La Cia commenta i dati diffusi dall'Istat relativi al terzo trimestre del 2013: il potere d'acquisto degli italiani crolla dell'1,5 per cento e la situazione economica resta critica. Si riducono tutte le spese, anche quelle alimentari, e nel Mezzogiorno il quadro è sempre più drammatico. Bisogna intervenire con politiche "ad hoc".
Le famiglie riescono ad arrivare a fine mese solo con una feroce cura dimagrante al carrello della spesa, per effetto del calo del potere d'acquisto che nei primi nove mesi del 2013 ha subito una flessione dell'1,5 per cento. La conseguenza è una "spending review" casalinga che non coinvolge soltanto shopping e vacanze, ma spese incomprimibili come il cibo con una riduzione del budget del 4 per cento da inizio anno. E' quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat diffusi oggi.
Oggi la tavola degli italiani è assolutamente "low-cost": il 62 per cento delle famiglie riduce quantità e qualità del cibo acquistato, percentuale che però supera addirittura il 70 per cento nel Mezzogiorno -spiega la Cia-. Inoltre per 6,5 milioni di famiglie i discount sono diventati l'unica alternativa sostenibile per resistere ai colpi della crisi, mentre al Sud la disoccupazione galoppante e la situazione economica fanno sì che un italiano su quattro (il 24,9 per cento) non possa permettersi un pasto adeguato tutti i giorni.
E' chiaro, quindi, che occorre prendere provvedimenti seri di sostegno alle famiglie e rilanciare i consumi -aggiunge la Cia- perché ora il quadro complessivo, al di là delle indicazioni macroeconomiche su una ripresa dell'economia, è quello di un Paese strozzato dalla recessione, dove la gente compra poco anche con i "saldi" e stringe ancora di più i cordoni della borsa per i nuovi rincari, tra Iva, aliquote e carburanti in salita.
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