DOV'È LA "SOCIETÀ CIVILE"?
di Renato Fioretti
Le cronache degli ultimi giorni sono state particolarmente prodighe nei confronti di chiunque fosse alla ricerca di utili elementi d'indagine per approfondire e valutare "lo stato di salute" della nostra democrazia.
Sono, infatti, numerosi i temi che hanno suscitato l'interesse dei maggiori quotidiani nazionali e richiamato l'attenzione dei (sempre troppo pochi) lettori italiani.
C'è n'è per tutti i gusti! Si va dal doloroso caso di Eluana Englaro, al ddl sulla "sicurezza", passando per le (ormai) quotidiane "esternazioni" di Di Pietro.
Partirei da quest'ultimo punto.
In effetti, allo stato, la situazione politica italiana presenta un aspetto paradossale.
In un panorama parlamentare nel quale - assente la sinistra c.d. "radicale" e preso atto del sostanziale immobilismo, ampiamente previsto da coloro che si opponevano alla nascita del nuovo soggetto, cui è costretto il Pd dal prevalere di una linea politica moderata - l'opposizione al governo di destra viene (sostanzialmente) rappresentata da un soggetto che, in altra epoca e in altro contesto politico, si era sempre dichiarato "di destra", si è costretti, "da sinistra", a tifare per il capo dell'Idv!
Il tutto assume particolare rilevanza nel momento in cui lo stesso Di Pietro ingaggia una sfida con se stesso al fine di trovare la migliore definizione, in negativo, di quello che è pur sempre il Presidente del Consiglio eletto dalla maggioranza degli elettori; e questo, in una democrazia "sana", conta ancora qualcosa.
In effetti, da quel lontano 2001, nel quale si discuteva se quello di Berlusconi fosse da considerare o no un regime, sembrano passati anni luce. Oggi siamo al punto di cercare di individuare le assonanze con dittatori d'altri tempi!
In questo senso, nel ribadire l'assoluta e ferma condanna nei confronti di quanti hanno calpestato la democrazia e sacrificato vittime innocenti alla loro tirannide, appare (realisticamente) spropositato ricercare in Berlusconi "i segni" di personaggi di ben altra caratura.
La rilevanza politica, nella storia più recente e nelle sorti del mondo - di là dai crimini commessi - dei vari Hitler, Stalin, Mao, Franco, Pinochet, fino ad arrivare a Mussolini, è, oggettivamente, di ben altro livello rispetto al "curriculum" del Cav. di Arcore.
Probabilmente, chi c'è andato più vicino è stato l'ex Governatore della Sardegna che, in risposta ai veementi attacchi di Berlusconi, l'ha paragonato a Caligola.
Naturalmente, anche in questo caso si tratterebbe di ristabilire le giuste proporzioni. Quello che, certamente, accomuna i due soggetti è la protervia nei confronti delle istituzioni e l'attitudine a elargire stravaganti "promozioni". In questo senso, così come si dice che Caligola nominò senatore il proprio cavallo, Incitatus, si può affermare, senza tema di smentite, che il Presidente Berlusconi ha elargito "nomine politiche" per lo meno estemporanee!
Un lungo elenco - comprendente avvocati e amici personali, ex collaboratori, ex dipendenti, ex segretari, presentatrici televisive, ballerine, soubrette e comici - al confronto del quale i tanto vituperati "nani e ballerine" di Craxi - che, tra l'altro, non godevano di un seggio parlamentare o, addirittura, di un dicastero della Repubblica - risultano ampiamente rivalutati.
Il caso Englaro, invece, ci riporta, tra l'altro, ai sempre difficili rapporti della politica con "l'oltre Tevere".
In effetti, l'intera vicenda legata alla penosa condizione della giovane Eluana, rappresenta una nitida "istantanea" dello stato in cui versa il nostro paese.
Una compagine governativa che, per dirla alla Montanelli, si "tura il naso" di fronte ai provvedimenti di stampo razzista previsti dal ddl sulla "sicurezza" - insensibile anche ai legittimi richiami al rispetto dei diritti umani, che pure la Cei invoca - e, contemporaneamente, ritiene di dover assecondare le gerarchie vaticane nel tentativo di vanificare una sentenza della Cassazione. Arrivando, per questo, a un vero e proprio scontro di carattere istituzionale con il Capo dello Stato.
In contemporanea, un'opposizione parlamentare che ondeggia tra prudenti tatticismi -per non urtare la sensibilità dei vari Fioroni, Binetti e company - e singole espressioni di malcontento che, comunque, non smuovono il PD da posizioni di tipo, sostanzialmente, moderato.
In un contesto di questo tipo, diventa ancora più insopportabile l'ipocrita atteggiamento di coloro i quali si ergono a "paladini della vita", come se la condizione oggettiva di Eluana fosse da considerarsi tale e, parallelamente, fingono di ignorare che le nuove norme previste dal suddetto ddl sulla sicurezza priveranno dell'assistenza sanitaria migliaia di bambini figli di extracomunitari privi di un regolare permesso di soggiorno!
Dov'è, in questo momento, la c.d. "società civile"?
Possibile che nel nome della sicurezza, si corra il concreto rischio di far ripiombare il nostro paese nelle tenebre di leggi "anti-qualcuno"?
Che cosa ha da spartire la civile convivenza con la mitologia - ora codificata dal ddl -delle "ronde padane"?
Davvero si pensa che una sanzione amministrativa di ben 10.000 Euro, per il reato d'immigrazione clandestina, rappresenterà un concreto deterrente per soggetti che cercano di sfuggire alla miseria, alla fame e, spesso, alle guerre, dei loro paesi. Non viene il sospetto di essere, ancora una volta, di fronte alla politica "delle immagini" ?
E' moralmente corretto che le centinaia di migliaia di "badanti" - che suppliscono a una delle tante carenze del welfare - irregolarmente presenti nel nostro paese, ma tranquillamente accolte nelle nostre case perché "costano poco" e, troppo spesso, prive di qualsiasi elementare diritto normalmente riconosciuto a un lavoratore dipendente, non possano trasferire parte del loro modesto salario ai familiari (spesso figli in tenera età) all'estero perché prive del permesso di soggiorno?
Può ritenersi in pace con se stessa una comunità che assiste in silenzio all'invito rivolto ai medici del servizio sanitario nazionale di rendersi complici di uno stato di polizia che aspira a subordinare un diritto inalienabile previsto dalla Carta Costituzionale, il diritto alla salute, al possesso del permesso di soggiorno?
Si può restare indifferenti a provvedimenti legislativi che contrabbandano interessi di parte e, nel caso Berlusconi, addirittura personali, per esigenze collettive?
Probabilmente, già poche risposte, ai tanti quesiti che sarebbe legittimo porsi, potrebbero concorrere a diagnosticare il reale "stato di salute" della democrazia nel nostro Paese!
Napoli, 10/02/09
Raffaele Pirozzi direttore giornaleonline"www.notiziesindacali.com"
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