LA CRITICA La prima istintiva sensazione che si prova davanti alle tele di Leonelli è che occorra un animo buono per apprezzarne appieno la carica emotiva. Forse è vero! Come è d’altronde vero che di fronte ad una qualsiasi opera d’arte la di- sposizione d’animo risulta determinante ai fini della piena fruizione dell’opera. Il legame che cuce autore, opera e spettatore è un legame dinamico che non può prescindere dagli stati d’animo e che scivola lungo rivi assolutamente imprevedibili e non programmabili. Resta certo che nell’opera di Leonelli, quegli ampi spazi, quelle campiture di cromie riposanti, come appartenenti a certi paesaggi nascosti nelle pieghe più estreme della nostra memoria dell’infanzia, sono uno straordinario strumento di comunicazione; suscitano sentimenti e pensieri di bucolica intensità.L’albero, anzi un albero, sempre quello, una costante nella pittura di Leonelli è lì per una ragione precisa. È la ragione feconda della ricerca di Leonelli. Una ricerca condotta sul filo della sensazione. Per alcuni potrebbe essere simbolo di solitudine o di introspezione meditativa; oppure per altri forse, simulacro dell’altrimenti assente figura umana. Già perché è totalmente assente qualsiasi figura umana, sia essa maschile o femminile; c’è invece l’albero che possiede in sé la forza di entrambi. Ecco che allora l’albero rappresenta noi stessi al centro dello spazio, di uno spazio gradevole e riposante che non entra in conflitto o in contraddizione con il ritmo della nostra vita ma in un certo senso la completa con un aide di contemplazione e di meditazione. Il miglior modo di fruire di un’opera d’arte. Riccardo Rabaglio
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