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mercoledì 18 novembre 2009

SOMMERSI DAI RIFIUTI, NON TUTTO IL MONDO È PAESE

PRESENTATI A MILANO I DATI DEL PANORAMA MONDIALE DEI RIFIUTI 2009: UNA FOTOGRAFIA DEL FENOMENO A LIVELLO GLOBALE

4 miliardi di tonnellate di rifiuti prodotte ogni anno nel mondo: Europa e Stati Uniti guidano la classifica dei maggiori produttori di “scarti”.
L’Italia insieme a Grecia, Ungheria e Slovenia tra i paesi in cui il 50% dei rifiuti finisce ancora in discarica

16 novembre 2009
4 miliardi di tonnellate prodotte ogni anno: le cifre da capogiro del fenomeno rifiuti nel mondo
4 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani e industriali prodotti ogni anno a livello globale, oltre 650 chilogrammi per ogni abitante del pianeta, con una netta prevalenza dei Paesi occidentali.
Sono questi alcuni dei dati che emergono dal Panorama mondiale dei rifiuti 2009, il primo studio sistematico sulla produzione e lo smaltimento dei rifiuti a livello internazionale, realizzato dal Gruppo Veolia, in collaborazione con Philippe Chalmin dell’Università di Parigi-Dauphine, e presentato oggi all’Università Bocconi di Milano nel corso del convegno “Rifiuti: dalla paura alla consapevolezza”.
I numeri sono impressionanti, soprattutto se si considera che dei 4 miliardi di tonnellate prodotte, ne vengono raccolti ogni anno poco più della metà, circa 2.74 miliardi di tonnellate. Parliamo di rifiuti urbani (1,7 miliardi di tonnellate), compresi quelli domestici e commerciali (scarti alimentari, carta, vetro, plastica, scarti tessili, piccoli e grandi apparecchi elettrici ed elettronici), ma anche di rifiuti industriali, soprattutto dell’industria manifatturiera, compresi quelli classificati come pericolosi (circa 2 miliardi di tonnellate).

Stima dei rifiuti prodotti e raccolti nel mondo (Panorama mondiale dei rifiuti 2009)
                                                   Quantità prodotte (t/anno)            Quantità raccolte (t/anno)
Rifiuti urbani                                                  Da 1,7 a 1,9 miliardi                                      1,23 miliardi
Rifiuti industriali non pericolosi                Da 1,2 a 1,67 miliardi                                        1,2 miliardi
Rifiuti industriali pericolosi                                         490 milioni                                         300 milioni
Totale                                                                 Da 3,4 a 4 miliardi                                      2,74 miliardi

Più ricchezza = più rifiuti. Stati Uniti ed Europa in cima alla lista nera dei principali produttori
Entrando più nel dettaglio è un dato a balzare subito agli occhi: il primato di maggiori produttori di rifiuti urbani a livello mondiale sono gli Stati Uniti con 226 milioni di tonnellate l’anno, seguiti dall’Europa con oltre 225 milioni di tonnellate e dalla Cina, che pur contando su una popolazione più che doppia, produce poco più della metà dei rifiuti urbani (148 milioni di tonnellate).
Cifre che confermano l’equazione più ricchezza uguale più rifiuti e che pongono serie riflessioni su come arginare il fenomeno dell’extra-produzione di rifiuti in una contesto di crescente urbanizzazione e progressivo incremento demografico (nei prossimi 30 anni la popolazione del pianeta raggiungerà i 10 miliardi).
 
L’Italia: 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotte ogni anno, 550 chilogrammi pro capite
In questo contesto l’Italia non fa eccezione.
Ogni anno nel nostro Paese vengono prodotte oltre 32,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, quasi 550 chilogrammi pro capite. Ma non solo, ancor di più sono i quantitativi di rifiuti generati dal settore industriale (36,5 milioni di tonnellate di cui 3,5 milioni di rifiuti pericolosi) e dal settore edile (52,3 milioni di tonnellate).
Ma se a livello di quantità prodotte non ci discostiamo molto dagli altri paesi europei (la Francia produce 34,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, la Spagna 25,5 milioni di tonnellate, la Germania 39,6 milioni di tonnellate, il Regno Unito 45,3 milioni di tonnellate) è al livello di modalità di gestione e smaltimento che l’Italia dimostra lacune e arretratezze.
 
