CIAO MONICA.
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Ieri pomeriggio, dopo una lunga battaglia contro un male inesorabile, è mancata all'affetto dei suoi cari Monica Tavernini. Aveva solo 55 anni.
Tra tutti noi dell'Alfasud, quelli della prima generazione, che lavorarono alla costruzione della fabbrica e del sindacato, Monica era la più giovane. Aveva appena 18 anni quando entrò in fabbrica, era impossibile non accorgersi di lei, a causa dei suoi capelli rossi e della sua naturale schiettezza. Non si poteva non volerle bene, era simpatica e piena di voglia di fare. Era maturata in quella fabbrica che aveva una vita stentata e difficile, nel pieno degli avvenimenti degli anni 70. Giovanissima si iscrisse al PCI di Berlinquer, per il quale aveva una stima infinita; più volte ricambiata dal severo Segretario, che l'aveva ascoltata in un Congresso del Partito. Monica fu Segretario della sezione del PCI di fabbrica, non fu mai chiusa a nessun dialogo, aperta al nuovo, al cambiamento ed alle sfide innovative; era sicuramente un punto di riferimento politico in fabbrica.
Negli anni difficili del terrorismo e della camorra barbara, la sua condanna fu netta e senza tentennamenti. Eletta consigliere Regionale, rappresentò in quella sede le istanze del mondo del lavoro, delle donne e delle categorie più deboli, contribuendo al miglioramento della legislazione regionale che riguardavano i problemi sociali.
Il suo impegno principale, Monica lo dedicò al Partito, al suo cambiamento, a combattere le ipocrisie di gruppi dirigenti che non erano più in grado di cogliere il nuovo che stava avanzando. Fu convinta la sua adesione alla svolta della Bolognina di Occhetto, lavorò con convinzione nel P.D.S. per abbandonarlo delusa nel 1994. Monica anticipava i tempi, convinta della necessità di andare oltre le vecchie nomenclature della politica, immaginava una sinistra democratica, fortemente sociale, in grado di unificare le diverse spinte della società e di indirizzarle tutte verso il cambiamento continuo, verso una società migliore. Schietta, sincera, onesta e combattiva, questa era Monica Tavernini.Una politica di razza, messa troppo presto da parte. Monica non era capace di definire nuovo quel "rinascimento" napoletano, tanto sbandierato, quanto velocemente scomparso.
Nella politica napoletana non c'era più posto per la feroce ironia di Monica, che intravedeva e colpiva i difetti della nuova politica troppo piena di se ma, purtroppo, vuota di umanità. Sempre presente nei momenti in cui c'era bisogno di partecipare alla mobilitazione civile e morale, Monica da tempo non aveva ruoli politici, ma non mancava mai di esprimere le sue opinioni, le sue idee, le sue convinzioni. Una donna onesta, viva e combattiva, che lascia una figlia Giulia, ancora giovane, a cui vogliamo far giungere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà
Dietro i suoi capelli rossi, la sua immagine forte di convinta militante politica, c'era una donna simpatica, capace di insospettabili slanci. Napoli perde una bella interprete della sua parte migliore. A noi non resta che ricordarla con amicizia e salutarla come facevamo sempre: "Ciao Monica".
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