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giovedì 11 marzo 2010

La manipolazione dei farmaci chemioterapici antiblastici: rischi in più per le donne

Considerato l’elevato rischio potenziale costituito dalla manipolazione dei farmaci chemioterapici antiblastici, è indispensabile che il lavoratore, per la sua stessa sicurezza, comunichi sempre al proprio Responsabile e al Medico competente se sussistono condizioni particolari di suscettibilità o che potrebbero essere aggravate dalla esposizione a tali agenti.
Talassemie, anemie, leucopenie, piastrinopenie o altre malattie a carico del sistema emopoietico, immunodeficienze congenite o acquisite, alterazioni della funzionalità epatica o renale, precedente esposizione a radiazioni ionizzanti o a sostanze cancerogene, precedenti terapie in grado di produrre ipoplasia midollare (in particolare trattamenti con FCA o con radiazioni ionizzanti) rientrano tutti in queste condizioni di suscettibilità.
Ulteriore fonte di rischio è rappresentato, per le donne, dallo stato di gravidanza vera o presunta e dall’allattamento: due condizioni che rendono particolarmente pericolosa l’esposizione delle operatrici ai farmaci chemioterapici antiblastici.
Durante le fasi di preparazione si può ad esempio verificare l’accidentale esposizione al farmaco per via inalatoria e/o per contatto diretto in seguito alla formazione di aerosol o a causa di spandimenti avvenuti sotto la cappa a flusso laminare; è pertanto necessario, prima di eseguire la preparazione, verificare la funzionalità della cappa e dei sistemi di sicurezza, che il personale addetto indossi gli adeguati D.P.I., eliminare dall’area di lavoro il materiale non necessario alla preparazione e decontaminare in modo opportuno il piano di lavoro.
Per ridurre al massimo il rischio chimico, durante la fase di preparazione è opportuno utilizzare sistemi chiusi per la ricostituzione dei farmaci.
Securmix è un dispositivo medico sviluppato appositamente per le operazioni di manipolazione dei farmaci chemioterapici antiblastici: realizzato da Eurospital S.p.A. garantisce l’incolumità e la sicurezza del personale prevenendo il rischio chimico legato a un’eventuale contaminazione.
In particolare, per la lavorazione di grandi quantità consente di semplificare la procedura di lavoro.
Il sistema lavora con tre parti connesse contemporaneamente in circuito chiuso: una parte a cui si connette il flaconcino contenente il farmaco, una seconda per la soluzione I.V., infine vi è rubinetto luer-lock girevole al quale si connette la siringa.
Questo rubinetto girevole chiude o rispettivamente apre i vari accessi. Vi è una freccia che indica quale accesso sia aperto in quel momento.
La connessione che porta alla soluzione I.V. ha un attacco di sicurezza e si possono usare senza problemi anche flaconi o sacche di varie dimensioni ( per esempio soluzioni di NaCl allo 0.9%  da 250 ml o 500 ml); all’interno del dispositivo è presente il sistema filtrante con membrane da 0,22 µm per garantire la sterilità della soluzione ricostituita e per bloccare l’aerosol durante la fase di diluizione.



 

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