                                                   Paesi
                                                   Italia         Francia         Germania           Spagna         UK
Popolazione (milioni)                   58,8               63,4                  82,5                 44,2          60,7
Reddito pro capite (€)              23.929           27.578              26.812             21.200         30.634
Rifiuti pro capite (kg)                     548               577                   566                  583          515
Riciclaggio
e compostaggio                            
42%             31%                 50,4%                41%         24,8%
Discarica                                       48%             36%                17,6%                 51%         59,8%
Valorizzazione termica                 10%              33%                 24,6%                  8%          7,7%

 

15 milioni di tonnellate di rifiuti in discarica ogni anno, senza alcun recupero di materia o energia
Ogni anno in Italia finiscono in discarica 15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, il 48% del totale prodotto e oltre il 65% dei rifiuti raccolti: di questi, buona parte viene interrata senza trattamento preventivo. Un serio rischio per l’ambiente e uno spreco inutile di risorse.
Se, infatti, è vero che sono state avviate a riciclaggio e compostaggio nel 2007 13,5 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 42% del totale, è altrettanto vero che la quota destinata a valorizzazione energetica ammonta solo al 10%.
Un dato, quest’ultimo, in netta controtendenza rispetto a quello relativo ad altri paese europei caratterizzati da spiccata sensibilità ambientale, dove il mix gestionale è meno sbilanciato verso la discarica e più orientato al recupero di materia e di energia dai rifiuti. In Francia, infatti, il 33% dei rifiuti viene termovalorizzato e il 31% riciclato; in Germania il 24,6% è termovalorizzato e il 50,4% riciclato; in Svezia il 46,8% viene termovalorizzato e il 47,2% riciclato; in Belgio il 36,3% è termovalorizzato e il 58,7% riciclato; in Danimarca il 54% viene termovalorizzato e il 41% riciclato.
Dal raffronto dei dati raccolti nel Panorama mondiale dei rifiuti 2009, invece, l’Italia guida un gruppo di paesi come la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Grecia, la Slovenia e il Portogallo, caratterizzato da un ricorso alla discarica - controllata e non - vicino al 50%.
 
Fondamentale ripensare un nuovo modello di gestione integrata dei rifiuti
Oggi abbiamo di fronte due scelte radicalmente opposte – ha dichiarato Jean-Marc Janailhac, presidente di Veolia Servizi Ambientali - continuare a seppellire i rifiuti che produciamo, nascondendoli alla vista e saturando l’ambiente coi nostri scarti, oppure ripensare il modo in cui concepiamo e quindi gestiamo i rifiuti: non più scorie di cui sbarazzarsi senza pensare al futuro, ma risorse da valorizzare”.
“Per fare questo
– ha concluso Janailhac – dobbiamo ragionare su un nuovo modello di gestione in cui all’abbandono in discarica si sostituisca il recupero e la valorizzazione di materia ed energia dai rifiuti. L’esperienza di paesi come la Germania, la Francia e i paesi scandinavi, dimostra che la promozione di politiche serie e strutturate nel medio lungo termine, può essere la chiave per il superamento dello stallo normativo e gestionale in cui l’Italia si trova da tempo”.

Una proposta concreta: rendere obbligatoria la termovalorizzazione al pari della raccolta differenziata
L’invito a un maggior impegno politico da parte delle istituzioni per superare definitivamente l’emergenza rifiuti è arrivato anche dal prof. Andrea Gilardoni dell’Università Bocconi.
Per avviare a soluzione definitiva il problema dei rifiuti in Italia – ha dichiarato Gilardoni - occorre puntare con forza sul binomio raccolta differenziata e termovalorizzazione. Una scelta che in Lombardia si è rivelata vincente. Per fare questo, a livello nazionale, però, Governo e Parlamento dovrebbero impegnarsi ad adottare norme che obblighino la valorizzazione energetica di una quota parte dei rifiuti prodotti nelle regioni, dal 30% al 40%, come avviene per la raccolta differenziata”.
“Dobbiamo sgomberare il campo da pregiudizi infondati, spesso sobillati da interessi di parte
– ha concluso Gilardoni - anche l’Istituto Superiore di Sanità conferma che ormai lo sviluppo tecnologico ha pressoché eliminato i rischi ambientali legati a questa opzione di trattamento dei rifiuti che ad oggi risultano di gran lunga inferiori a quelli delle gestioni illegali e anche delle discariche”.

Veolia Environmental Services è la divisione di Veolia Environnement responsabile delle attività relative alla gestione dei rifiuti urbani ed è l’unico operatore al mondo in grado di fornire una gamma completa di servizi per lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi. L’azienda è attiva, oltre che nella gestione dei rifiuti urbani, nei relativi servizi logistici (raccolta, manutenzione, pulizia e gestione dei flussi) e nel riciclaggio dei materiali. Veolia Environmental Services ha generato ricavi nel 2008 per 10,1 miliardi di euro. www.veoliaes.com <http://www.veoliaes.com/>
 
Veolia Environnement è leader mondiale nella fornitura di servizi ambientali. Con oltre 319 mila dipendenti la Società opera in tutto il mondo fornendo soluzioni su misura in grado di soddisfare le esigenze delle municipalità e degli enti industriali in quattro settori complementari: le gestioni dell’acqua, dei rifiuti, dell’energia e del trasporto merci e passeggeri. Veolia Environnement ha registrato nel 2008 un fatturato di 36,2 miliardi di euro. www.veolia.com <http://www.veolia.com/>



Per informazioni:
Fabio Belfiori, 06 441640316 – belfiorif@hkgaia.com
Monnalisa Martini, 06 441640304 – martinim@hkgaia.com

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