Il grosso riguarderà le modifiche da apportare allo statuto della società. L'Autorità per l'Energia sollecita un adeguamento rispetto al modello della separazione proprietaria, mentre gli altri soggetti che detengono porzioni di rete di trasmissione sono considerati meri proprietari (la rete di questi soggetti di fatto viene gestita da Terna) e pertanto non devono essere certificati ma garantire il rispetto di alcune condizioni minime. In sostanza, il gruppo sarà chiamato a fissare norme più stringenti sui compiti del gestore (per assicurare l'allineamento con le prescrizioni fissate dall'articolo 12 della direttiva comunitaria) nonché in materia di controllo societario e di indipendenza degli amministratori.
Una indicazione volutamente generica perché, come spiega il regolatore nelle dodici pagine della delibera, la scelta di «non indicare con esattezza il testo da inserire nello statuto è coerente con l'esigenza di limitare gli interventi compressivi dell'autonomia di impresa allo stretto indispensabile al fine di raggiungere lo scopo». Tradotto: sarà l'azienda a decidere come modificare le norme statutarie per recepire lo spirito del Terzo Pacchetto Energia e dovrà farlo entro quindici mesi dalla pubblicazione della delibera. Terna ha inizialmente obiettato all'Authority che il combinato disposto tra l'attuale statuto e la disciplina delle società quotate rendesse superflua qualsiasi correzione, ma alla fine, dopo un lungo confronto con l'Aeeg, si è resa disponibile a cambiare lo statuto. Gli uffici legali del gruppo sono già al lavoro. Di norma, per le quotate, le modifiche statutarie devono essere sottoposte all'assemblea degli azionisti, ma i vertici della spa dell'alta tensione stanno cercando di capire, con il supporto degli avvocati, se invece sia sufficiente un passaggio in cda visto che la correzione è messa in campo per dare seguito a una direttiva europea. Se dunque il responso fosse positivo, i tempi per le modifiche potrebbero essere brevi e l'adeguamento potrebbe arrivare già sul tavolo del primo board utile.
Quanto alle altre richieste, manca solo la formalizzazione all'Authority, ma la società ha già raccolto la documentazione necessaria. L'Aeeg ha infatti chiesto a Terna e ai suoi azionisti (Cdp e Romano Minozzi, il principale socio privato con il 5,4% del capitale sociale) di attestare l'inesistenza di qualsiasi conflitto di interesse nonché la presenza di uno "schermo" tra l'azionista di maggioranza e la stessa società. In particolare, Cdp, che possiede il 29.9% della società, è stata chiamata a dimostrare che non può influenzare in alcun modo il processo decisionale del gruppo - al di là, ovviamente, del legittimo esercizio connesso alla propria quota azionaria - né ha incentivi di tipo finanziario connessi alle partecipazioni attribuite alla gestione separata nelle imprese che operano nella produzione e nella vendita di elettricità e gas.
Gli azionisti privati, invece, hanno dovuto attestare l'assenza di conflitti di interesse. Così prima Assicurazioni Generali - che da febbraio, però, è sceso sotto la quota di rilevanza, passando dal 2,002% all'1,926% - ha escluso il possesso di partecipazioni di controllo in imprese attive nella produzione o vendita di elettricità e gas. Poi, anche Romano Minozzi - attualmente al 5,4% - è stato chiamato a documentare che non esercita poteri di nomina di consiglieri di società attive negli stessi settori. L'ultima prescrizione riguarda infine il consigliere di Terna, Fabio Buscarini, ad e direttore generale di Ina Assitalia e consigliere di Burgo Group. Proprio quest'ultima carica ha attirato l'attenzione perché l'azienda possiede un parco generazione e dunque si potrebbe creare un potenziale conflitto. Buscarini dovrà quindi decidere a stretto giro tra i due ruoli. Ed è molto probabile che, alla fine, dica addio al board della società creata nel lontano 1905 da Luigi Burgo.
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