Passeggiando tra decumani e centro storico, spesso s'incontrano piccoli altarini, tabernacoli, colorate bacheche, con figure di Santi e Madonne sbiaditi, espressione dell'arte povera e della religiosità popolare. Alcuni sono finemente curati con fiori, lampade; altri abbandonati e anneriti dal tempo e dal fumo dei cassonetti dei rifiuti incendiati. Ognuno di questi tempietti ha una sua storia. Molto curata è la cappellina di Sant'Antonio a Mergellina, dove ogni anno si svolge la processione che partendo dal Santuario di Posillipo, raggiunge il pontile dei pescatori. Altre edicole restaurate qualche anno fa, nella centralissima Piazza dei Martiri, il tabernacolo di Porta San Gennaro con affreschi di Mattia Preti e l'edicola votiva di vico Limongelli che è stata riportata alla luce l'immagine del dipinto e la data della costruzione: 1749. Tra le più antiche le due edicole dirimpettaie dedicate al patrono di Napoli, su Via Ponte della Maddalena, su progetto di Ferdinando Sanfelice. Stupendo il Crocifisso al centro di Piazzetta Orefici e l'altro sulle rampe di San Giovanni Maggiore. Pur essendo molto sentito il culto per questa forma di devozione, uno studio preciso sul numero di questi altarini presenti in città non è stato mai fatto.
Le prime immagini apparvero a protezione di case e botteghe e, come nelle domus romane, davanti all'immagine ardeva una fiammella in una lampada votiva. Nel '700, ben protetti dagli agenti esterni, l'edificazione dei primi tempietti. Fu un padre domenicano, Gregorio Rocco, giunto a Napoli da Massa Lubrense, saputo delle aggressioni notturne da parte di delinquenti per la scarsa illuminazione, si presentò ai notabili di Corte e propose di installare agli angoli delle strade dei lumi a gas. Il tentativo di dar luce alle strade era stato fatto da Carlo III, ma con scarso successo perchè i lanternini erano sistematicamente distrutti. A questo punto la geniale idea del parroco di campagna. La spesa, rassicurando i potenti dell'epoca, non sarebbe ricaduta sulle casse del reame, ma, ad occuparsene sarebbero stati i devoti delle stradine che erigendo delle edicole con le immagini di santi, nei pressi delle loro abitazioni, n'avrebbero curato l'accensione.
Testimonianze più antiche si hanno dai ritrovamenti di Ercolano e Pompei dove sono state scoperte bacheche dedicate a divinità pagane, poste agli ingressi delle case e delle ville.
A differenza degli ex voto, le variopinte tavolette offerte ai Santi Protettori come segno di riconoscenza per lo scampato pericolo, le edicole sacre erano edificate come testimonianza di fede e ai piedi del tabernacolo spesso sono collocate le anime del purgatorio. Durante i terremoti, la peste, il colera, l'eruzione del Vesuvio fiorirono altarini e cappelline.
A Palermo sono poste nei crocevia. Sbucano dai vicoli, dagli angoli delle strade, dalle entrate storiche dei palazzi, ricordando l'anima pagana della città. A Roma fanno bella mostra sugli angoli delle strade o all'interno dei palazzi. A Genova, nel 1846 ne parlava Charles Dickens, in "Pictures from Italy". In ardesia dipinta, in marmo o in semplice stucco, gli altarini si affacciano agli angoli degli antichi vicoli medievali, in genovese "carrugi".
Trascurate dalle amministrazioni comunali, fuori dell'interesse della Curia e dalla soprintendenza ai monumenti nel tempo sono state completamente dimenticate. Viceversa se ne sono occupate associazioni culturali e presentate interrogazioni al sindaco; mai una risposta da chi dovrebbe avere cura di un patrimonio certamente minore ma testimonianza di cultura e storia della città.
"Conoscere il centro antico di Napoli scriveva lo storico Roberto di Stefano - non è facile a causa della enorme ricchezza di opere d'arte, di documenti di storia e di testimonianze di vita popolare, presente ovunque, nei vicoli e nelle piazze tra tanta gente, a costituire un ambiente culturale ed umano di enorme interesse e valore". Nelle visite guidate tra chiese, palazzi, guglie si potrebbe inserire una breve sosta presso questi tesori che rischiano di scomparire e risvegliare un maggiore interesse, prima che scompaiano completamente.
mario carillo - Il Roma



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