CRONACA DI UNA FINE ANNUNCIATA.
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
A poche ore dalla fine della riunione del Consiglio Comunale di Napoli, dove il Sindaco Iervolino aveva difeso con forza e determinazione l'onore della sua Giunta e rivendicato la propria pulizia morale; sono arrivate i provvedimenti della Procura con le misure restrittive a carico di 13 persone per la famosa inchiesta: Global Service.
L'imprenditore Alfredo Romeo è in carcere, mentre sono agli arresti domiciliari altre 12 persone, tra le quali 2 assessori in carica e due dimissionari, dirigenti del Comune, un colonnello della Guardia di Finanza e importanti funzionari e tecnici. Sono coinvolti anche due deputati: Bocchino, Vicepresidente del PDL alla Camera e Lusetti del PD, mentre sono sotto inchiesta anche dei magistrati e sono indagati amministratori della Provincia.
Dopo il suicidio dell'Assessore Nugnes e dopo le precipitose dimissioni del potente Assessore al Bilancio Cardillo, tutti si aspettavano il pesante intervento della magistratura, che è arrivato come previsto ed ha provocato un terremoto.
Tutta l'inchiesta si basa su intercettazioni telefoniche, le accuse sono gravi: turbativa d'asta, falso, corruzione ed associazione per delinquere.
Questa vicenda impone alcune considerazioni: la prima riguarda il Sindaco Iervolino, che per ammissione del Procuratore Lepore, non è indagata, quindi non è coinvolta in nessun modo in questa inchiesta. Lo stesso Sindaco ha spiegato in conferenza stampa, di essere estranea a qualsiasi fenomeno di corruzione.
Non ci sono addebiti penali, ma ci sono sicuramente degli addebiti politici.
Cinque Assessori della Giunta Comunale sono coinvolti in una inchiesta per un appalto da 400 milioni di Euro, insieme ad un imprenditore, già condannato per corruzione; quando, purtroppo, si suicida uno degli assessori, nel frattempo un altro si dimette di corsa, mentre Gambale era già fuori dalla Giunta da tempo. Se questa era la grave realtà qualche problema doveva pur esserci. E le responsabilità politiche del Sindaco di Napoli sono evidenti.
La seconda riflessione che deve essere fatta, riguarda il coinvolgimento in questa vicenda di tutte le categorie della "società civile": imprenditori, magistrati, professionisti e politici coinvolti insieme in uno stesso disegno criminale, qualora fosse dimostrata la colpevolezza degli imputati, in questa vicenda, sarebbe condannata una parte della classe dirigente della città senza differenze politiche. Da questa considerazione ne deriva subito una prima conclusione: a Napoli siamo di fronte ad uno scontro tra persone perbene ed oneste che sono costrette a misurarsi con la corruzione endemica in una parte della società napoletana.
Non solo, questa parte di persone per bene, deve sostenere anche lo scontro quotidiano con una delinquenza organizzata che non è solo a Casale di Principe; ma è forte soprattutto a Napoli.
La terza riflessione riguarda in particolare il Partito Democratico, che si è dichiarato sin dalla sua costituzione, un Partito nuovo e diverso ed invece adesso è costretto a misurarsi con la stessa corruzione politica che travolse i vecchi partiti al tempo di Tangentopoli.
Il Partito Democratico vede coinvolti in inchieste quasi tutte le sue realtà meridionali: l'Abruzzo e Pescara, Potenza e la Basilicata, Napoli, la Regione Campania e la Regione Calabria.
E' vero, sono coinvolti anche esponenti del centro destra, ma l'esperienza del PD voleva rappresentare qualcosa di veramente innovativo nella politica italiana ed invece è di fronte ad una grave crisi di identità politica e di direzione, sconvolto da indagini ed arresti, battuto sul piano elettorale e dei consensi.
Che alcuni assessori erano chiacchierati lo si sapeva da sempre, invece hanno goduto di un potere senza limiti ed una fiducia enorme da parte dei massimi referenti della politica locale.
Addirittura molti di loro sono diventati un riferimento certo per la costruzione del nuovo partito. Quando dalle elezioni dei gruppi dirigenti del PD, fu evidente la sconfitta di Bassolino, non ci furono gli approfondimenti necessari a comprendere lo spirito del popolo dei democratici, convinto a chiudere una esperienza che molti avvertivano finita e fallimentare.
Purtroppo non furono presi provvedimenti allora e tutto è continuato. Non sono bastate le sconfitte elettorali che si sono registrate a Napoli ed in Campania, non è bastato lo scontro per eleggere il segretario provinciale del partito, che dimostrò quanto era rimasto della vecchia politica nel nuovo partito.
La Iervolino, a dispetto del volere popolare non si dimetterà, perché questo è l'unico modo per dimostrare la sua innocenza e per non andarsene come una ladra dal Comune. Non si aspetta niente più dalla vita politica, se non dei riconoscimenti e degli onori, deve resistere come Sindaco per affermare la sua pulizia e la sua coerenza politica. Ci troviamo purtroppo in uno dei periodi neri della nostra città, in cui si evidenzia l'inconcludenza degli imprenditori, il servilismo dei tecnici, la mediocrità della classe politica; sarà veramente difficile uscire da questa situazione.
Dopo la emergenza spazzatura e il coinvolgimento di Bassolino nella inchiesta, non pensavamo che il Comune di Napoli fosse travolto da questa vicenda. Purtroppo i segnali già si vedevano, le difficoltà di Bagnoli, la mancata partenza del risanamento e sviluppo dell'area Est, lo stato di abbandono della città, denunciavano una mancata capacità di Governo: Come abbiamo scritto pochi giorni fa, il Rinascimento di Napoli era finito. Forse non è mai iniziato.
Ci troviamo di fronte al fallimento di una ipotesi politica, di un gruppo dirigente e di una cultura di Governo. Siamo sempre convinti che quando i cittadini sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità in merito alle scelte della politica, lo fanno con intelligenza e spirito propositivo. Crediamo che i cittadini debbano potersi esprimere sulla Regione ed il Comune.
Tornare a votare non sarà l'ultimo dei mali.
Abbiamo diritto ad un futuro diverso da questa realtà quotidiana mortificante in cui siamo costretti a vivere.
Napoli, 18/12/08
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