Il regista ha subito voluto spiegare agli intervenuti il perché della realizzazione di un film su Rosso Malpelo, sottolineando l'importanza del binomio letteratura-cinema. Nella sua carriera ha avuto modo di apprezzare diversi autori che avessero sviluppato un percorso letterario pervaso dal verismo, anche e soprattutto quando fosse orientato all'ambito sociale e politico, ritrovando nelle loro opere lo spunto per raccontare una realtà spesso non conosciuta.
Così nasce la sua rielaborazione in chiave cinematografica della novella verghiana "Rosso Malpelo", che diviene un film di denuncia, una metafora che racconta la realtà di un passato lontano, quasi scomparso dalla memoria dei siciliani, ma che è purtroppo presente in diverse parti del mondo.
La pellicola, girata in territorio ennese, tra Sperlinga e le antiche miniere oggi sede del parco di Grottacalda-Floristella, si presenta come strumento di sensibilizzazione e informazione sul tema del lavoro minorile.
Come sottolinea il critico e storico del cinema Sebastiano Gesù, il regista ha sviluppato un percorso linguistico opposto rispetto a quello verghiano. Scimeca ha infatti "ritradotto la lingua usata dal Verga al dialetto" e l'ha usata simbolicamente come assenza di collegamento con una realtà non facilmente comprensibile ma che anzi crea isolamento.
Il regista racconta la sua esperienza in Brasile e spiega come oggi si stia sviluppando un nuovo fenomeno, la creazione di una lingua creata dagli stessi bambini che vivono nelle favelas quale risultato dell'isolamento culturale e sociale dal mondo degli adulti e dalla civiltà in genere.
Un paradosso della contemporaneità, che vede in un mondo ormai fortemente globalizzato la presenza di realtà così isolate e lontane da quanto la nostra società ritiene umano e civile.
Il film è parte di un progetto più ampio, curato dal Ministero della Solidarietà sociale, con l'obiettivo concreto di aiutare migliaia di bambini boliviani che ogni giorno, come il Rosso Malpelo di Verga, si trovano a soffrire e, a volte, anche morire lavorando in condizioni disumane.
"Recitare in questo film e' stata una splendida esperienza, alla quale ho detto subito di sì" queste le parole dell'attrice Lucia Sardo che ha parlato della sua partecipazione al film e della condivisione della causa sociale che il film supporta.
"Luoghi splendidi che da siciliana non conoscevo" così la stessa ha commentato Sperlinga, illustrando le bellezze paesaggistiche del luogo.
Durante l'incontro molti sono stati gli interventi di chi aveva già visto il film e rivisto nel proprio passato il racconto di parte della propria vita. Presente anche un familiare della famiglia Cavallotto che lavorava come tornitore in miniera. Grandi complimenti e applausi dal pubblico per il grado di attenzione e interesse che il film ha riscosso proprio nei giovani sia durante la visione degli studenti al cinema Alfieri che presso il carcere minorile in cui è stato proiettato.
L'incontro ha permesso la presentazione del progetto che coinvolge le scuole della provincia di Catania nell'opportunità di assistere alla visione del film, grazie alla collaborazione di Multisala Alfieri e delle Librerie Cavallotto che, in occasione dell'evento, hanno promosso il dialogo con altri referenti scolastici che aderiranno al progetto.
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