La principale attività dei bambini è il gioco. Attraverso di esso
entrano in relazione con gli altri e con il contesto circostante
facendo sì che gli atteggiamenti mentali, fisici ed affettivi superino
la staticità e si muovano verso la crescita "della persona" ed il
conseguente "cambiamento della realtà" in cui vivono.
L'importanza del gioco sta nel fatto che crea atteggiamenti attivi e
sempre aperti a nuove situazioni, favorendo la comunicazione, lo
scambio, l'incrocio di linguaggi diversi. Il gioco è un luogo dove le
emozioni e la fantasia si riempiono di significato e danno un senso
allo stare insieme…un luogo in cui avviene un passaggio di desideri.
I bambini hanno, quindi, bisogno di vivere il proprio tempo nel gioco,
nella gioia, nella libertà, nella spontaneità e nell'autenticità.
La scarsità del "tempo di gioco" può essere la causa di disturbi allo
sviluppo, di difficoltà di concentrazione, di stress, ecc.
Tipico esempio di questa realtà è il ricovero del bambino in ospedale,
in particolare di quelli a lunga degenza (reparto oncologico).
In questa situazione, spesso il bambino appare depresso, ansioso,
risente dell'abbandono del "contesto" famigliare...e delle
preoccupazioni dei grandi, soffre di solitudine e della mancanza della
propria casa.
Nella sua stanzetta "asettica" spesso ha paura, si annoia, è
arrabbiato e vive la "sua" malattia come "castigo".
In queste circostanze, fino a non molto tempo fa, il bambino viveva
nella solitudine della propria malattia, perché si tendeva a curare il
sintomo, perdendo di vista la persona.
Invece, ogni bambino, come ogni adulto, è un insieme di "aspetti", di
"sistemi", che interagiscono tra loro.
Il corpo, la mente, lo spirito, "non sono" realtà separate, ma aspetti
di un insieme che interagiscono costantemente fra loro e la
"guarigione" può avvenire solo attraverso la cura di questo "tutt'uno"
che può determinare, favorendo la comunicazione dei vari sistemi "tra
loro", il riequilibrio energetico. La guarigione e la salute fondano
le loro radici su tale equilibrio.... sulla felicità che deve essere
dentro ogni individuo.
Dice Patch Adams:"...i mali che affliggono la maggior parte dei
malati, come la sofferenza, la morte e la paura, non possono essere
curati con una pillola. I medici devono curare le persone non le
malattie."
Ecco, dunque, la necessità, oltre "l'indispensabile medico del corpo",
della presenza "del medico!!! dell'anima" che riporti il "tempo del
gioco", così che il bambino e...non solo...possa reagire con
l'emozione e l'immaginazione, ed attraverso di esse e la parola, possa
mandare dei messaggi al corpo e determinare dei cambiamenti fisici.
L'intervento di rendere il ricovero ospedaliero meno traumatico può
avvenire, quindi, rubando un pizzico di buonumore e condividendo, con
il bambino, le emozioni vissute, guardandolo "come individuo" nella
sua unità.
Nasce così la gelotologia o comicoterapia o terapia del
sorriso...tutti sinonimi di una disciplina che studia le proprietà
benefiche del sorriso, del pensiero positivo e, quindi, la relazione
tra il fenomeno del ridere e la salute.
Nasce così , dopo un lungo percorso formativo, all'interno di molti
reparti ospedalieri, la figura di un dottore particolare che utilizza
la risata come strumento per accelerare il processo di guarigione: "il
clown dottore".
Chi, meglio di un clown, può catalizzare le emozioni negative,
trasformandole in energia positiva?!
Il clown è una figura ancestrale, un buffone, una figura
transculturale che si perde nella notte dei tempi, che si trova in
tutte le culture, che ha la capacità di ridere di sé, della proprie
disgrazie, che non si lascia sopraffare dagli eventi della vita.
E' l'aria fresca della vita che si dispone al centro "della pista" per
far ridere della sua ignoranza e semplicità.
Il clown parte dal presupposto che nel gioco e attraverso di esso i
bambini riproducono la realtà del mondo adulto, creando la loro realtà
e gettano un ponte verso l'affascinante e a volte "pauroso" mondo che
li circonda.
Per i bambini, infatti, il gioco è una preparazione-partecipazione
alla vita reale, è una dimensione dove non bisogna dimostrare "a tutti
i costi", perché l'interessante è "esserci".
Il gioco diverte, dà pace e buon umore, sia a chi guarda che a se
stessi, crea complicità, disponibilità con altre persone, fa nascere
una relazione.
Attraverso la relazione ci si può per gioco "calare" in una situazione
di vita...di malattia, permettendo alla nostra umanità di esprimersi
e, tutto questo senza forzare, favorendo "solo" la comunicazione, il
passaggio delle emozioni, reinventando la realtà.
La risata è un ottimo antidoto a tristezza e depressione, perché,
essendo lo spazio più breve tra due persone, crea un contatto,
determina un vero e proprio massaggio interno, l'aumento di endorfine
e, quindi, il rilassamento di tutto il corpo, favorendo la
"guarigione".
Perché ride.........un bambino in ospedale?!!!!....perchè, attraverso
il clown, il bambino vede l'adulto straordinario in grado di viaggiare
a piacimento nel mondo della fantasia....sente l'aria fresca della
vita.
Il suo arrivo, per quanto "conosciuto", è imprevisto, incontrollato,
burrascoso, è senza regole!!!!!!!!.
Il clown dottore va visto, quindi, come una figura di sostegno e di
aiuto concreto ai percorsi terapeutici, sia con i bambini che con gli
adulti.
Il clown non è una persona ma uno stato d'animo attraverso il quale
esplora "coscientemente" le sue debolezze, i suoi limiti e le sue
contraddizioni...........trasformandoli in risata.
Attraverso il gioco cerca la complicità, il contatto, stimolando il
bambino a liberarsi delle paure.
Certamente non può, per miracolo, fermare una tempesta, ma può donare
"un ombrello" che aiuti ad avanzare meglio e a ritrovare la strada.
I clown dottori, nei reparti ospedalieri, con i loro camici colorati,
ed attraverso il gioco aiutano a vincere, nei più piccoli, le paure
per i dottori.....ad aprire uno spiraglio nella malattia, trasmettendo
nel gioco la possibilità di continuare a mettere in gioco la propria
capacità ad incontrarsi con gli altri............attraverso "un tempo
di festa" in cui divertirsi insieme..... scambiandosi le esperienze.
Ed è talmente profondo questo incontro che, talvolta, non è richiesta
"la risata", ma "solo e soltanto" un po' di compagnia.
Quella compagnia che, facendoti mettere da parte, sia pure per un
"attimo", il dolore, la solitudine..................... inviti alla
speranza.
di Zefferino Di Gioia
clown dottore Zerò
della Compagnia dell'arpa a dieci corde
dell'associazione onlus
GAU – Gruppo di Azione Umanitaria
per informazioni:
gau-trieste@libero.it
clownzero_@libero.it
www.gautrieste.it
www.clown-arpa.it



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