ELEZIONI REGIONALI: L'AMBIZIONE DI DE LUCA.
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Tra la città di Napoli e quella di Salerno c'è stata sempre una grande rivalità. Che Salerno sopporti poco la presenza ingombrante e qualche volta imbarazzante di Napoli è risaputo. Anche l' evidente ostilità tra Bassolino e De Luca, sembra confermare questa antica consuetudine. Si perde nella notte dei tempi l'antagonismo tra i due sindaci delle due città più grandi della nostra Regione. Due città splendide, che distano tra loro poco più di 50 Km, che invece di fare rete e sviluppare il territorio compreso tra i due Golfi, non hanno saputo fare meglio, che trovare sempre dei percorsi distinti, che hanno accentuato le diversità e non hanno mai evidenziato le incredibili somiglianze.
Anche negli anni 50 ci fu una evidente diversità tra i due sindaci delle due città, ma allora era più chiara la differenza: a Napoli regnava Achille Lauro, monarchico, armatore fortunato e protagonista del sacco edilizio della città; mentre a Salerno era sindaco il democristiano Alfonso Menna, che resse la città per ben 15 anni, dal 1956 al 1970. Menna, fu eletto sindaco, con il primo esperimento di centro sinistra che si realizzò in Italia, con l'appoggio esterno dei socialisti e l'astensione dei comunisti. Alfonso Menna, realizzò opere importanti per Salerno ed è stato uno dei sindaci più amati. Tra Bassolino e De Luca, a prima vista non ci doveva essere nessuna differenza: tutti e due provenienti dal PCI, ambedue segretari provinciali del P.d.S. nel turbolento periodo dei primi anni 90; ambedue eletti nella tornata elettorale del Dicembre del 1993, sostituendo i precedenti sindaci socialisti: Giordano a Salerno e Nello Polese* a Napoli, battendo al ballottaggio Pino Acocella a Salerno e la Mussolini a Napoli . Dunque i due potevano andare d'accordo, invece sin dall'inizio si mossero su strade identiche, ma con differenti modalità di approccio politico ed amministrativo. Nella prima fase Bassolino , ottenne, con la riunione del G 7 a Napoli, una tale promozione della città ed una immagine internazionale, che gli procurò un consenso sociale molto forte ed una spinta al cambiamento decisa. De Luca, è stato costretto a rincorrere quella stessa popolarità con grande fatica, Salerno non ha goduto della stessa attenzione, anche se i successi di quella gestione sono ben visibili e molto apprezzati dagli stessi cittadini, che hanno sempre dato a Vincenzo De Luca un costante consenso elettorale, anche quando si è candidato contro le indicazioni della coalizione di centro sinistra. Due sindaci uguali, con le stesse storie, anche della stessa generazione, hanno solo due anni di differenza, in evidente antagonismo. Alla prova dei fatti, se gara c'è stata, questa gara l'ha vinta De Luca. Le condizioni di Napoli, sotto la gestione della Iervolino, sostenuta dal gruppo dei giovani spavaldi e presuntuosi che sono cresciuti all'ombra del Governatore, sono sotto gli occhi di tutti; mentre la Regione con la gestione di Bassolino, non ha avuto nessuno scatto verso lo sviluppo, anzi, i problemi del lavoro, la crisi della spazzatura e le difficoltà della Sanità Regionale, dimostrano quanto tempo è stato perso inseguendo solo una immagine politica che non può sostituire a lungo la mancanza di concreti risultati. De Mita, l'incontrastato interprete del malgoverno della Regione Campania, colui che da Nusco decide chi deve essere il presidente della Regione, delle Province e della elezione di molti Sindaci, ha già definito De Luca : "lo sceriffo"; sottolineando in questo modo il carattere autoritario del Sindaco di Salerno ed il suo modo di fare politica, poco attento alla mediazione tra i diversi partiti che si confrontano sul territorio.
