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mercoledì 17 giugno 2009
"Entro fine luglio via libera al bando per l'autostrada da Roma a Latina"
Pietro Ciucci è presidente di Anas dal 2006, la società partecipata al 100% dal Tesoro, responsabile della gestione delle rete stradale e autostradale italiana di interesse nazionale.
Il presidente di Anas parla di strategie e risorse in campo sul Lazio, ma fa anche un bilancio del suo mandato a un mese dalla scadenza.
Il curriculum: Pietro Ciucci Nato a Roma il 24 ottobre 1950, è Laureato in economia. E stato nominato presidente di Anas il 20 luglio 2006. Ha iniziato la carriera nel 1969 presso Società Autostrade. Tuttora è anche amministratore delegato della società Stretto di Messina. La società Anas è una società per azioni controllata al 100% daL Tesoro. Gestisce la rete stradale e autostradale italiana di interesse nazionale. I ricavi totali sono ammontati a 885,9 milioni nel 2008. Gli utili a 3,5 milioni. La rete viaria a gestione diretta nel Lazio è lunga 594Km (compreso il Grande raccordo anulare). Quella autostradale in concessione è di 385km. Molto è stato fatto in questi tre anni per rendere più efficiente la macchina organizzativa, accelerare l'apertura di nuovi cantieri e la chiusura di altri, migliorare la qualità dei progetti, migliorare i conti economici, aumentare i controlli interni su procedure e materiali. Ma c'è ancora da lavorare per arrivare alla definitiva trasformazione di Anas in una società con autonomia finanziaria. In queesto contesto il Lazio e Roma hanno ua valenza strategica, con infrastrutture decisive in ballo, dall'autostrada Tirrenica, alla Trasversale Nord Civitavecchia-Orte, al corridoio Roma-Latina. Non a caso gli investimenti complessivi in corso o previsti nel Lazio ammontano a 7,9 miliardi.
Con il bilancio 2008 fresco d'approvazione, traccia un bilancio generale e disegna le priorità per il Lazio. Il bilancio 2008 registra un utile di 3,5 milioni rispetto alle forti perdite del 2007. E i ricavi crescono del 13%. Che strategie avete adottato? Anas lo scorso hanno ha chiuso in utile per la prima volta da quando l'azienda nel 2002 è stata trasformata in una spa. Siamo riusciti a centrare l'obiettivo grazie al contenimento di alcuni costi. Le spese per le consulenze, ad esempio, sono scese sotto il milione di euro, rispetto ai 20 milioni del 2005. Con un calo del 60,7% sul 2007. E abbiamo introdotto più flessibilità, con contratti a tempo determinato e il ricorso a molti contratti parttime. L'incremento del fatturato è dovuto soprattutto alla crescita della quota del canone annuo a carico delle società autostradali concessionarie e all'aumento dei ricavi relativi ai sovrapprezi tariffari autostradali. Sia nel 2007 che nel 2008 siamo tornati poi ad essere la prima stazione appaltante d'Italia. Attualmente abbiamo più di 150 cantieri aperti, per lavori da 12 miliardi di euro. Quali sono le criticità nella costruzione e gestione del sistema viario? Abbiamo bisogno di dipendere meno dalle risorse statali e di raggiungere una maggiore autonomia finanziaria, indispensabile per una società come Anas chiamata a fare programmazione a medio, lungo e lunghissimo periodo. C'è necessità di più risorse attinte dal mercato. A partire dai possibili pedaggi diretti su alcuni tratti autostradali a gestione Anas. Sta pensando ad esempio al Grande raccordo anulare di Roma? E un'ipotesi alla quale sipotrà pensare solo a fronte di nuove realizzazioni infrastrutturali. L'esempio del Gra continua ad essere valido, allora, visto che proprio l'Anas si è fatto promotore dell'idea di un raddoppio del grande raccordo. Non si tratta di un raddoppio tout court, ma di un ampliamento graduale, che vedrebbe coinvolti solo alcuni tratti, in un progetto di collegamento integrato con aeroporto e ferrovie. E un progetto al quale stiamo lavorando insieme con il Comune. E che, se dovesse andare inporto, avrebbe come contropartita la probabile introduzione di un pedaggio. Si sono da poco aperti i cantieri del tratto Vetralla-Cinelli della trasversale nord Orte-Civitavecchia. Ed è recente l'approvazione da parte di Anas del progetto definitivo di un altro tratto fino a Monte Romano. Ma mancano 500 milioni per completare la strada fino all'Aurelia. Le risorse si troveranno negli stanziamenti della Legge Obiettivo, tanto pi che non mi sembra sia in discussione la determinazione del governo sul fronte infrastrutture. Ci tengo per a sottolineare l'importanza della partenza dei lavori nel tratto Cinelli-Vetralla, bloccato da anni. Così come è importante il reperimento delle risorse che consentono di mettere in gara lo stralcio funzionale fino a Monte Romano. Il tutto grazie anche al fondamentale apporto della Regione che ha stanziato ioo dei 300 milioni previsti. Anche nel Lazio, come in altre regioni, la Regione ha creato una società mista con Anas, Autostrade del Lazio, per realizzare in project finance l'autostrada a pedaggio Roma-Latina. L'obiettivo era semplificare gli iter e ridurre i tempi. Ma la gara deve essere ancora bandita... Autostrade del Lazio è nata poco più di un anno fa ed ha ereditato un progetto che ha avuto bisogno di essere ridefinito e sottoposto avalutazione di impatto ambientale. Siamo inconferenza dei servizi. Il bando di gara è previsto entro fine luglio. Contiamo di far partire il primo cantiere entro marzo 2010. Eppure i costruttori laziali lamentano iter autorizzativi troppo lunghi, con lievitazione dei costi e ritardi sull'apertura dei cantieri. Come si può ovviare? Un certo lasso di tempo tra la progettazione e l'inizio dei lavori è fisiologico, con inevitabile lievitazione dei prezzi dei materiali. Ma è indubbio che esistono problemi di tempistica, legati soprattutto al consenso sulle opere da realizzare. La condivisione delle popolazioni locali è fondamentale, ma servono tempi certi. Una volta ottenuto il via libera della maggioranza dei soggetti coinvolti, si deve passare alla fase operativa senza pi tornare indietro. Mentre in Italia si tornano a discutere aspetti progettuali anche a cantieri aperti. Quali altre cause dei ritardi? Pesa l'ingente contenzioso. Molte imprese, in caso di mancata aggiudicazione dell'appalto, non esitano a rivolgersi al Tar. Con ricorsi spesso pretestuosi, che comportano l'allungamento dei tempi. Senza contare che, aggiudicato l'appalto, a volte passano mesi dalla consegna dei lavori senza che il cantiere si attivi. Scontiamo una struttura d'impresa spesso debole nel settore costruzioni, con dimensioni e capacità finanziarie limitate. Tanto più in questa fase di difficoltà di accesso al credito.
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