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Brera mai vista 17
DUE MOMENTI DI AMBROGIO DA FOSSANO DETTO BERGOGNONE
Pinacoteca di Brera, sala XV, 14 aprile-29 ottobre 2006
La diciassettesima edizione di Brera mai vista, realizzata ancora una volta grazie al sostegno di Banca Intesa, presenta al pubblico della Pinacoteca cinque dipinti di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone: un recente acquisto, la piccola Natività entrata a far parte delle collezioni del museo nel 1999, e i quattro Profeti Michea, Sofonia, Gioele e Malachia, che dovevano far parte della predella di un’ancona perduta. I cinque dipinti rappresentano due successive fasi del percorso stilistico di uno dei principali protagonisti della pittura rinascimentale nel ducato degli Sforza, rivisitato nel catalogo dell’esposizione da Pietro Marani.
L’opera più antica è la Natività, nella quale i riferimenti a modelli transalpini si combinano alla novità rappresentata dall’incisione su disegno di Donato Bramante eseguita da Bernardo Prevedari nel 1481 su commissione del pittore Matteo de’ Fedeli e all’influenza di Vincenzo Foppa, nella cui orbita si riconduce l’ancora sfuggente formazione di Ambrogio Bergognone. La tavoletta braidense, databile agli anni 1481-83, è infatti un testo di notevole interesse per comprendere quali fossero le componenti della cultura dell’artista, allora trentenne, negli anni Ottanta del Quattrocento.
Risultato di un’esecuzione meditata, con vari pentimenti messi in luce dalle indagini diagnostiche eseguite in questa occasione nel laboratorio della Soprintendenza, essa è contraddistinta da uno stile miniaturistico e da un’intonazione cromatica argentea che la rendono vicina ad altri quadri di devozione privata eseguiti da Ambrogio da Fossano alla stessa epoca, fra i quali la Madonna adorante il Bambino della collezione Berenson a Settignano, il Compianto su Cristo morto del Musée du Petit Palais di Avignone, la Madonna con il Bambino e angeli del Museo Poldi Pezzoli di Milano, il Cristo in pietà con angeli e un monaco della raccolta Cagnola a Gazzada.
Con questi altri dipinti la Natività condivide spiccati accenti ponentini, fatti risalire nel suo caso principalmente a Martin Schongauer anche grazie alla fortuna a vasto raggio delle sue incisioni di questo soggetto, e un gusto per le rovine e le linee taglienti che riflette la stampa Prevedari appena pubblicata e le suggestioni di origine ferrarese che in quegli anni interessavano molti artisti attivi nel ducato sforzesco, da Butinone e dal primo Bramantino agli scultori attivi nei cantieri di Milano e alla Certosa di Pavia.
I quattro Profeti, già appartenuti alle collezioni Contini Bonacossi e Cini ed entrati a Brera nel 1989, costituiscono invece una testimonianza minore della produzione di Ambrogio Bergognone nei primi anni Novanta, quando la sua attività si identifica con il cantiere della Certosa di Pavia, dove eseguì le ancone di Sant’Ambrogio e della Crocifissione, entrambe datate 1490, quella di San Siro, documentata al 1491, la Madonna con il Bambino e le sante caterina da Siena e Caterina d’Alessandria ora alla National Gallery di Londra, vari altri dipinti su tavola provenienti dagli altari e dagli ambienti del monastero e buona parte della decorazione affrescata della chiesa. Alla Certosa, inoltre, egli dovette assumere un ruolo di coordinamento dell’intera campagna decorativa, nella quale erano coinvolti altri pittori fra i quali Bernardo Zenale e Jacopino de’ Mottis. Allo stesso momento appartiene un altro dipinto della Pinacoteca di Brera, la Madonna con il Bambino e un monaco certosino esposta nella sala XIX.
Pur nel loro piccolo formato, i Profeti sono assimilabili alle opere di questo primo periodo trascorso da Ambrogio alla Certosa di Pavia all’incirca entro il 1494 e nella caratterizzazione dei volti condividono soprattutto con la pala di San Siro gli accenti bramanteschi e bramantineschi che contraddistinguono lo stile di Ambrogio in questa fase. Il volto del Profeta Malachia, inoltre, sembra riflettere timidamente la conoscenza delle “teste caricate” di Leonardo da Vinci.
La carriera del Bergognone sarebbe proseguita con altre importanti commissioni a Milano e in altri centri: gli affreschi di Santa Maria presso San Satiro (ora nei depositi della Pinacoteca di Brera), tra il 1497 e il 1500 la decorazione ad affresco, perduta, e le quattro tavole con storie della Vergine dell’Incoronata di Lodi, l’Incoronazione della Vergine nell’abside di San Simpliciano per la quale ricevette un pagamento nel 1507, le ancone per le chiese bergamasche di Santo Spirito (1509) e dei Santi Stefano e Domenico (ora in San Bartolomeo), le tavole e gli affreschi della sala capitolare di Santa Maria della Passione, verosimilmente all’inizio degli anni Dieci del Cinquecento. Nella sala XV della Pinacoteca di Brera è visibile la grande ancona dell’Assunta per il monastero olivetano di Santa Maria Incoronata di Nerviano, dipinta dall’artista, che sarebbe morto l’anno seguente, nel 1522.
Le immagini si possono scaricare dal nostro sito alla pagina: www.electaweb.com/electa/ita/ufficio_stampa/9-1235-1.jsp
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