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giovedì 29 agosto 2024

Dubai è il luogo ideale per gli Executive Nomad, secondo un report di Savills

Dubai è il luogo ideale per gli Executive Nomad, secondo un report di Savills

 

Abu Dhabi sale al secondo posto, rispetto al quarto dello scorso anno

 

Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, si è confermata al primo posto, per il secondo anno consecutivo, nell'ultima edizione del Savills Executive Nomad Index, presentato nell'ambito del programma Impacts dell'azienda. La capitale, Abu Dhabi, ha guadagnato terreno, passando dal quarto al secondo posto, permettendo così agli Emirati Arabi Uniti di dominare le prime due posizioni dell'indice.

Il Savills Executive Nomad Index classifica 25 destinazioni ideali per professionisti che lavorano a distanza per lunghi periodi. Queste destinazioni offrono tutte un programma di visto per nomadi digitali o, nel caso di Stati Uniti e Paesi europei, rientrano in un blocco economico che consente la libera circolazione delle persone per motivi di residenza o lavoro. Queste città vantano climi favorevoli durante tutto l'anno, un'alta qualità della vita e mercati residenziali ben sviluppati.

 

Sia Dubai che Abu Dhabi eccellono in diverse categorie, ma Dubai ha un vantaggio significativo nella connettività aerea, che le permette di superare Abu Dhabi nel complesso. Il Dubai International, l'aeroporto principale della città, è il più trafficato al mondo per passeggeri internazionali. Inoltre, con l'espansione dell'aeroporto Al Makhtoum recentemente annunciata, Dubai ospiterà il più grande scalo al mondo una volta completati i lavori.

"Dubai e Abu Dhabi sono particolarmente interessanti per gli executive nomad, perché offrono tutto ciò di cui si ha bisogno per crescere a livello personale e professionali, grazie a infrastrutture moderne a un'elevata qualità della vita", afferma Andrew Cummings, Head of Residential Agency - Middle East di Savills.

Sebbene queste città siano rinomate per le loro attrazioni turistiche e hotel di lusso, offrono molto di più: "Abbiamo assistito a un forte impegno nel creare un ambiente imprenditoriale dinamico, con numerose opportunità per crescere, costruire reti e stabilire connessioni durature",  aggiunge Cummings.

 

Le città costiere continuano a primeggiare nella top 10, che include Malaga (3°), Miami (4°), Lisbona (5°), Barcellona (6°) e Palma (7°).

 

Savills Executive Nomad Index 2024

 

Source: Savills Research (note, prime rents receive a half weighting)

 

"La figura del nomade digitale più diffusa è rappresentata dal giovane viaggiatore con lo zaino in spalla; tuttavia, gli executive nomad tendono ad avere un'età più avanzata ed è più probabile che viaggino con la famiglia al seguito", spiega Kelcie Sellers, Associate Director di Savills World Research. "Ciò aumenta l'importanza degli aspetti legati alla qualità della vita, come sicurezza e accesso a servizi sanitari ed educativi, che queste primarie località internazionali possono offrire. Per questi professionisti, sia il networking di persona sia la connettività digitale sono essenziali".

"Gli executive nomad preferiscono generalmente affittare una casa e danno importanza a spazi ampi e alla vicinanza ai servizi locali. Nell'ultimo anno, gli affitti nelle 25 località monitorate dall'indice Savills sono aumentati in media del 5%, con alcune città che hanno registrato aumenti superiori al 15%."

 

Tra i nuovi ingressi nella classifica 2024 figurano Palermo (22°) e Città del Capo (17°). La capitale siciliana, ricca di storia e cultura, offre il mercato degli affitti di lusso più conveniente in Italia, con canoni fino al 70% inferiori rispetto a Firenze, ad esempio.

Nel maggio 2024 il Sudafrica ha introdotto il programma di Digital Nomad Visa; Città del Capo ne beneficerà in quanto destinazione chiave nel Sud globale per gli executive nomad e per i businessmen.

Tra le novità della classifica 2024 figurano anche l'isola caraibica di Grenada (11°), Bali (12°) e la capitale costaricana San José, prima destinazione centroamericana a essere inclusa nell'indice Savills, al 13° posto.

L'innovazione spinge le imprese, con il digitale le aziende riducono i costi del 20%_Product Heroes Conference

L'INNOVAZIONE SPINGE LE IMPRESE, CON IL DIGITALE LE AZIENDE RIDUCONO I COSTI DEL 20%

 

Il product management può far aumentare il fatturato fino al 34%.

