L’analisi
delle pubblicazioni sul Remote
Sensing nel periodo
1991-2010 vede l’Italia al
settimo posto mondiale e il
Cnr settimo tra le istituzioni
di ricerca, primo degli
europei. La misura a
distanza grazie a
satelliti e velivoli è uno dei
settori più innovativi e
ricchi di applicazioni
potenziali, soprattutto nel
settore ambientale
Il telerilevamento
o Remote
Sensing permette di
ricavare informazioni
sull'ambiente a
distanza misurando la
radiazione elettromagnetica
emessa dalle superfici indagate.
Un sistema innovativo,
soprattutto grazie allo sviluppo
di satelliti e sistemi
satellitari che consentono
l'osservazione della Terra dallo
spazio, ma anche a immagini e
dati raccolti da velivoli di
vario tipo.
L’eccellenza della ricerca italiana
nel settore, già ben nota tra
gli addetti ai lavori, è stata
ora confermata e quantificata
dalla rivista ‘Scientometrics’,
che nell’articolo ‘Global remote
sensing trends during 1991-2010:
a bibliometric analysis’ di
Yanhua Zhuang
e altri prende in considerazione
varie banche dati - Science
Citation Index, Social Sciences
Citation Index e altre – in cui
sono state identificate 48.754
pubblicazioni nel periodo
1991-2010, che ha conosciuto
importanti sviluppi tecnologici
e applicativi: integrazione di
Remote Sensing e Gis, Landsat,
Lidar, radar, Sar.
Nella classifica per nazioni,
l’Italia si pone per lavori
pubblicati al settimo posto,
dopo Usa, Cina, Uk, Francia,
Germania e Canada. Per quanto
riguarda le strutture di
ricerca, anche il Consiglio
nazionale delle ricerche (Cnr) è
al settimo posto mondiale per
articoli pubblicati sul Remote
Sensing dopo sei istituzioni Usa
– nell’ordine: Nasa, Caltech,
University of Maryland, Noaa,
University of Colorado - e la
Chinese Academy of Sciences,
seconda. Dopo il Cnr, la seconda
struttura europea è il Cnrs
francese, che si colloca al
sedicesimo posto.
“Il successo del Cnr si basa sulla
capacità di coprire l’intera
filiera del telerilevamento a
partire dagli sviluppi
strumentali, alla gestione dei
dati, mettendo insieme esperti
di telerilevamento e del settore
applicativo: rischi naturali,
sicurezza, agricoltura, qualità
dell’ambiente, archeologia, beni
culturali, meteorologia”, spiega
Enrico Brugnoli, direttore del
Dipartimento Scienze
del sistema Terra e
tecnologie per l'ambiente del Cnr. “L’Ente opera su una gamma
molto ampia di sensori e
piattaforme, combinando le
informazioni da remoto con
quelle derivanti da dati al
suolo, specialmente nello studio
del suolo, della vegetazione e
del cambiamento climatico”.
Il Cnr investe risorse significative
nel settore, dove ha sviluppato
un sistema infrastrutturale che
comprende tra gli altri: un
sistema di campi sperimentali,
quali Osservatorio Atmosferico
‘Ciao’ di Tito Scalo e Stazione
‘Ottavio Vittori’ sul Monte
Cimone, le stazioni polari in
Antartide e Artide, la Stazione
Piramide sull’Everest, navi
oceanografiche, piattaforme
aeree, mezzi mobili di
emergenza, sistemi di ricezione,
processamento e archiviazione
dei dati satellitari. “Un
posizionamento internazionale
che può dare un grande
contributo alla competitività
dell’Italia in questo settore,
indicato come uno di quelli
prioritari dell’Unione Europea”,
prosegue Brugnoli.
“I dati esaminati confermano la
qualità della ricerca del Cnr,
nonostante i problemi e
l’esiguità delle risorse a
disposizione. È un
riconoscimento importante che
inorgoglisce e premia il nostro
impegno, ma al tempo stesso
invita a riflettere
sull’emergenza che dobbiamo
affrontare, sul bisogno di
favorire il cambio generazionale
e assicurare continuità alle
ricerche anche attraverso un
piano straordinario di
assunzioni”, osserva il
presidente del CnrLuigi
Nicolais. “La ricerca è un
investimento, rende più ricco il
Paese, riorienta e innova i
sistemi produttivi, crea
opportunità di lavoro. Essere
riconosciuti quale riferimento
di eccellenza in un settore
avanzato e trasversale come il
remote sensing, che trova
applicazione in numerosi campi -
dallo spazio all’agricoltura,
dal clima alla sicurezza
ambientale - conferma
il ruolo chiave del Cnr nei
grandi progetti comunitari”.
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