Il puzzle incompleto della protezione dell'ambiente e dell’energia
Non ha fatto notizia il
fallimento del vertice di Varsavia
sul clima, COP19, che si è concluso il 23/11/2013. Ma nel corso del vertice hanno
fatto notizia le grandi proteste degli ambientalisti. E’ stato chiamato il
vertice degli inquinatori, per la forte presenza delle imprese. La Polonia, che
ha ospitato la conferenza è stata accusata du aver boicottato ogni possibile accordo, essendo il
carbone la fonte del 95 % della propria produzione energetica.
L'obiettivo dell'ONU era ed è
quello di contenere il livello del riscaldamento globale entro i due gradi
Celsius rispetto ai livelli precedenti alla rivoluzione industriale.
Chiaramente non è raggiungibile in queste condizioni. Ma un gruppo di
scienziati favorevoli al nucleare afferma “che Consentire un aumento di 2 gradi sarebbe
estremamente pericoloso e porterebbe a ridurre a un orizzonte massimo di 30
anni il raggiungimento del tetto delle emissioni di CO2 a 1.000 gigatoni,
considerato un limite obiettivo invalicabile oltre il quale il pianeta si
avvierebbe verso un'inarrestabile catastrofe ambientale” (www.repubblica.it/ambiente/2013/12/04/news/clima_allarme_riscaldamento_tra_30_anni_emissioni_di_co2_a_1_000_gigatoni-72674412/?rss=)
Questo articolo conclude che la riduzione delle emissioni dovrebbe essere
portata almeno al 6% all’anno e dovrebbe essere implementato l'uso del nucleare
che rappresenterebbe "l'unica soluzione reale al problema del riscaldamento
globale".
Intanto i paesi ed economie
emergenti chiedono di poter recuperare il terreno perduto con una maggiore
indulgenza verso il loro inquinamento, poiché è arrivato il loro turno. Anche a
loro tocca inquinare.
Ogni paese, ogni categoria di imprenditori,
di scienziati, dal vertice di Kioto, tira l’acqua al proprio mulino. Per il
sottoscritto l’ONU non dovrebbe porsi solo degli obiettivi. Avrebbe dovuto
dotarsi oltre che di consulenti scienziati anche di tecnici più pratici, sopra
le parti, in grado proporre soluzioni impiantistiche concrete che vadano incontro,
nel limite del possibile, alle esigenze di tutti i paesi e di tutte le fonti
energetiche. Non si può pretendere che un paese rinunci a una risorsa preziosa
come il carbone, quando la propria economia è basata su quella risorsa e non si
può pretendere di rottamare subito le centrali nucleari sulle quali alcuni
paesi hanno contato, perché non esistono energie fossili pulite.
Se l’ONU avesse cercato e messo
insieme tecnici esperti liberi da interessi di parte, capaci di studiare nel
dettaglio soluzioni di protezione ambientali, partendo da un’analisi capillare
degli attuali sistemi di protezione dell’ambiente, che hanno dimostrato di non
funzionare, questi tecnici, se veramente esperti, si sarebbero accorti che
tutti gli impianti depurativi e termici, esistenti al mondo, oltre che essere
progettati per esigenze locali, potevano essere progettati per esigenze
globali. Si sarebbero accorti che il “puzzle” della protezione dell’ambiente
non è molto complicato, ma nelle condizioni attuali non può essere completato
perché le figure principali sono sbagliate e mancano altre figure fondamentali
che non sono mai state inventate. Queste sono le conclusioni alle quali sono
arrivato, non ora, ma ben sette anni or sono, quando decisi di trasformarmi in
un “Inventore Ambientale”.
I sette anni sono trascorsi per completare il
“puzzle” che nessun altro al mondo ha pensato di dover completare. Non si può
discutere di protezione globale dell’ambiente se non si riprogettano nel
dettaglio le progettazioni locali dei sistemi depurativi dell’acqua e
dell’aria. Queste due depurazioni devono essere complementari e avvenire nello
stesso processo, riproducendo in piccolo ciò che avviene nella natura, in
particolare per “la chiusura del ciclo del carbonio” Oggi esistono soltanto
parziali e incomplete depurazioni delle acque nei depuratori e parziali e
incomplete depurazioni dei fumi nelle centrali termoelettriche. Solo mettendo
insieme depuratori e centrali termoelettriche possiamo completare i due
processi, e utilizzare l’acqua per trasportare verso i laghi e i mari i
carbonati necessari a combattere l’acidificazione.