Il 3-4 ottobre, a Milano, una due giorni per formare il mondo imprenditoriale sui vantaggi della digitalizzazione

 

 

Milano, 29 agosto 2024 Investire nell'innovazione paga. Le aziende che hanno seguito il flusso della transizione digitale hanno imboccato la strada della crescita, aumentando la propria quota nel mercato di riferimento e ridotto i costi operativi del 20%. Al contrario, arrancano le imprese che non adottano tecnologie e prodotti digitali, con una perdita di quota di mercato pari al 40%.

Di quanto valga la gestione e l'innovazione del prodotto digitale per le aziende si parlerà alla "Product Heroes Conference", il 3 e 4 ottobre, al Superstudio Più di Milano. È organizzata da Product Heroes, azienda punto di riferimento in Italia per imprese e professionisti nell'ambito del product management.

 

Un prodotto digitale è un sito, un'app, una qualunque funzionalità di entrambi, come ad esempio un servizio online di assistenza clienti o una piattaforma e-commerce. Sono soluzioni che vanno pensate, lanciate e gestite: se ne occupa il team guidato dal product manager, una figura professionale presente soprattutto nelle imprese che hanno deciso di investire nell'innovazione e nella cultura del prodotto digitale. Avere questi specialisti in azienda può incrementare il fatturato aziendale fino al 34,2%. Da qui al 2025, il 48,6% delle imprese conta di assumere product manager e se ne cercano 6mila in Europa.

 

Quella 2024 sarà la seconda "Product Heroes Conference". L'anno scorso, ad Assago, alla prima edizione del più grande evento nazionale sul product management, più di mille professionisti si sono dati appuntamento per conoscersi e tracciare lo stato dell'arte di un mestiere ancora nuovo in Italia, nonostante gli ampi margini di crescita. Ad oggi, il giro d'affari nazionale legato ai prodotti digitali ammonta a 90 miliardi di euro, tra e-commerce, cloud, intelligenza artificiale e food delivery. Quest'anno sono già 1.500 i partecipanti previsti, che lavorano tutti nel product management.

 

La prima giornata del 3 ottobre sarà dedicata soprattutto alla formazione, all'analisi degli aspetti più tecnici della professione e all'uso di nuovi strumenti, come l'intelligenza artificiale. Il 4 ottobre, invece, spazio alle storie di successo, raccontate da colossi tech di rilevanza mondiale che hanno creato prodotti digitali ormai famosi e di uso quotidiano. Tra i presenti all'evento, Serge Lachapelle, director of PM di Google, che ha guidato lo sviluppo di tecnologie rivoluzionarie come Google Meet. Sempre da Google, in qualità di product director per l'intelligenza artificiale, parlerà Trond Wuellner, tra gli ideatori di prodotti come YouTube Create e Chrome OS. Cindy Alvarez, autrice del libro "Lean customer development" e director of user experience in Microsoft, spiegherà come il colosso del tech sta sfruttando l'intelligenza artificiale in applicativi specifici, come Power Point. Tra gli speaker confermati, anche Chiara Cacciani, product lead di Whatsapp; Benjamin Retournè, VP of product in BlaBlaCar; Enrico D'Angelo, VP of product in Roblox. Un parterre di esperti internazionali che lavora ogni giorno su come migliorare i propri prodotti digitali per soddisfare i bisogni degli utenti, con un'incidenza diretta sulla crescita aziendale e sul successo del business. Tra i partner dell'evento, tech company come Bending Spoons, Dynamo, Amplitude, Unguess, Fiscozen e l'Agenzia ICE, per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese.

 

In Italia sono soprattutto le aziende medie e grandi a servirsi di product manager per la gestione dei processi di ideazione e sviluppo di servizi, tecnologie e strumenti digitali. Questi professionisti, secondo una ricerca di Product Heroes in collaborazione con il Politecnico di Milano, lavorano per lo più in società dai 101 ai 500 dipendenti (29% dei casi) e con oltre 1000 dipendenti (18,7% dei casi). Non restano indietro le piccole imprese con 11-50 dipendenti, che comprendono le potenzialità di queste figure e hanno uno o più product manager in organico (18,4%). 

 

«Paradossalmente, spesso sono le aziende più grandi ad avere difficoltà nello sviluppo di prodotti digitali - spiega Marco Imperato, founder di Product Heroes -. Hanno un'organizzazione interna più complessa rispetto a imprese piccole che, grazie a strutture e prassi più snelle, governano meglio i processi di adeguamento tecnologico. Avere nel proprio organigramma esperti che guidino la nascita di prodotti digitali, il lancio sul mercato, il controllo del loro ciclo di vita significa garantire la competitività di un'azienda. Da quando è nata Product Heroes, ci occupiamo di formare product manager, di accompagnare le aziende nella digital product transformation e soprattutto, di diffondere una "cultura del prodotto", anche attraverso eventi come la "Product Heroes Conference", per spingere le imprese a guardare al digitale, reinventarsi e ammodernarsi. Intuire prima degli altri un'esigenza degli utenti e tradurla in servizi digitali è muovere passi avanti nell'innovare e nell'innovarsi».

