E’ permesso? Enrico Montesano ed il suo divertente “politically correct”.In scena al Teatro Team di Bari dal giorno 1 al 4 febbraio un grande Enrico Montesano in “…È permesso?” Incontro non conforme per pubblico politicamente scorretto.Testi di Vaime, Montesano, Vianello, Gianotti.Scenografia di Uberto Bertacca, Costumi Stefano Rianda, Musiche Pino Perris, CoreografieManolo Casalino, con Roberta Albanesi, Pacifico Acciarino, Luigi Acciarino, EduardoAcciarino e con Mimmo Sessa (Piano), Rino Grimaldi (Tromba), Valerio Antognelli(Sax), Alberto Botta (Batteria), Giovanni Colaiacomo (Basso), Daniele De Salvo (Chitarra).Le ballerine: Erica Baldini, Valeria Brambilla, Daniela Frega, Debora BernardiniCollaborazione Artistica di Arturo Brachetti.E’ permesso? Gli autori esprimono ironicamente con questo titolo la sostanziale libertà di fare o dire quello che ci passa per la testa. “E’ permesso?” Chiede Enrico Montesano entrando in scena da un armadio! Gli applausi a scena aperta gli danno un’immediata risposta affermativa e si libera un’ inebriante clima comico, satirico come se ne vedono pochi oramai. Lo spettacolo è una mistura armoniosa di musica, semplici coreografie e monologhi esilaranti. Si parla di attualità, della società di ieri, di quella odierna e soprattutto di “politically correct”. L'espressione “politicamente corretto” (politically correct in inglese), indica l’uso di una terminologia diplomatica, completamente svuotata da termini minimamente discriminatori, priva di qualunque pregiudizio legato a caratteristiche di etnia, religione, handicap ed orientamento sessuale. Ma cosa è corretto dire in pubblico e cosa invece è scorretto? O meglio dov’è il limite tra il “politicamente corretto e scorretto? Su questo tema si sprigionano i testi recitati da un Enrico Montesano straordinariamente in forma. I temi, buggerano il “politically correct” e comprendono la sessualità con la frase “sono venuto a dichiarare la mia diversità: sono eterosessuale”, la politica “non sono né di sinistra, né di destra, né di centro, cos’è rimasto, sopra e sotto, sopra è troppo, allora diciamo che sono di sotto ‘va”! La satira di Montesano è pulita e libera da qualsiasi basso insulto, completamente diversa da quella che oggi ci propinano i comici di partito che riempiono i canali di tutte le televisioni, per questi ultimi è assolutamente lontana la vena comica e satirica reale, ma piuttosto dimostrano, o almeno credono, che per far ridere, basti raccontare una serie di stupidaggini ed insulti gratuiti sui politici dello schieramento contrario al loro. La comicità vera in tv o in teatro è ormai rarissima, Montesano con i suoi spettacoli ci regala una grande lezione di satira, vera e pulita. Anche se ci parla di correttezza politica noiosa, di buonismo imperante, assolutamente finto, ipocrita e dice di preferire il “cattivismo”. E’ una bugia, canzonatoria, ironica e molto tenera, i testi di Montesano sono assolutamente divertenti e non offensivi. Altri temi dei suoi monologhi toccano argomenti come le sue prime esperienze di lavoro nelle piazze, i primi provini e poi finalmente “la televisione”. Lunga ed esilarante la parte dedicata alla tv, criticando quella attuale per ricordare malinconicamente quella semplice ed efficace degli anni del bianco e nero. Una nostalgia dei tempi che furono, pervade l’intera platea, e colpisce non solo i coetanei di Montesano, ma anche i più giovani hanno riso di gusto.Più di due ore di spettacolo dove 4 ballerine-attrici vestite in abito sexy, rosso e scintillante, coloravano la scenografia, opaca, teatrale, a ricordare che il varietà non è morto, ma che realizzato con cura e misura è ancora capace di sorprendere. Le musiche sono state curate da 6 bravi musicisti che hanno suonato dal vivo, accompagnando le voci di quattro cantanti-attori (tre voci maschili ed una femminile). Le canzoni ben interpretate da Montesano e dai suoi artisti (alcune scritte per lo spettacolo, alcune riscritte in versione ironica) spaziavano da “Domenica è sempre domenica” ad una divertente versione dell’”Hully Gully”, diventata “Pensare Politycally”, e poi ancora “Bongo Bongo”, “La famiglia dei gobboni” finita con il tema musicale della “Famiglia Addams”, per accennare anche un omaggio a Giorgio Gaber con “Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra”, ed inoltre “Fox della luna” tratta dall’operetta “Il paese dei campanelli”, successivamente “Amorevole” di Nicola Arigliano, “E la pioggia che va” dei Rokes, “Ho in mente te” dell’Equipe 84, ed altre numerose canzoni che riempiono la memoria di tutti. Lo spettacolo offre al pubblico un divertente finale di teatro “interattivo”: tre versioni di una canzone con i testi scritti su un foglio che ogni spettatore ha trovato sulla propria poltrona, una cattivissima, una cattivella ed una stranamente ottimista. Dopo averle cantate tutte, Montesano propone al pubblico di scegliere, per alzata di mano, la canzone che segnerà il finale dello spettacolo, assolutamente divertente la sua interazione con la platea.. Non c’è verso, è straordinario, Enrico Montesano esprime al meglio in teatro la sua scioltezza comica, in tutte le situazioni, da vero mattatore.
Deborah Brivitello
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