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lunedì 8 settembre 2008

Il ritorno degli xenotrapianti

COMUNICATO 08/09/08


IL RITORNO DEGLI XENOTRAPIANTI …
(Risposta al prof. Robert Winston)



A partire dagli anni ’90 il trapianto di organi di animale nell’uomo (xenotrapianto) è stato rilanciato, con cadenza ciclica, come proposta innovativa per la soluzione dei nostri mali, in svariate parti del mondo (in particolare: negli Stati Uniti, con Thomas Starzl a Pittsburg; in Italia, con Marcello Cortesini, e in Inghilterra).
Il Comitato Scientifico EQUIVITA ritiene che ad ognuno di questi rilanci si siano regolarmente trascurate almeno quattro informazioni rilevanti.

1) Dei numerosi tentativi già fatti nessuno è mai riuscito. Tutti i trapiantati, sia uomini che animali-cavia, sono morti in seguito a terribili agonie.

2) Il pericolo (oggi citato nella stampa) di vaste epidemie che potrebbero diffondersi nella popolazione umana anche con un solo xenotrapianto (i virus latenti nell’animale acquistano facilmente nuova virulenza per effetto degli immunosoppressori) ha indotto il governo inglese a prevedere l’obbligo di una dichiarazione da sottoscrivere per il candidato allo xenotrapianto in cui egli si sarebbe impegnato a non avere figli, a rendere noto ogni suo rapporto sessuale e ad essere disponibile, se necessario, al confinamento. Il passo successivo fu un divieto del Governo inglese a procedere in questa sperimentazione. Tali divieti si sono ripetuti in altri paesi.

3) il pericolo più grave è quello che riguarda il paziente. Esso va ben oltre quello del rigetto. Lo xenotrapiantato diventa, come da definizione di Thomas Starzl, una “chimera post-operatoria” (e andrebbe comunque ricordato che la dichiarazione UNESCO sul Genoma Umano vieta la creazione di chimere umane). Come dimostrano gli studi scientifici eseguiti, le cellule dell’animale si diffondono in tutto il suo corpo (un’altra squadra di ricercatori statunitensi diretta da David Sachs proponeva infatti di far precedere il trapianto d’organo da un trapianto di midollo osseo dell’animale per rendere il paziente “più compatibile”). Di conseguenza lo xenotrapiantato sarà uomo solo al 90% (o 95%, o 80%?). Con quali conseguenze? Di certo l’organo d’animale trapiantato nell’uomo non si comporta come un organo isolato, come un nuovo radiatore in una macchina …

4) Nessuno sembra inoltre valutare il problema etico legato a questa inquietante breccia aperta nella barriera tra le specie. Poiché le cellule animali si annidano ovunque, la linea di confine tra maiale e uomo viene cancellata. Come sarà modificata l’identità stessa dell’essere umano? Chi dichiara, in difesa di questa tecnologia, che esiste una barriera sangue-cervello, trova molti scienziati contrari a tale tesi. Essi ritengono che non sia possibile scindere il cervello dal resto del corpo.
E quale sarà inoltre il numero di geni umani che, nel tentativo di “umanizzarlo” al massimo, si potranno introdurre in un animale prima che anch’esso diventi chimera umana, magari con diritti civili … ?

Gli investimenti colossali fatti nella ricerca sugli xenotrapianti, voluti soprattutto dagli interessi delle industrie biotech, sempre alla ricerca di nuovi mercati e nuove fonti di guadagno (in questo caso gli allevamenti di animali geneticamente modificati ed i diritti sui brevetti che li coprono), hanno rappresentato fino ad oggi uno sperpero enorme di risorse.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA ritiene che una ricerca che voglia realmente migliorare la salute umana, non creando rischi per la collettività, dovrebbe avere come fine il miglioramento del nostro ambiente e stile di vita. Dovrebbe andare nella direzione della prevenzione (ad esempio combattendo l’inquinamento chimico). La prevenzione elimina i mali dall’origine ed è oggi, oltretutto, indispensabile.
Sarebbe priva di quella spettacolarità oggi tanto ricercata, ma avrebbe costi di gran lunga inferiori e risultati garantiti per tutti … non soltanto per coloro che possono affrontare il costo dello xenotrapianto.


Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39.06.3220720, + 39.335.8444949 E-mail: equivita@equivita.it, www.equivita.org Per leggere i nostri comunicati: http://www.equivita.it/comunicatistampa.htm

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