***
Product Heroes è parte di R5 Labs, Product Development Studio con sede a San Francisco e a New York che nel 2022 ha acquisito la maggioranza della società per entrare in modo solido e strutturato nel mercato dell'Unione Europea, con un forte focus sull'Italia.

L'obiettivo del Gruppo, per i prossimi 3 anni, è quello di impiegare oltre 1.000 professionisti del tech in Italia, per creare uno dei più grandi hub tecnologici internazionali, in cui talenti e professionisti potranno lavorare per le più prestigiose società del mondo tecnologico, contribuendo a costruire e perfezionare prodotti utilizzati da centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo.

L'azienda opera in Italia con i brand Edgemony©, strettamente connesso al territorio siciliano con la sua Digital and Tech Academy, e Product Heroes©, leader di mercato e punto di riferimento per imprese e professionisti nell'ambito del product management.

 


Fake news taglio assegno unico:le famiglie italiane pagano almeno 10.000 euro l’anno per ciascun figlio, più che tagliato va moltiplicato

MOIGE - Movimento Italiano Genitori

Roma, 29/08/2024

Fake news taglio assegno unico: le famiglie italiane pagano almeno 10.000 euro l'anno per ciascun figlio, più che tagliato va moltiplicato

 

Secondo il quotidiano Repubblica, il Governo avrebbe avuto intenzione di eliminare l'assegno unico, il sussidio mensile dedicato alle famiglie. Fortunatamente è arrivata una smentita.

Oggi, però, l'argomento che dovrebbe far discutere non è l'assegno unico che in questo momento è risibile, in quanto non copre la tassazione "ingiusta" che le famiglie sopportano sul reddito destinato a crescere i loro figli.

Dinanzi all' emergenza denatalità il tema centrale deve essere: come eliminare la discriminazione fiscale delle famiglie, che vengono tassate ''ingiustamente'' sulle spese per crescere, formare ed alimentare i loro figli. 

Lasciamo alla politica e ai tecnici del governo l'uso dello strumento più opportuno: assegno unico, quoziente familiare o detrazioni dal reddito, ma fondamentale è il principio secondo il quale: i costi sostenuti dalle famiglie italiane per la crescita, l'educazione e la formazione dei figli, non possono essere tassati, cosa che purtroppo avviene da decenni.

"Occorre considerare il nucleo familiare come un'impresa produttiva che genera, educa, alimenta e fa crescere i figli che sono il futuro, questo è il punto centrale per ripartire. Ci auguriamo che in piena emergenza denatalità, per la prima volta nella storia repubblicana si prenda atto di questa lecita richiesta. Basti pensare che i costi per ogni figlio si aggirano almeno sui 10.000 euro annui, è solo da questa cifra che si può partire per articolare provvedimenti fiscali non discriminatori per le famiglie, ormai cronicamente in affanno e sempre più povere" afferma Antonio Affinita, direttore generale Moige.

lunedì 26 agosto 2024

Myplant: bene florovivaismo Italia. Classifiche produzioni regionali. Export tricolore vale 5,2% commercio mondiale settore.

Myplant & Garden: produzioni florovivaistiche italiane e classifica regioni. 'Made in Italy' il 5,2% di piante e fiori esportati nel mondo.

 

Il Salone internazionale del Verde (Fiera Milano-Rho, 19-21 febbraio 2025) diffonde e commenta gli ultimi dati del mercato florovivaistico italiano: "Produzioni italiane confermano record con oltre 3,14 miliardi di euro. Toscana 'sovrana del verde', Liguria 'regina dei fiori'. Bene l'export".

 

Milano, 26 agosto 2024 - Myplant & Garden, la fiera internazionale leader del verde professionale (florovivaismo, garden, paesaggio, verde sportivo) in Italia, diffonde e commenta gli ultimi rilevamenti ufficiali della produzione florovivaistica italiana in vista del prossimo, attesissimo appuntamento nei padiglioni di Fiera Milano-Rho a febbraio 2025 per il quale si prevede un ulteriore ampliamento della superficie espositiva.

 

Toscana, Liguria, Sicilia, Lombardia, Lazio, Campania, Puglia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte guidano nell'ordine la top-ten delle regioni italiane che registrano il più alto valore alla produzione del settore florovivaistico nazionale.

