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martedì 21 settembre 2010

Torna in libreria André Glucksmann con il nuovo libro "Le due strade della filosofia"


La filosofia, per una dissidenza intellettuale.
Il pensatore in agguato torna in libreria questa volta con una rabbia di filosofo


Il volto dell'iraniana Sakineh, il corpo del cubano Guillermo Fariñas ridotto all'orlo della vita dallo sciopero della fame, le immagini degli arresti di piazza almeno una volta al mese in Russia; tutti simboli di una battaglia per la libertà che supera i confini nazionali. Ma qual è il valore della dissidenza oggi? E quale ruolo questa svolge? Questo il perno attorno a cui si muove nel suo ultimo libro André Glucksmann “Le due strade della filosofia” (Spirali 2010) in questi giorni in libreria. Intellettuale presente sulla scena culturale europea da quarant'anni, Glucksmann è autore di libri che hanno influenzato generazioni di giovani, dal libro di esordio nel 1967, “Il discorso sulla guerra” (critica della strategia americana in Vietnam), a cui seguirono “La cuoca e il mangia-uomini” (comunismo e gulag), “I padroni del pensiero” (critica del marxismo), “Dostoevskij a Manhattan”, “Occidente contro Occidente” (condanna del terrorismo nichilista e guerra in Iraq) e “Il discorso dell'odio” (quello per gli ebrei, le donne e l'America), fino ai più recenti “Rabbia di bambino” (autobiografia intellettuale) e “Sessantotto. Dialogo tra un padre e un figlio su una stagione mai finita”, scritto a quattro mani con il figlio Raphael. La sua è stata una battaglia che lo ha visto in prima fila nel dibattito intellettuale che ha accompagnato gli eventi degli ultimi decenni: dalla rivolta di Budapest alla guerra in Vietnam; dal maggio '68 alla dissidenza sovietica, passando attraverso Solidarnosc, la Primavera di Praga o i movimenti pacifisti. Fino alla presa di posizione in difesa della giornalista russa Anna Politkovskaja.

In questo libro, definito dalla critica bilancio intellettuale di una vita filosofica, André Glucksmann riprende il valore della dissidenza, il tratto emblematico del ventesimo secolo. Il movimento per la libertà ha sconvolto la storia europea, passando attraverso le testimonianze dalla Russia di Solzenicyn e di Sakharov, attraverso il movimento libertario di Solidarnosc in Polonia, l'esperienza di intellettuali come Vaclav Havel, via via fino alla Rivoluzione Arancione in Ucraina e alla Rivoluzione delle Rose in Georgia. È un errore ritenere che il dibattito per la libertà e l'emancipazione si sia concluso con la caduta del muro di Berlino: ne è prova la cronaca quotidiana.

L’autore di “Una rabbia di bambino” racconta questa volta la sua rabbia di filosofo in “Le due strade della filosofia”, una testimonianza del suo itinerario intellettuale. Con i suoi saggi negli anni settanta Glucksmann ha segnato un’epoca, inaugurando un modo nuovo di vivere non solo da filosofo, ma con un impegno civile, sociale e intellettuale. L'autore torna con un un libro dedicato alla filosofia, e al ruolo che questa svolge. E lo fa prendendo due “maître à penser”, Socrate, il filosofo dell’interrogazione continua, e Martin Heidegger, colui che ha iniziato la sua indagine all’indomani della prima guerra mondiale, quando “l’Europa si è risvegliata e si è resa conto che i valori della belle époque erano suicidi” sulle questioni più contingenti, essenziali e urgenti che da sempre l'uomo si pone: il pensiero libero e la parola, la morte, l’amore e il sopravvivere.

Di fronte al nichilismo di Heidegger, Glucksmann sceglie Socrate, “sentinella del nulla”: sceglie lo sradicato Socrate di fronte a un radicato Heidegger. Dal 1945 in poi, si afferma in Europa l’esigenza di trasformare il mondo, una forza inarrestabile che ha coinvolto intellettuali, filosofi, pensatori, scrittori e poeti. La filosofia è ricerca, non già sapienza né saggezza, per questo “Saggi sono forse gli dei, ma filosofi mai”, dice Socrate; e il filosofo, tale per difetto e non per eccesso di saggezza, ha il compito di porsi in relazione con la propria contemporaneità. Oltre le ideologie, deve interrogarsi sui morti del ventesimo secolo — nei lager nazisti come nei gulag sovietici. Per questo, oggi più che mai, la filosofia è questione di dissidenza intellettuale irriducibile.

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