COMUNICATO STAMPA
Il CIPSI plaude all’impegno di arrivare a riconoscere il diritto all’acqua annunciato dal presidente eletto della 63ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite - Miguel d’Escoto Brockmann.
Il presidente CIPSI Guido Barbera, nel ringraziarlo, chiede alle Nazioni Unite
di assumersi la responsabilità della tutela e della disponibilità dell’acqua per l’intera umanità, mettendo fine al mercato creato dalle multinazionali.
Parigi, 8 settembre 2008 – Si è conclusa con grandi speranze la 61° edizione della Conferenza delle Nazioni Unite DPI/ONG, che si è tenuta a Parigi per commemorare il 60mo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani.
Ingrid Betancourt ed il presidente eletto della 63ma Conferenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si inaugurerà il prossimo 18 settembre, il nicaraguense Miguel d’Escoto Brockmann, hanno ridato un volto umano alle Nazioni Unite e speranze concrete per il futuro dell’umanità intera, ha dichiarato il presidente CIPSI Guido Barbera.
Dopo il lancio della lettera appello alle Nazioni Unite per conoscere i motivi concreti per cui non si vuole riconoscere il diritto all’acqua, presentata da Barbera a nome del CIPSI, del VIDES Internazionale, della Fondazione Mitterand France Liberté e di molte altre associazioni che l’hanno sottoscritta, siamo felici – ha dichiarato Barbera in chiusura dei lavori – della constatazione da parte del presidente eletto della prossima Assemblea Generale, Miguel d’Escoto Brockmann, che “ci sono alcune lacune oggi nella Dichiarazione dei diritti umani che devono essere colmate, come il diritto all’acqua, e che sarà suo impegno personale colmare queste lacune”.
Il CIPSI seguirà con attenzione l’impegno del presidente eletto, affinché possa concretizzarsi nel più breve tempo possibile.
Barbera chiede inoltre alla 63ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite di rispettare il loro ruolo di garanti dei diritti di tutti e dei beni comuni dell’intera umanità, assumendo in proprio la responsabilità di Dichiarazioni Universali per l’acqua e creando un luogo preposto alla tutela dei beni comuni dell’intera umanità, a partire dall’acqua.
Le grandi compagnie multinazionali che dipendono molto dall'acqua dolce come Nestlè, Danone, Pepsi, Coca Cola e le aziende private dei settori che utilizzano l'acqua non hanno nessun tipo di mandato e di delega dei cittadini ad appropriarsi, gestire e tutelare un bene comune così importante e alla base della vita umana stessa. Le Nazioni Unite – ha concluso Barbera - sono le uniche che possono definire ed approvare un patto mondiale dell’acqua per conto di tutti i cittadini.
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