Una produzione che, nonostante un meteo sfavorevole e gli alti costi sostenuti, nel 2023 ha mantenuto i livelli record dell'anno precedente: 3 miliardi e 145 milioni di euro il valore alla produzione (il 4,7% delle produzioni agricole italiane), e un export ai vertici internazionali.

È 'Made in Italy' il 5,2% di piante e fiori esportati nel mondo.

 

La produzione di fiori e piante in vaso sembra essersi assestata a 1465 milioni di euro (in valore, il 2,2% delle produzioni agricole italiane).

Le produzioni vivaistiche avrebbero confermato, secondo l'Istat, i 1680 milioni di euro (in valore, il 2,5% delle coltivazioni agricole italiane).

Secondo le agenzie internazionali, la bilancia commerciale del comparto si conferma in campo positivo con un avanzo stimato a oggi di 315 milioni di euro.

 

Sono oltre 45mila gli ettari di terreno dedicato al florovivaismo in Italia, a favore di ca 17mila imprese del settore. Realtà produttive concentrate soprattutto in 4 regioni: Toscana e Lombardia, dove sono presenti le principali attività vivaistiche ornamentali arbustive e forestali; Liguria, che ha il primato delle aziende che coltivano fiori in piena aria; Campania, dove le imprese sono soprattutto specializzate nella coltivazione di fiori in coltura protetta.

 

Il CENTRO ITALIA guida le produzioni nazionali (oltre il miliardo e 200 milioni di valore), trainato come da tradizione dalla performance della regione Toscana che mantiene saldamente il primato delle produzioni vivaistiche nazionali (con una quota che supera il 50% del mercato) con un fatturato alla produzione vicina al miliardo: 923 milioni di euro (+0,1% sul 2022). Un dato che, aggregando i valori produttivi del vivaismo e della floricoltura (altri 56,7 milioni di euro, +0,4% sul 2022), porta la Toscana a guidare in solitaria il comparto.

Leggera decrescita per il Lazio, altra regione-chiave dell'area, che chiude il 2023 a quota 190,4 milioni (-0,3%, ma con segno positivo per le produzioni floricole).

 

Segue il NORD ITALIA, con valore espresso di oltre 1 miliardo e 180 milioni. A trainare le regioni settentrionali, la Liguria 'regina dei fiori' con oltre 437 milioni solo di produzioni floricole e quasi 8 di colture vivaistiche; poi la Lombardia, in leggera contrazione (-0,7%) nel vivaismo a quota 163 milioni e in campo positivo per le coltivazioni floricole (113 milioni, +1,8%).

Altre regioni decisive per il mercato florovivaistico del nord sono Emilia-Romagna (152 milioni), Veneto (oltre quota 132 milioni, +1,7%), Piemonte (quasi 86 milioni) e Friuli VG (84 milioni, in crescita continua da anni).

 

Le 8 REGIONI DEL SUD sfiorano i 740 milioni di valore (-0,6% dovuto soprattutto ai cali produttivi floricoli di Puglia e Campania, tra le regioni leader dell'area). La Sicilia, pilastro produttivo del meridione, nonostante un calo dell'offerta vivaistica registra un complessivo +0,3%, attestandosi a 302,5 milioni di valore.

 

CLASSIFICA GENERALE VALORE PRODUZIONE REGIONI ITALIANE

FLOROVIVAISMO (in 000 euro)

Regione

2023

var % 23/22

ranking

Toscana

979.855

0,1

1

Liguria

445.515

0,5

2

Sicilia

302.441

0,3

3

Lombardia

276.668

0,3

4

Lazio

190.418

-0,3

5

Campania

186.599

-2

6

Puglia

174.015

-1,1

7

Emilia-Romagna

152.201

-0,1

8

Veneto

132.415

1,7

9

Piemonte

85.971

-

10

Friuli-Venezia Giulia

84.167

1,5

11

Marche

43.398

1,8

12

Sardegna

34.470

1,9

13

Abruzzo

19.710

-0,4

14

Calabria

16.294

-0,4

15

Umbria

7.855

1,2

16

Trentino-Alto Adige

7.375

2,1

17

Basilicata

4.569

0,9

18

Molise

1.255

1,4

19

Valle d'Aosta

29

-

20

Elaborazioni Myplant su dati Istat

 

 

Classifica valore produzione regioni italiane (in 000 euro)

FIORI e PIANTE in VASO

VIVAI

Regione

2023

var % 23/22

ranking

Regione

2023

var % 23/22

ranking

 

Liguria

437.697

0,5

1

Toscana

923.127

0,1

1

 

Sicilia

209.862

0,9

2

Lombardia

163.669

-0,7

2

 

