Le donne e la sensualità secondo Araki. Roma celebra il maestro giapponese
come la serie Bondages, che l'ha reso celebre: donne nude, legate, appese. E serene
Araki Gold è divisa in alcune sezioni. Come Ginza, le immagini scattate negli anni Sessanta nel quartiere di Tokyo. I volti sono quelli dei giapponesi di ogni età impegnati in una difficile ripresa economica dopo i disastri della Seconda Guerra Mondiale. Disperazione ma anche sorrisi sui volti tra la folla nelle strade, siano bambini, manager, giovani o ricche signore in giro per shopping. Quasi a voler dimostrare di essere, nonostante Hiroshima e Nagasaki, vivi e autentici.
A celebrare l'Araki più celebre c'è la sezione Bondages, alla quale il maestro deve la fama mondiale. Le donne in abiti tradizionali nipponici appese con corde a travi, o ad alberi in giardini privati, si mostrano nude in pose che in altri Paesi sarebbero pornografiche. Araki le vede invece come armoniosi "oggetti" domestici, nel recupero di un costume che è una medaglia: una faccia è il predominio del maschio, l'altra la cultura della geisha.
I corpi piegati che pencolano tra giri di corda e nodi davanti a una stampa d'epoca o sui tatami sono episodi di vita quotidiana. Non c'è violenza né compiacimento: nella pornografia occidentale i volti tradirebbero la sofferenza, mentre le modelle di Araki sembrano impegnate in un difficile esercizio ginnico e questo disinnesca l'erotismo, lo attenua a favore di una generica bellezza.
Il richiamo alla tradizione è forte in Noble Series, quindici immagini di nobili famiglie giapponesi che mostrano le proprie ascendenze, in sintonia di spirito con quello che un tempo era l'Impero del Sol Levante. Foto che mostrano, nei particolari, un Giappone che va scomparendo, mentre in quei volti esiste ancora l'antico rigore che ha affascinato il mondo occidentale, con le storie di invincibili samurai.
In Famous People, che raccoglie immagini di personaggi famosi ritratti da Araki nel corso degli ultimi quindici anni, si rivela l'abilità del maestro nell'interpretare lo spirito artistico di chi posa per lui, da Takeshi Kitano a Bjork. Mentre le trenta immagini della serie Families introducono l'aspetto che lega Araki alla gente comune, alla sua città, al bisogno di girare per le strade in cerca di soggetti da fotografare. Splendida la notte di Tokyo che non diventa mai notte in Color Rays, con la città inseguita nelle strade dalle insegne colorate, dai maxischermi pubblicitari, vita che non si ferma.
Come le luci di Tokyo, la vita per Araki è lo scorrere interminabile di immagini. Vive, scatta e, intorno, i suoi assistenti lo ritraggono. Ne scaturisce un lavoro ciclico e senza soste. E' l'Araki più concettuale, a raffica, di questi anni, come dimostrano le altre sezioni, tra cui le cinquemila foto da Polaroid che creano una specie di maiolicato nella sala, più che una esposizione di immagini. Così, in occasione dell'inaugurazione della mostra, la sua modella preferita (e fidanzata) Kaori ha danzato fino a denudarsi completamente mentre lui la seguiva con la sua macchina. Quegli scatti sono diventati, subito dopo, parte della mostra stessa.
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