L'attore toscano invita il pubblico a seguirlo il 29 novembre su RaiUno nella serata-evento "Il quinto dell'Inferno". Il ritorno a cinque anni da "L'ultimo del Paradiso" che inchiodò oltre 12 milioni di telespettatori
Inizia così, e dà subito un'idea di quel che sarà lo show, la lettera agli italiani inviata da Roberto Benigni a poche ore dal suo ritorno su RaiUno. L'appuntamento è per giovedì 29 novembre, in diretta in prima serata (e senza interruzioni pubblicitarie), con Il quinto dell'Inferno. Il ritorno in tv per l'attore toscano dall'ormai lontana e indimenticabile serata del 23 dicembre 2002, quella di L'ultimo del Paradiso, che tenne inchiodati alla tv 12 milioni 687 mila spettatori con il 45,48% di share. Senza contare, negli anni recenti, le folle oceaniche accorse nelle piazze e nei teatri italiani per applaudirlo nel suo TuttoDante, oltre cento repliche in quarantotto città e più di un milione di spettatori.
Benigni, dunque, dopo Celentano, uno dei due pezzi da novanta che RaiUno ha schierato per l'ultima settimana di novembre. E a proposito del Molleggiato, durante un'intervista al Tg1 Benigni lo ha definito "un mascalzone, un traditore": "Volevo intitolare la mia trasmissione di giovedì L'azienda di mio cognato è messa male e lui ha intitolato la sua trasmissione La situazione di mia sorella non è buona. Mi è toccato cambiare titolo. Poi ha parlato male di Berlusconi e Mastella e ora a me tocca parlarne bene. Lui ha invitato Laura Chiatti e io ora dovrò invitare Rosy Bindi. Le farò fare uno spogliarello".
Una serata-evento, quella del 29 novembre, che culminerà nella lettura del Canto di Paolo e Francesca, ma durante la quale Benigni affronterà sì l'amore ma pure il sesso, "il motore del mondo", percorrendolo "nei suoi aspetti più estremi, dalla libidine sfrenata alla totale repressione, insomma da Casanova a Sandro Bondi". E la politica, "da Voltaire, 'non sono d'accordo con quello che dici ma sono pronto a morire purché tu lo dica', a Berlusconi, 'Chi vota a sinistra è un coglione'". "Parleremo della grandezza dell'Italia - continua Benigni nella sua lettera - per capire che cosa abbiamo fatto di bello per meritare città come Milano, Firenze, Roma dove sono nati uomini come Manzoni, Michelangelo, Cesare, e cosa abbiamo fatto per meritare città come Arcore, Ceppaloni, Montenero di Bisaccia e... non mi ricordo dove è nato Buttiglione".
E poi, naturalmente, "lasceremo parlare Dante, ci faremo dire da lui cos'è quella nostalgia dell'infinito, quella ventata di annientamento che ci precipita addosso quando ci si innamora e smantella tutta la nostra vita, quella sensazione felice, pericolosa e rara che unisce sensualità e tenerezza e ci rende immortali". "Ce lo faremo dire da lui - conclude Benigni - con parole antiche e commoventi che hanno attraversato i secoli per posarsi sulle nostre labbra. Nulla di solenne, semplicemente la bellezza. A giovedì".
Origine: Repubblica
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