Lo "sceriffo" di Salerno, al termine di un lungo ed estenuante dibattito all'interno del P. D. è risultato essere l'unico candidato per il centro sinistra per la presidenza della Regione. A dispetto della dichiarata ostilità di Bassolino, si è andato a prendere, nel congresso dell' Italia dei Valori, l'assoluzione dei magistrati Di Pietro e De Magistris, mentre sta lentamente ricostruendo attorno alla sua candidatura una coalizione di diversi soggetti politici che per il momento sembra non annoverare Rifondazione e Sinistra e Libertà. L'ambizione di De Luca, sta nel suo tentativo di dimostrare che l'impostazione politica dei sindaci di formazione comunista, che furono eletti nel 1993, è giusta.Bassolino ha sbagliato perché ne è stato un cattivo interprete ed un pessimo esecutore, ma quella politica, quella impostazione è corretta. De Luca si rifà alla esperienza amministrativa di Bersani in Emilia, di Cacciari a Venezia, di Chiamparino a Torino, per ricordare quelli che oggi sono un riferimento nel P.D., senza dimenticare l'esperienza positiva di Veltroni a Roma, interrotta solo dalla disastrosa candidatura del Sindaco di Roma alla Presidenza del Consiglio nelle elezioni del 2008. De Luca con la sua candidatura alla Regione vuole dimostrare di essere più bravo di Bassolino, quindi ripropone un programma politico ed un progetto di Governo della Regione, simile a quello preparato nel 2000 dl ex sindaco di Napoli, adeguato alla fase attuale, alle emergenze che si sono accumulate, ma in sostanza non diverso per impostazione o per ispirazione culturale. Il tentativo di Bassolino di candidare Cascetta, era quello di dare una continuità politica del suo operato. La bocciatura senza appello di tutti i suoi candidati, è la conseguenza della bocciatura della sua politica nel P.D. Dopo il tecnico dei trasporti prestato alla politica, che ha immaginato una grande metropolitana che per il momento non funziona ancora, Bassolino aveva candidato il poco conosciuto Trombetti, deputato eletto da due legislature, ex Rettore della Università, che non ha lasciato nessun ricordo di se. Alla fine, dopo l'ennesima riproposizione di Cozzolino, ex giovane buono per ogni occasione e di Maroni, il fedelissimo, l'ex Governatore si è dovuto arrendere alla evidenza. Questa fase politica è finita per lui. Dovrà aspettare periodi migliori, dovrà aspettare la solita rivalutazione che tocca a tutti gli uomini di potere del nostro Sud. Perché, dopo qualche anno, si dimenticano le cose brutte e si ricordano solo quelle belle. "La storia ci ha dato ragione." Cita il manifesto dei Gava, la famiglia dei ministri che adesso ritornano con il nipote di Antonio, nella scia di Caldoro Pensate, che memore di questo insegnamento Bassolino ha affermato che solo oggi capisce quanto sia stato importante Lauro per la città di Napoli. Purtroppo per noi, abbiamo di fronte la deludente scelta tra due politiche vecchie, che non hanno dato buoni risultati per i cittadini: quella di Stefano Caldoro, che riproduce le opzioni politiche del vecchio pentapartito, sconfitto nel 1993, schiacciato dai dissesti finanziari degli enti locali e dalla immoralità della politica; mentre De Luca rappresenta la politica che ci ha governato poco e male in questi ultimi dieci anni, proponendo un cambio tra lui e Bassolino, forte dei suoi successi a Salerno. La Campania, in queste elezioni regionali rappresenta più di ogni altra Regione il luogo in cui il fallimento del Partito Democratico è evidente, per la sua incapacità di immaginare il nuovo in politica, insieme ad una moderna classe dirigente. Mentre Il Partito di Berlusconi non ha nessuna maschera di nuovo e di moderno, ritornano gli stessi di sempre, i democristiani clientelari ed opportunisti, i vecchi socialisti incapaci di una vera autocritica, che riproducono una formula di governo vecchia e sconfitta. Tra passato remoto e passato prossimo siamo costretti a scegliere, dovendo scegliere purtroppo, il male minore.
Note
* Giordano e Polese, sindaci socialisti di Salerno e Napoli, furono costretti alle dimissioni per il loro coinvolgimento in inchieste giudiziarie, che dopo oltre un quindicennio, si sono concluse con la completa assoluzione dei due ex sindaci. Oggi Polese, fa parte del gruppo dei saggi che lavorano al programma di Caldoro. I comuni di Napoli e di Salerno, furono dichiarati in dissesto finanziario, insieme alla provincia di Napoli e molti altri enti locali, nel pieno di una crisi economica devastante per il nostro paese, che aveva un debito pubblico cresciuto a dismisura negli anni 80.
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