A lanciare il passo sulla nuova
legge elettorale l’accordo Berlusconi – Renzi che rilancia il Cavaliere a pochi
giorni dalla sua uscita dal parlamento. Una legittimazione sicuramente politica
per il Berlusconi che ritorna sulla cresta dell’onda. Una bozza quella
sottoscritta che rilancia in sistema bipolare onde consentire , a dire dei due
leader, la governabilità. Una condizione
che sembra essere nuova ma che dietro rispecchia anche se in maniera solo speculare ed anomala la decaduta costituzionale della
vecchia legge elettorale. Molte le
similitudini vedi le liste dei candidati bloccate , ancora una volta gli
elettori non voteranno il candidato ma un listino scelto dai partiti. Si mantiene
lo sbarramento al 5% già esistente e chi
si presenta da solo deve raggiungere l’8 % le coalizioni invece dovranno
raggiungere il 12 %. Obbiettivo di questo chiaro bipolarismo è raggiungere il
35% per accaparrarsi il premio del 18%. Tra le novità il ballottaggio tra le
due coalizioni con maggiori voti di preferenza per accaparrarsi il potere
governativo, una soluzione certamente da “Final destination” che pone sicurezza di vittoria ad
uno dei contendenti. Un accordo , quello tra Berlusconi e Renzi che introduce invece un’importante riforma
costituzionale quella della caduta del senato della repubblica che certamente
rappresenta un bel risparmio in termini di spese globali con l’appendice e modifica
del titolo 5° sull’abolizione delle provincie che sembra dare un risparmio
stimato di circa 1 miliardo di euro. Vista la menzione del “modello spagnolo”
cerchiamo di vedere cosa succede nelle principali democrazie europee. In Spagna
vige un sistema proporzionale che si distribuisce in 50 circoscrizioni
corrispondenti alle province , lo sbarramento è del 3% a livello
circoscrizionale, i deputati eletti sono 350. Un sistema che sicuramente
favorisce i grandi partiti ,ma fornisce in alcune zone come la catalogna la
possibilità di avere dei rappresentati
in quanto in quella zona superano lo sbarramento del 3%. Un modo per dare a tutti una rappresentatività. Anche in spagna
esistono le liste bloccate. Altra democrazia è quella della Germania dove il
sistema elettorale scinde nella scheda il voto del candidato da quello del partito,condizione
che permette al semplice cittadino di entrare in parlamento anche non facendo
parte di nessun partito. Il partito che ha ottenuto il 25% dei "secondi voti"
avrà anche il 25% dei deputati nel Bundestag
(la prima camera del parlamento), un'altro partito che ha il 9% dei "secondi voti"
avrà il 9% dei deputati, etc. In realtà
le percentuali in parlamento sono leggermente diverse perché non entrano i
partiti che hanno ottenuto meno del 5% dei voti. Una differenza rispetto al
voto italiano è il voto per lettera che ha rappresentato il 21% dei votanti
alle ultime elezioni tedesche. La Francia ha un sistema semipresidenziale in
cui il potere esecutivo viene diviso tra il presidente ed il primo ministro che
viene nominato dal presidente eletto a suffragio popolare. La Francia ha due
camere Senato e Assemblea Nazionale, il
primo viene eletto a livello locale in pratica è il senato delle regioni,
mentre l’assemblea nazionale viene
eletta con il sistema maggioritario puro ed ha 577 deputati, vince il partito
che ottiene un quarto delle preferenze a livello regionale gli altri che
raggiungono il 12,5% vanno al ballottaggio. Il mandato del presidente è di 5 anni ed è previsto il ballottaggio, mentre il
mandato del senato è di 3 anni. Infine altra democrazia da menzionare è l’Inghilterra
che vota con un maggioritario puro e con un’ampia rappresentanza di partiti ,
esistono due camere la camera alta eletta dalla regina e la camera bassa cioè
quella dei comuni che elegge 646 deputati ed ha il più ampio peso legislativo.
Questa forma democratica è applicata in tutti i paesi del Commonwealth tra cui
ricordiamo l’India ,l’Australia,la Malesia,l’Irlanda,la Nuova Zelanda e Singapore.
L’Italia pro Renzi –Berlusconi dovrà scegliere come far votare gli italiani alle
prossime elezioni ,cercando di dare al sistema rappresentatività e sicurezza di
vittoria da parte delle coalizioni in competizione.
Di Maurizio Cirignotta
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