E’ quindi evidente che
abbiamo sprecato cento anni di risorse e sperimentazioni per migliorare i
depuratori a fanghi attivi che non servono nelle depurazioni globali, non
avendo le caratteristiche per interagire con la depurazione dell’aria e la
produzione energetica biologica di grande serie. Bisogna cambiare anche le
centrali termoelettriche e mancano altri elementi per completare i processi.
Senza aver definito queste progettazioni e universalizzate con qualche
adattamento che tenga conto delle risorse energetiche dei singoli paesi, non è
possibile nessun accordo e nessuna riduzione del CO2, ma nemmeno dell’inquinamento
dell’aria urbana e dell’eutrofizzazione di laghi mari.
Da almeno un ventennio i
delegati mondiali degli Stati Sovrani vanno alle conferenze internazionali sul
clima senza gli ingredienti principali: le soluzioni. Come si dice a Napoli:
“vanno al battesimo senza portare il bambino”. Quello che è grave è il fatto
che di depurazioene globale nessuno vuole parlar. Il sottoscritto chiede di
parlarne dal vertice di Cancun del 2010, sebbene non avesse ancora completato
il “puzzle”(lexambiente.it/ambiente-in-genere/188-dottrina188/6795-ambiente-in-genere-depurazione-globale6795.htm).
Comunque sia andata, oggi questo “puzzle” è
completo e solo per il rispetto del tempo che gli ho dedicato, credo che mi
spetterebbe di essere ascoltato anche dall’ONU. Posso assicurare che un
impianto globale è molto più economico di un impianto locale a parità di acqua
e aria trattata. Ma, come anticipato, il problema economico per la
realizzazione degli impianti globali si pone ugualmente perché Tutti gli
impianti esistenti: depurativi, dell’acqua, dell’aria, termici industriali ed
energetici, persino nucleari, non essendo progettati con obiettivi di
protezione globale, sono da ricostruire appena possibile.
Con la depurazione globale cambiano i concetti
fondamentali. Gli impianti globali non lavorano da soli, vanno collegati tra
loro a piccoli o grandi gruppi come reparti di una sola piccola o grandissima
azienda, nella quale entrano i seguenti elementi: acque, aria, fumi inquinati,
materiale organico e biomasse da digerire, materiale di scambio ionico come
rocce calcaree e residui calcestruzzi, calore di scarto prodotto da impianti
termici fossili o nucleari. I prodotti finiti delle sezioni periferiche, dislocate
nei centri urbani, laghi e mari e dell’unità centrale, saranno aria pulita e
acque depurate e alcalinizzate, mentre solo alle unità centrali sarà consentita
la produzione energetica, fossile, nucleare, biologica, gas naturale, compost
per l’agricoltura, acque desalinizzate o alcalinizzate.
Si può comprendere
facilmente che sfruttando il calore disperso da una centrale termoelettrica a
carbone, possiamo recuperare le intere dispersioni termiche (60-70% del potere
calorifero) e depurando i fumi nelle serre calcaree possiamo eliminare SOx, Nox
e polveri sottili. Possiamo anche sottrarre il CO2, in modo sostenibile.
Infatti, il CO2 reagendo con il materiale calcareo, produrrebbe i
carbonati che servono a combattere l’acidificazione oceanica. Occorrono grandi
spazi e molta acqua per raffreddare i fumi e per solubilizzare il CO2. Questo
comporta una diversa politica di dimensionamento delle centrali e una diversa
gestione di tutte le acque superficiali. Anche le Centrali nucleari (fino a
quando esisteranno) possono essere considerate impianti termici, infatti,
anch’esse disperdono il 70% dell’energia in calore. Non producono CO2. Per
i loro sostenitori è un vantaggio, ma negli impianti globali, in cicli chiusi,
il CO2 e una preziosa risorsa per inviare carbonati ai mari, quindi,
l’attuale vantaggio del nucleare diventa un difetto.
