Milano, 2 novembre 2008 – Vittorio Sgarbi non ha alcun titolo da reclamare, non essendoci nessuna necessità di "notificare" o "recepire" le sue dimissioni da Assessore alla Cultura del Comune di Milano, presentate dallo stesso Sgarbi lo scorso 30 luglio.
In merito ad alcune notizie riportate oggi dalla stampa, l'Avvocatura del Comune di Milano ricorda, infatti, come l'articolo39, II comma, dello Statuto del Comune di Milano preveda che "le dimissioni dei singoli assessori sono presentate al Sindaco e hanno effetto immediato".
Una norma, questa, ricordata allo stesso Sgarbi il giorno dopo le sue dimissioni con una comunicazione del Segretario Generale del Comune di Milano del 1° agosto 2008. Le dimissioni, peraltro, erano state ampiamente chiare e motivate dallo stesso Sgarbi nella comunicazione ufficiale fatta alla Giunta il 30 luglio.
"Rinuncio ad essere Assessore – scriveva Sgarbi– nella certezza di non poter ritrovare il rapporto di fiducia con il Sindaco e con alcuni membri della Giunta. Dunque, da Assessore alla Cultura in carica a Milano mi dimetto, e resto Sindaco di Salemi. Scelgo Salemi con assoluta convinzione, ma non rinuncio alla prospettiva di un ritorno a Milano non in virtù di una sentenza riparatrice del Tar ma attraverso libere elezioni".
La carica di Assessore al Comune di Milano avrebbe comportato l'ineleggibilità a Sindaco del Comune di Salemi, mentre la carica di Sindaco di Salemi determina l'incompatibilità con quella di Assessore a Milano.
Il ricorso contro la sentenza del Tar - proposto dal Comune di Milano per contestarne la legittimità, poiché ancorata solo ad un dato formale e non sostanziale - non incide, infatti, sulla validità delle dimissioni presentate da Sgarbi, che non possono certo essere "revocate" a piacimento dallo stesso dimissionario.
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