L’Europa a rischio colonizzazione
La Cia in Expo lancia l’allarme
“Sempre meno giovani in agricoltura
in dieci anni si rischia di perdere metà della produzione”
La
Commissione di Bruxelles considera un’emergenza il fatto che per ogni
10 imprese che vengono abbandonate solo una riprende la coltivazione.
Più fondi per evitare la desertificazione delle campagne
Milano 5 maggio 2015 – L’Europa
è a rischio colonizzazione: fondi comuni d’investimento cinesi e
americani sono pronti a comprare le terre che vengono abbandonate e il
Vecchio Continente rischia seriamente di diventare vittima del “land
grabbing” perdendo nel giro di un decennio metà della sua produzione
agricola. L’allarme è stato lanciato dalla tavola rotonda “Giovani: il
vivaio da coltivare per far crescere il Paese” e subito raccolto dalla
Commissione Europea che ha annunciato nuovi fondi per incentivare il
ritorno dei giovani all’agricoltura.
In
apertura del convegno che segna la prima giornata di Cia in Expo e che
porta finalmente gli agricoltori a diventare i protagonisti
dell’Esposizione universale, il presidente della Confederazione italiana
agricoltori Dino Scanavino ha rivendicato la necessità “di assicurare
reddito agli agricoltori per restituire loro la dignità sociale e la
centralità che hanno nel mondo attraverso l’affermazione del ruolo
multifunzionale dell’agricoltura”. Scanavino ha ricordato come l’impegno
di Cia sia fondato su quattro pilastri: la sicurezza alimentare, la
tutela della biodiversità, la cooperazione internazionale e soprattutto
l’incentivo e il sostegno ai giovani a farsi imprenditori agricoli.
“Il
Paese -ha detto Scanavino- è con l’Expo al centro di una sfida
straordinaria: quella di interrogarsi sul benessere futuro che può
essere assicurato solo se si dà più valore alla terra, al ruolo degli
agricoltori e si sostiene la crescita colturale e culturale
dell’attività agricola per la costruzione di uno sviluppo durable cioè
sostenibile e duraturo che solo la valorizzazione della biodiversità
assicura. Per questo -ha sottolineato- la Cia è main partner del
Biodiversity Park, per questo la Cia ha scelto per la sua prima giornata
di presenza in Expo di affidarsi ai giovani.”
Ma
subito è risuonato un pesante interrogativo: se il tema dell’Expo è
nutrire il pianeta energie per la vita per l’Europa questa sta
diventando un’emergenza.
E’
toccato a Matteo Bartolini presidente dei giovani agricoltori europei
(oltre 2 milioni d’imprese in 25 paesi dell’Unione) lanciare l’allarme.
“Noi -ha evidenziato- stiamo parlando di sostenibilità, ma la prima
sostenibilità che deve essere assicurata è quella dell’impresa agricola.
Ai giovani è stato chiesto di produrre di più con meno e questa sfida i
giovani l’hanno raccolta. Sappiamo che le imprese agricole condotte
dagli under 35 sono più estese, hanno più capacità produttiva, hanno
maggiore attenzione al biologico e all’ambiente. Ma sappiamo anche che
oggi solo il 7,5% delle imprese agricole europee è condotta da giovani
imprenditori mentre il 30% delle coltivazioni è portata avanti da
agricoltori con più di 65 anni. Il dato più allarmante -ha continuato
Bartolini- è però che solo un’azienda su 10 di quelle che cessano viene
rilevata e portata avanti da un giovane agricoltore. L’Europa sta
perdendo terra coltivata e ci sono già pronti fondi comuni
d’investimento di tutto il mondo a comprare queste terre. Perché i cibo
sarà i business del futuro, ma se subiamo il “land grabbing” la
biodiversità che oggi vogliamo tutelare domani non ci sarà più. E’ del
tutto inutile che si dica che l’agricoltura del futuro è in mano ai
giovani se i giovani non trovano spazio del presente. Se non ci siamo
oggi come faremo ad esserci domani?”
Un
allarme che è stato subito raccolto dalla Commissione Europea nelle
parole di Ricard Ramon Y Samoy che ha confermato: “E’ vero: sappiamo che
stiamo perdendo terra coltivata e sappiamo anche che le giovani imprese
non rappresentano più del 7% di tutta l’agricoltura europea. Per questo
abbiamo creato dei fondi ad hoc per il sostegno e l’incentivo
dell’impresa agricola giovane. Ci sono contributi fino a 70 mila euro
per l’acquisto dei terreni e contributi sostanziosi per gli investimenti
e tutti i fondi per lo sviluppo rurale assegnano corsie preferenziali
alle imprese agricole giovani. La Commissione Europea -ha ribadito Ramon
Y Somoy- è impegnata nella nuova politica economica su tre fronti:
occupazione, crescita, investimenti e assegna all’agricoltura giovane un
ruolo di primo piano nel rilancio dell’economia europea”.
Tendenze
confermate anche da Fabio Del Bravo di Ismea che ha sottolineato come
“ci sono fondi a tasso zero per investimenti in aziende agricole giovani
che possono essere attivati fino a un milione e mezzo per azienda.
L’Ismea è impegnata a sostenere la giovane impresa agricola che è un
modello di agricoltura evoluta: più produttiva, ma anche più rispettosa
dell’ambiente, più impegnata nella ricerca e a maggiore valore aggiunto.
E infatti quando misuriamo l’indice di fiducia degli imprenditori
agricoli vediamo che i giovani sono quelli che più convintamente e
positivamente guardano al futuro”.
Ma
bisogna che i giovani trovino spazio in agricoltura. E’ questo il
monito lanciato da Maria Pirrone, presidente nazionale di Agia
(l’associazione dei giovani imprenditori aderenti a Cia) che è tornata a
rivendicare “equità per chi lavora la terra, equità che significa
intelligenza, che significa fertilità dei suoli, che significa qualità,
ma che prima di tutto significa possibilità concreta d’intraprendere”.
Finalmente
l’Expo grazie ai giovani della Cia ha cominciato ha parlare con la voce
degli agricoltori. Ed è una voce forte e fresca. Sempre nel corso
dell’incontro “Giovani: il vivaio da coltivare per far crescere il
Paese” sono state presentate alcune start up di giovani imprese agricole
(saranno 25 quelle che Cia proporrà in Expo) e così si è scoperto che
esiste il caseificio da concerto -un casello per la produzione di
Parmigiano Reggiano animato da dj e da performance artistiche per
enfatizzare il valore del prodotto e il piacere di gustarlo- la fattoria
delle fiabe dove si narra la terra rievocando le tradizioni, un nuovo
modo di fare florovivaismo recuperando i fiori dimenticati, una cantina
che si trasforma in narrazione del mito di Bacco e poi la Fattoria
Sportiva (di cui è testimonial l’olimpionica Gabriella Dorio), la
Fattoria che si fa scuola. E’ quell’agricoltura giovane che cerca nuovi
orizzonti per evitare che l’Italia, ma anche l’Europa, debba da qui a un
decennio misurarsi con il deserto dei campi.
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