Roma, 11 febbraio 2016 - La Federlazio ha realizzato la consueta indagine
congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio,
effettuata su un campione di 350 imprese associate. Lo studio ha
riguardato il semestre luglio-dicembre 2015. L'indagine è stata presentata oggi presso la sede
dell'Associazione dal Presidente della Federlazio Silvio
Rossignoli e dal Direttore
Generale Luciano Mocci.
All'incontro sono intervenuti, tra gli
altri, l’Assessore allo Sviluppo Economico e Attività produttive della Regione
Lazio Guido Fabiani e il Presidente
della CCIAA Roma, Lorenzo
Tagliavanti.
Abbandonando le cautele finora adottate, possiamo
affermare che le risultanze della nostra indagine sulle Pmi del Lazio relativa
al 2° semestre 2015 rinforzano i segnali positivi già affiorati nel semestre
precedente.
Il “sentimento” generale dimostra un atteggiamento delle imprese
sempre più propenso a guardare in avanti, verso il superamento di questa
congiuntura e con una immutata fiducia che il sistema economico si possa
rianimare.
Nel corso del secondo semestre 2015 il saldo di opinioni
sull’andamento degli ordinativi
ricevuti dal mercato nazionale migliora
di 19 punti rispetto al
precedente semestre, passando da -13 a +6.
Stesso discorso per gli ordini
ricevuti dal mercato UE che migliora di 16 punti (da -10 a +6) e per quelli dal
mercato Extra-UE: il saldo aumenta di 3
punti (da +15 a +18).
Per quanto riguarda il fatturato, nel II semestre 2015 il
saldo di opinioni recupera 9 punti
ed assume segno positivo (da -6 a +3). Stesso andamento per il mercato UE che
aumenta di 21 punti (da -16 a +5),
mentre è più lieve l’aumento per quello Extra-UE che passa da +17 a +18.
Dopo
due semestri, torna positivo il saldo di opinioni sull’andamento della produzione che, passando da -13 a +2,
recupera 15 punti ed assume segno
positivo.
Il 29,3%
delle imprese ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel II semestre 2015,
percentuale in crescita rispetto al semestre precedente (28%).
La percentuale di imprese che ha
aumentato l’occupazione è invece
rallentata al 18,3%. Attenuandosi
anche la percentuale delle imprese che ha dichiarato di aver ridotto gli organici (dal 19,1% al 14,3%), il saldo migliora passando da
un valore nullo ad un valore positivo (+4).
Un saldo che, negli ultimi tre
semestri, presenta un andamento crescente: da -7 a +4.
L’indagine Federlazio ha rilevato anche le previsioni a breve sui prossimi sei
mesi dalle quali emerge che, per quanto concerne gli ordinativi, i saldi di opinione
mostrano una generale attenuazione.
Sul mercato nazionale il saldo, pur sempre
positivo, scende a +10 dal precedente +13. Mercato UE: da +26 a +20 (diminuisce
di 6 punti). Mercato Extra-UE: da +27 a +16, perdendo così ben 11
punti.
Riguardo le previsioni sull’occupazione per il I
semestre 2016, il saldo atteso perde 5 punti e diventa negativo, passando da +3
a -2. Aumenta invece la percentuale di imprese che ha manifestato l’intenzione
di fare investimenti nella prima
parte del 2016, ora pari al 37,9% rispetto al precedente
33,9%.
Tra le principali problematiche segnalate dagli
imprenditori al primo posto c’è sempre il “ritardo
dei pagamenti da parte dei privati”, indicato nel 28% dei casi, in crescita
rispetto al precedente 27,7%.
Continua a ridursi l’importanza attribuita alla
“insufficienza della domanda” con il 25,8% dei casi (era il 27,2%). Segue il
“ritardo dei pagamenti della PA”, in aumento rispetto al semestre scorso (dal
16,0% al 17,8), il problema della “impossibilità di partecipare agli appalti”
(in diminuzione: da 9,7% a 8,4%). In flessione anche la percentuale di chi ha
indicato la “mancata concessione del credito bancario” (dal 6,8% al 5,3%
attuale).
In sintesi, il problema principale segnalato dalle imprese è dunque
correlato al pagamento dei propri clienti, pubblici o privati, e dalla mancata
concessione/erogazione di credito bancario (complessivamente siamo al 51,1%) più
che dalla scarsità della domanda che incide per circa un quarto dei casi
segnalati (25,8%).
Riguardo invece un giudizio su come stia evolvendo la crisi, dalle
risposte emerge un atteggiamento ancor più propenso all’ottimismo rispetto al
semestre scorso.
Difatti, la percentuale delle imprese che hanno dichiarato che
“al momento non si intravede alcuna via di uscita” è diminuita al 31,2% dal
precedente 41,5%, come è altresì diminuita la percentuale di coloro che hanno
affermato che “il peggio deve ancora venire” (dal 5,9% al 2,4%).
In aumento
invece la percentuale di imprese tendenzialmente più ottimiste per le quali “si
incomincia ad intravedere una luce in fondo al tunnel” (dal 52,5% al
66,4%).
La percentuale di imprese che ritengono di correre
seri rischi di chiusura entro i prossimi sei mesi si è notevolmente
ridotta (14,7% contro il 4,1% di oggi), parimenti quelle che hanno risposto
negativamente sono passate dall’85,6% al 95,9%.
Riguardo quali azioni le imprese intendano porre in
essere al proprio interno per contrastare la crisi, al primo posto le
imprese anche questo semestre hanno indicato il “taglio dei costi di gestione”,
con una percentuale che aumenta dal 24,6% al 26,6%.
Stesso andamento per la
“creazione di nuovi prodotti e servizi” (dal 19,0% al 21,8%). Stabile il
“miglioramento della qualità del prodotto/servizio” (da 18,5% a 18,3%), mentre
diminuisce l’importanza attribuita alle attività “rivolte sui mercati oltre
confine” (da 12,1% a 8,3%).
In flessione anche la percentuale di imprese che ha
indicato la “riduzione del personale” (da 7,8% a 6,0%).
Alla domanda su cosa renda la loro attività meno
competitiva qui in Italia rispetto a quella dei propri concorrenti, le
imprese anche questo semestre hanno indicato al primo posto la “pressione
fiscale”, anche se in lieve flessione rispetto a sei mesi fa (da 30,2% a 28,8%),
seguita dal “costo del lavoro” (che invece aumenta dal 25,4% al 26,4%) e dalla
“complessità normativa e burocratica” (dal 20,9% al
19,8%).
Infine, alle imprese del campione è stato chiesto di
indicare quale azione il Governo regionale dovrebbe mettere al primo posto
per uscire dalla crisi. Anche per questo semestre al primo posto viene
indicata la “riduzione delle tasse su impresa e lavoro” con il 62,6%, sebbene in
flessione rispetto al precedente 66,9%.
Di conseguenza le altre azioni hanno
percentuali quasi irrilevanti: eliminare sprechi PA 11,8%; agevolare concessione
del credito 5,5%; semplificare procedure burocratiche 5,5%; combattere evasione
fiscale 4,7%.
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