Campania

160.856

-2,3

3

Sicilia

92.579

-0,9

3

 

Lazio

139.446

-0,8

4

Friuli-Venezia Giulia

69.623

1,9

4

 

Lombardia

112.999

1,8

5

Emilia-Romagna

67.999

-2,2

5

 

Puglia

106.874

-1,6

6

Puglia

67.141

-0,3

6

 

Emilia-Romagna

84.202

1,6

7

Piemonte

63.617

-0,9

7

 

Veneto

78.988

2,1

8

Veneto

53.427

1

8

 

Toscana

56.728

0,4

9

Lazio

50.972

1

9

 

Piemonte

22.354

2,7

10

Marche

31.820

2,2

10

 

Friuli - Venezia Giulia

14.544

-0,3

11

Sardegna

28.548

2

11

 

Marche

11.578

-0,6

12

Campania

25.743

0,5

12

 

Abruzzo

9.720

-1,7

13

Calabria

11.497

-0,2

13

 

Sardegna

5.922

1,6

14

Abruzzo

9.990

0,9

14

 

Calabria

4.797

-0,9

15

Liguria

7.818

2,2

15

 

Trentino-Alto Adige

4.638

2,6

16

Umbria

5.359

2,2

16

 

Umbria

2.496

-0,8

17

Basilicata

3.767

0,7

17

 

Basilicata

802

1,8

18

Trentino-Alto Adige

2.737

1,2

18

 

Valle d'Aosta

-

-

 

Molise

1.255

1,4

19

 

Molise

-

-

 

Valle d'Aosta

-

-

 

 

elaborazioni Myplant su dati Istat

 

Export: 'Made in Italy' il 5,2% di piante e fiori esportati nel mondo.

Secondo le stime elaborate dalle agenzie internazionali, l'Italia si conferma seconda potenza esportatrice europea e terza mondiale con oltre 1 miliardo e 200 milioni di prodotti vegetali (valore alla produzione), pari al 5,2% dell'export mondiale (stabile sul 2022), dominato dai Paesi Bassi (48,2% dell'export planetario, con un calo dell'1% del valore sul 2022) e, di seguito, presidiato per l'8,2% (quasi 2 miliardi di euro) dalla Colombia (in calo del 2% sul 2022).

Dopo l'Italia, seguono la Germania (4,1% sul totale, in calo dell'8% sul 2022) e l'Ecuador (3,9% sul totale, in calo del 7% sul 2022).

"La stabilità dell'export italiano è un dato molto importante e apprezzabile – affermano da Myplant -, in un quadro in cui molte altre grandi potenze del comparto hanno mostrato cali e incertezze. Le produzioni italiane sono una eccellenza riconosciuta nel mondo, che si mostra resiliente anche in periodi difficili, grazie a una imprenditorialità di alto livello".

In questa speciale 'classifica', spiccano al momento i cali in doppia cifra di Cina (in decima posizione col 2% sull'export globale, -11% sul 2022), USA (in undicesima posizione con l'1,9% dell'export planetario, -12% sul 2022) e Danimarca al dodicesimo posto (1,7% dell'export mondiale, -14% sul 2022).

 

La bilancia commerciale del comparto si conferma in campo positivo, registrando un avanzo stimato a oggi di 315 milioni di euro.

Consistenti per il saldo italiano sono gli scambi con Francia (bilancio di ca +220 milioni), Germania (ca +150 milioni), Svizzera (ca +58 milioni), Gran Bretagna (+44 milioni nonostante il calo dell'export).

I saldi più onerosi per la bilancia commerciale italiana derivano dagli scambi con la Spagna (-25 milioni, ca il 7.3% dell'import in Italia, in crescita di 1 punto percentuale) e i Paesi Bassi (-400 milioni, ca il 69% dell'import totale in Italia). Seguono, come principali Paesi di approvvigionamento, Francia (5.2%, in leggera crescita), Germania (4.6%, in leggero calo) e Polonia (3.3% in crescita).

 

L'ultima edizione di Myplant (febbraio 2024) si è chiusa con 762 espositori (655 nel 2023, +15%), 204 delegazioni di buyer internazionali (150 nel 2023, +27%), 50.000 mq di fiera (45.000 nel 2023, +10%), 25.000 presenze (23.000 nel 2023, +8%), 114 insegne estere d'acquisto accreditate (85 nel 2023, +26%) da 45 Paesi e 4 continenti.

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Myplant & GardenInternational Green Expo

Fiera Milano–Rho | 19-21 febbraio 2025 | cadenza: annuale | visitatori: professionali | organizzazione: V Group (Gruppo IEG)

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