicina ad una soluzione.

Guardando nel complesso i dati più allarmanti relativi ai gradi centri riguardano la scarsa presenza di isole pedonali, delle zone a traffico limitato e delle aree verdi. Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha commentato così i dati relativi ai grandi centri:
”La vera emergenza nelle nostre città è rappresentata spesso dalla scarsa lungimiranza, dalla mancanza di coraggio e di modernità da parte di chi le governa. Perché se è vero che lo Stato investe pochissimo nelle infrastrutture per il trasporto pubblico urbano, questo non può diventare l’alibi per l’immobilismo delle grandi città che oggi invece potrebbero rappresentare il fulcro del cambiamento, improntando da subito interventi sostanziosi a costo zero”.
Tuttavia qualche barlume di speranza c’è visto che anche tra i grandi centri urbani esistono delle città “virtuose” che si distinguono per la loro attenzione alla qualità della vita e all’ambiente. Tra queste spiccano Belluno, Verbania e Parma che si piazzano tra le prime posizioni, seguite da Trento, Bolzano, Siena, La Spezia, Pordenone, Bologna e Livorno. Tutte città, come si può notare, del Nord a riconferma del forte gap ancora esistente tra il Settentrione e il Meridione che vede le sue città occupare solo i posti bassi della classifica. Vanno male, anzi malissimo, regioni come la Sicilia, la Calabria, la Campania, che fanno registrare qualche risultato positivo solo in relazione ai medi e piccoli centri.

Ufficio Stampa
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