- la temperatura in Italia è aumentata quattro volte di più rispetto al resto del mondo;
- nell'ultimo secolo, le piogge sono diminuite del 5%;
- il fenomeno della desertificazione non interessa solo il Sud Italia, bensì anche aree della Pianura Padana;
- i ghiacciai italiani hanno subito una riduzione del 50%.
Non c'è molto da stare allegri.
Occorre rimboccarsi le maniche e comprendere finalmente che politiche e strategie che prendono in considerazione, all'atto della pianificazione delle risorse, i criteri di salvaguardia ambientale, non devono necessariamente essere "difensive", ma possono e devono essere di "attacco".
Mi spiego: la tutela ambientale non deve essere vista come un intralcio allo sviluppo ed alla crescita. Anzi, deve essere, semmai, il contrario.
Adottare politiche ambientali non significa necessariamente "giocare in difesa".
L'immagine che mi viene in mente, al riguardo, è quella di una squadra arroccata in difesa, timorosa perfino di mettere il naso oltre la linea di centrocampo. E cosa succede in questi casi? Succede che la squadra che pensa solo a difendersi, finisce poi col perdere.
Lo sviluppo, invece, di una strategia che inserisca le componenti ambientali nel processo di pianificazione, costituisce la premessa per un nuovo modello di crescita, forse meno impetuosa, meno rapida di quella che ci ha accompagnato per tutto il secolo scorso, ma che probabilmente sta smarrendo la propria forza propulsiva. Una crescita forse più graduale, che coinvolgerà un maggior numero di soggetti. Un nuovo modello, che è anche l'unico possibile, oggi.
Per finire, una nota di speranza: l'iniziativa dell'APAT di organizzare una Conferenza Junior alla quale parteciperanno 100 giovani delle scuole superiori.
Nessun commento:
Posta un commento