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lunedì 23 settembre 2013

Indagine Congiunturale Pmi Lazio: Ancora crisi ma migliora export

FEDERLAZIO: INDAGINE CONGIUNTURALE PMI LAZIO (I SEMESTRE 2013)


Roma, 23 settembre 2013 - La Federlazio ha realizzato la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, effettuata su un campione di 350 imprese associate, sia manifatturiere che dei servizi. Lo studio ha riguardato il semestre gennaio-giugno 2013.

Nel corso del primo semestre 2013 il saldo di opinioni sull'andamento degli ordinativi, pur restando negativo, mostra una certa attenuazione rispetto al semestre precedente (da -34 a –29), grazie al robusto miglioramento delle opinioni sugli ordinativi ricevuto dal mercato estero. In particolare il miglioramento è più accentuato per quanto concerne le opinioni delle imprese sugli ordini ricevuti dal mercato dell'Unione Europea con un aumento di ben 47 punti (da –27 a +20). Sul mercato nazionale invece la situazione resta negativa, oltretutto peggiorando di 4 punti: il saldo infatti da -43 sale a -47 punti.

Nel primo semestre 2013 il saldo negativo di opinioni sull'andamento del fatturato peggiora perdendo circa 14 punti (da -29 a –43). Il risultato negativo è imputabile esclusivamente al mercato nazionale (saldo da –37 a –45) mentre opposto è l'andamento del mercato estero in particolare per quanto concerne il mercato dell'Unione Europea: il saldo sul fatturato infatti è migliorato notevolmente passando da -27 a +13, aumentando dunque di 40 punti in soli sei mesi.

Il saldo di opinioni sull'andamento della produzione nel primo semestre 2013 migliora, pur restando di segno negativo: da -36 punti passa a -32, di fatto segnalando un temporaneo arresto della caduta. Il 25,2% delle imprese ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel primo semestre 2013, percentuale in diminuzione rispetto al semestre precedente (28,1%). Nel primo semestre 2013 resta invariata la percentuale di imprese che ha aumentato l'occupazione (circa il 9,0%) mentre aumenta lievemente la percentuale delle imprese che l'ha ridotta (dal 24,1% al 25,8%).

L'indagine Federlazio ha rilevato anche le previsioni a breve sui prossimi sei mesi, dalle quali emerge che, per quanto concerne gli ordinativi, i saldi di opinione attesi mostrano un complessivo miglioramento. Difatti, il saldo sugli ordini totali attesi, pur mantenendo il segno negativo, mostra un certo miglioramento avendo riguadagnato 10 punti (da -18 a –8). In sintesi, le imprese si attendono una contrazione negli ordini dal mercato europeo (da +4 a –4), in sensibile aumento quelli provenienti dal mercato extra europeo (ben 13 punti: da +8 a +31), ed in relativo miglioramento gli ordinativi dal mercato nazionale (da –23 a –19).

Per le previsioni sull'occupazione, nel secondo semestre 2013, il saldo atteso, pur sempre negativo, recupera 11 punti passando da -32 a -21. In tale quadro, si rafforza la percentuale delle imprese che ha manifestato l'intenzione di mantenere inalterato l'organico nel prossimo semestre, pari al 66,7% dal precedente 61,8%. Per quanto concerne le previsioni d'investimento, la percentuale delle imprese che ha manifestato l'intenzione di fare investimenti nella seconda parte del 2013 è pari ora al 26,8%, in calo dal precedente 28,1%, consolidando il trend decrescente.

Tra le principali problematiche segnalate dagli imprenditori al primo posto rimane il "ritardo dei pagamenti da parte dei clienti privati" (segnalato dal 29,2% degli intervistati), segue l'"insufficienza della domanda" (27,2%), il "ritardo dei pagamenti della PA" (17%), la "mancata concessione o erogazione del credito bancario" (7,5%), tutte risposte abbastanza in linea con quelle registrate nel semestre precedente. Aumenta invece il problema della "impossibilità di partecipare agli appalti" ora avvisato nell'8,7% dei casi rispetto al precedente 6,6%. Riguardo invece un giudizio su come si stia evolvendo la crisi, dalle risposte emerge il prevalente pessimismo delle imprese, in aumento rispetto al secondo semestre dato che dal 47,4% delle imprese che aveva dichiarato che "al momento non si intravede alcuna via di uscita" si passa al 64,8%. Nessuna impresa è risultata ottimista dato che la percentuale di quelle che hanno dichiarato che "il peggio è ormai alle nostre spalle" dal 3,5% scende a zero.

Il 20% delle imprese ha poi dichiarato di correre seri rischi di chiusura nei prossimi sei mesi (era il 21,1% nel secondo semestre 2012), mentre la principale azione per contrastare la crisi secondo le imprese rimane quella del ricorrere al "taglio dei costi di gestione", indicata dal 29,3% delle imprese (era il 30,6% sei mesi fa). La "riduzione del personale" è indicata dal 12,7% degli intervistati (11,1% nel semestre precedente), lo "sguardo sull'estero" il 9,9% (era l'11,9%).

La "pressione fiscale" è al primo posto nella lista dei "vincoli" alla competitività, con il 33,4%, percentuale in robusto aumento rispetto al 24,7% registrato sei mesi fa. Segue il "costo del lavoro", pari al 25,3% (era il 22,3%), il "costo dei servizi" (17,5% contro 15,7%). La "complessità normativa e burocratica" è indicata nel 15,7% dei casi (era il 17,8%), identica percentuale rilevata anche per il "costo del credito" (era il 14,5%).

Considerazioni di sintesi. Apparentemente sembrerebbe che qualcosa si stia muovendo, solo che le nostre imprese non se ne accorgono. Le statistiche, nella loro asetticità, sembrano dirci che la crisi, lentamente ancorché contraddittoriamente, sta frenando la sua corsa e che il ritmo di contrazione dell'economia è in leggera attenuazione. Il giudizio degli imprenditori sull'andamento degli ordinativi e del fatturato – tanto quelli a consuntivo quanto quelli previsionali – sembra andare in questo senso. Ma, se guardiamo bene, tale positività risulta spiegata esclusivamente dalla componente estera della domanda. Il punto massimamente problematico dunque è rappresentato dall'estrema debolezza del nostro mercato nazionale. E' qui che si annidano le principali criticità ed è qui che l'andamento della crisi non sembra aver registrato miglioramenti.

 

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