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giovedì 25 luglio 2013

Banda larga, "export cluster" e potenziamento dei Confidi: ecco la ricetta dei giovani agricoltori della Cia per tornare a crescere

 

Oggi il secondo incontro al ministero dello Sviluppo economico delle principali associazioni di categoria "under 40". Il presidente dell'Agia, Luca Brunelli: presentate le nostre proposte su burocrazia e semplificazione, accesso al credito e internazionalizzazione. Solo snellendo le procedure e riducendo gli oneri, ottimizzando il sistema di garanzie pubbliche per i finanziamenti e razionalizzando gli enti preposti alla promozione all'estero si può ridare slancio alle imprese.

 

Avanti sull'Agenda digitale e sull'accesso alla banda larga. Più valore ai Confidi e sinergie col mondo produttivo e accademico per facilitare i prestiti alle imprese. Creazione di specifici "export cluster" e razionalizzazione degli enti preposti alla promozione del "made in Italy" oltreconfine. Sono queste alcune delle proposte che l'Agia-Cia ha avanzato al ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato per risolvere criticità e problemi legati a burocrazia, semplificazione, accesso al credito e internazionalizzazione, oggi nell'ambito del secondo incontro al Mise con i giovani imprenditori delle principali associazioni di categoria di tutti i settori economici.   

            "La semplificazione amministrativa, lo snellimento delle procedure e la riduzione degli oneri burocratici rappresentano un'esigenza fondamentale per ridare slancio alle imprese -ha detto il presidente dell'Agia, Luca Brunelli-. La burocrazia costa oltre 4 miliardi l'anno all'agricoltura, di cui più di un miliardo addebitabile ai ritardi, ai disservizi e alle inefficienze della Pubblica amministrazione. Tutto ciò si traduce in un forte ostacolo alla crescita e alla competitività". Per questo l'associazione dei giovani della Cia ha chiesto al ministro di non fare passi indietro sull'Agenda digitale, anzi di procedere con i regolamenti attuativi mancanti, favorendo al contempo l'accessibilità alla banda larga nelle aree rurali e svantaggiate. Oltre a istituire il Registro unico dei controlli per risparmiare tempi e risorse all'attività imprenditoriale.

            Quanto alla questione del credito, ha ricordato Brunelli, "se tre imprese agricole su cinque denunciano difficoltà enormi nell'accesso ai finanziamenti, tra le aziende 'young' la percentuale sale a quattro su cinque. Anche la contrazione delle erogazioni al settore nei primi quattro mesi dell'anno (-4 per cento, pari a 20 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2012) ha coinvolto largamente le imprese giovani, a cui le banche sono più restie a concedere prestiti". Ecco perché l'Agia-Cia ha rilevato la necessità di ottimizzare il sistema delle garanzie pubbliche, costruendo sinergie tra struttura nazionale e strutture regionali; potenziando i Confidi sul territorio; sviluppando un partenariato tra imprenditori, multinazionali, università e fondazioni per mobilitare finanziamenti in "business service" a disposizione di un network nazionale; dando vita a un Fondo di garanzia europeo tramite il Fei (Fondo europeo per gli investimenti) o la Bei (Banca europea per gli investimenti).

            Sul nodo internazionalizzazione, "parlando inglese e navigando abitualmente in rete, gli agricoltori 'under 40' sono più naturalmente proiettati verso i mercati stranieri -ha sottolineato il presidente dell'Agia- tanto che oggi un'azienda 'junior' su tre vende prodotti oltreconfine, contribuendo in modo importante al fatturato dell'export agroalimentare che nell'ultimo anno ha sfiorato i 30 miliardi". Ma le possibilità sono ancora tante, sia a livello di nuovi mercati da conquistare che di aziende da coinvolgere. Per questo i giovani della Cia hanno proposto al tavolo con Zanonato la costituzione di reti d'impresa "ad hoc", veri e propri "export cluster", per rafforzare la presenza e la competitività delle imprese italiane nel mondo. Allo stesso modo, è fondamentale per l'Agia-Cia un miglioramento strutturale delle filiere agricole e agroalimentari e una razionalizzazione, nel segno dell'efficienza, dei soggetti pubblici preposti alla promozione del "made in Italy" all'estero.

 


 



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