Secondo la Cia, più di 2 italiani su 10 non compreranno i dolci tipici della festività, mentre cresce il numero di chi opta per i prodotti industriali (il 51%) e di chi farà tutto da sé in cucina (+12%). D’altra parte i rincari dei prezzi, insieme alle difficoltà economiche e alla concomitanza di Pasqua con ponti e fine del mese, incidono pesantemente sui consumi.
Nell’ennesima Pasqua sotto il segno dell’austerity, con i consumi alimentari fermi al palo e i budget di spesa “tagliati” dalla crisi, anche la tradizione delle colombe e delle uova di cioccolato comincia a essere intaccata. Quest’anno oltre 2 italiani su 10 (il 23 per cento) non acquisteranno i dolci simbolo della festa, mentre chi lo farà si orienterà decisamente verso i prodotti industriali venduti nelle catene della Gdo (il 51 per cento) e solo il 26 per cento opterà per “soluzioni” artigianali da pasticceria. E’ la stima della Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Più che al palato e alle consuetudini pasquali, insomma, i consumatori guarderanno al portafoglio. Tanto più che oggi quasi due famiglie su tre si trovano a subire non più la sindrome della quarta settimana, ma quella della terza -spiega la Cia- e il fatto che Pasqua cade quest’anno il 20 aprile e prima di due ponti ravvicinati con partenze programmate riduce ancora di più il budget “straordinario” per la festa.
Non aiuta gli acquisti neanche l’andamento dei prezzi al dettaglio, con aumenti medi del 3-4 per cento per i due prodotti tipici, soprattutto per le colombe di marca -osserva la Cia- mentre restano stabili i listini di quelle senza “marchio”: il prezzo, assolutamente “low-cost”, rimane compreso tra i 3,65 e i 4 euro.
La conseguenza di questi rialzi e della “spending review” delle famiglie sulla tavola a causa della situazione economica -sottolinea la Cia- è un calo stimato dei consumi di uova di cioccolato e colombe del 9 per cento circa, in parte compensato dall’incremento dei dolci “fai da te” (+12 per cento) come la pastiera napoletana o la scarcella di Pasqua pugliese.
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