Nelle prestigiose sale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli Palazzo Serra di Cassano a Monte di Dio, nell'attesa che il ministero dei Beni culturali intervenga per salvare gli oltre trecentomila volumi rinchiusi in scatoloni e "deportati" in un deposito, l'emerito Istituto continua la sua attività di divulgazione culturale con la presentazione del libro "
La presentazione del volume è stata fatta dalla giornalista Armida Parisi, responsabile delle pagine di Cultura & Società del giornale Il Roma con interventi di Antonella di Nocera (Assessore Cultura e Turismo Comune di Napoli), Gerardo Marotta (Presidente Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli), Katriona Munthe (nipote di Axel Munthe) e letture di Arnolfo Petri.
Il libro contiene le corrispondenze che Munthe invia ad un giornale svedese durante la sua permanenza a Napoli negli ultimi mesi del 1884 e all'inizio del 1885. Munthe fa partecipi i lontani lettori della sua esperienza nei quartieri più poveri e più abbandonati della città, descrivendo quanto di inimmaginabile stia accadendo a tanti loro abitanti ma insieme mettendo in evidenza "l'abnegazione, gli atti quasi eroici di sacrificio che facevano per aiutarsi fra loro".
Ne emerge un'immagine di Napoli viva, sofferta, contraddittoria, ma sempre dignitosa, come poteva costruirla uno scrittore che questa città amava e quindi capiva profondamente.
Alla presentazione del libro è seguita l'inaugurazione della mostra fotografica "
L'esposizione, organizzata dalla Fondazione Axel Munthe Villa San Michele e dall'Associazione Culturale ArteAs di Maurizio Siniscalco e promossa dalla UERJ Universidade do Estado do Rio de Janeiro, presenta opere fotografiche accomunate dal tema della "dignità". La mostra in seguito sarà presentata a Rio de Janeiro (Brasile) alla Galleria "Cândido Portinari" della UERJ dal 17 ottobre al 21 novembre 2012.
La mostra prende ispirazione dal libro "Letters from a Mourning City", in italiano "
Da un lato Salvino Campos, brasiliano e napoletano d'adozione, che porta nelle sue foto la luce del sud del mondo, la luce del Brasile, civiltà emergente ed energica, dolente nelle sue contraddizioni ma giovane e vitale negli sguardi dei suoi bambini, nella loro voglia di affacciarsi al mondo.
Dall'altro lato lo svedese Peter de Ru, olandese di nascita e svedese d'adozione, che illumina le sue foto con la luce fredda del Nord. L'angoscia, più ancora del dolore, caratterizza le sue opere, dove anche il sorriso sembra generato da una lotta interiore. Nell'uomo, sembra dirci il fotografo, questo stato dolente è perenne. E questo vale anche per le sue costruzioni sociali: tanto più sono evolute, tanto maggiore è l'angoscia per il loro futuro: tutta l'Europa è una civiltà ferita e malata. Il dolore di Salvino Campos è più fisico e concreto. Descrive la povertà, l'infermità, le condizioni determinate dalla crescente frammentazione dell'economia mondiale e l'iniqua distribuzione delle risorse economiche a Cuba, in Argentina, in Brasile. Una forte tensione anima i due fotografi, alla ricerca di un terreno d'intersezione tra esperienze convergenti nel descrivere il dolore e la speranza. La differenza tra queste immagini, tra la fotografia del Sud e quella del Nord, dovuta all'opposizione tra l'ispirazione del fotografo e i due ambiti culturali distinti, rende interessante la mostra e il confronto: due diversi tipi di sapere e due diversi modi di vedere».
mario carillo - napolinews.org
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