Purtroppo, raramente
possiamo sfruttare il calore degli impianti termici e nucleari esistenti. Governi
e imprese hanno creato centrali che producono molte
migliaia di MWh con milioni Calorie/ora che non possono essere sfruttate nel
territorio circostante. Lo stesso si può dire per le migliaia di tonnellate di
CO2. In molti casi non esistono le quantità di acque necessarie per
neutralizzare il CO2, in altri casi non esistono gli spazi per
inserire i grandi digestori disidratatori compostatori e i fabbricati serra,
che consentirebbero il recupero e lo sfruttamento di queste preziose risorse per
produrre dagli scarti termici fossili e nucleari energia biologica su scala
industriale. Non commettiamo nel campo energetico lo stesso errore commesso nel
settore depurativo con i fanghi attivi che non potranno mai entrare in processi
globali.
L’Europa e quindi, anche
l’Italia, invece di recuperare il calore delle centrali termiche e impostare la
politica energetica e depurativa sull’energia protettiva dell’ambiente, sta
incoraggiando, con finanziamenti, gli agricoltori a trasformarsi in produttori
di energia biologica. Gli agricoltori non potranno sfruttare il grande calore
disperso dagli altri impianti termici, e nucleari e non potranno utilizzare il
CO2 prodotto per inviare i carbonati ai mari. Sottrarranno soltanto
terreni all’agricoltura alimentare. Le matrici energetiche dovranno svilupparsi
in verticale in processi industriali affiancati ai digestori, con rendimenti
molto superiori alle coltivazioni in campo, soprattutto se si tratterà di micro
alghe. Anche la qualità del biogas sarà migliore potendo trasferire la quota di
CO2 al processo parallelo produttivo o alcalinizzatore delle acque.
Di fronte a queste innovazioni a portata di mano le produzioni energetiche che
stanno favorendo in Europa sono già ampiamente superate. Non parlo soltanto del
biologico fatto nella maniera sopra citata, ma anche dell’eolico e del solare.
Queste energie incentivate, al massimo potranno considerarsi neutrali nei
confronti dell’ambiente. Certamente non potranno trasportare i carbonati ai
mari né restituire i minerali alla terra in quantità industriali, anche
partendo dall’energia fossile.
La depurazione globale agirebbe ovunque.
Non Sfuggirebbe nemmeno l’inquinamento prodotto dagli impianti termici urbani che
sarebbe recuperato in speciali ciminiere che recupererebbero il calore dei fumi
per alimentare con acque preriscaldate dai fumi le caldaie domestiche, mentre
il CO2 sarebbe consumato nei processi depurativi e di
alcalinizzazione delle acque coinvolte nel processo. Sfuggirebbe soltanto il
CO2 prodotto da mezzi di trasporto: Quello potrebbe essere catturato dagli
alberi artificiali che alcune aziende straniere stanno lanciando sul mercato.
Purtroppo con alti costi. Credo di aver
dimostrato che è possibile la convivenza nel mondo di energia fossile,
nucleare, biologica, di tecnologie e sistemi depurativi diversi, purché si
sappiano mettere insieme sul territorio. Soprattutto in base alle disponibilità
idriche della zona. Con grandi risorse idriche potremo inviare grandi quantità
di acque alcaline verso i mari, con piccole risorse idriche saremo costretti a
usare sempre le stesse acque e quindi inviare meno carbonati. Sarà preferibile realizzare bacini di accumulo
delle acque a valle, in verticale in stagli biologici sovrapposti che
serviranno anche da depuratori e da produttori di biomasse, e non nei bacini
artificiali di montagna, per prevenire alluvioni e siccità e avere maggiori
disponibilità idriche per neutralizzare il CO2 e inviare carbonati
ai mari.
Non è certamente piacevole apprendere che gran
parte degli impianti depurativi ed energici sono sbagliati. Ma se guardiamo il
bicchiere mezzo pieno, è già tanto avere una soluzione globale energetica e
depurativa sulla quale discutere.
Se la depurazione globale
funziona ed io non ho dubbi che funzioni, possiamo pensare con maggiore
tranquillità al futuro dei nostri figli e nipoti. Mentre per l’attuale
generazione c’è moltissimo lavoro da fare in ogni settore, dalle costruzioni
civili a quelle elettromeccaniche, agricole, trasporti, automazioni, ecc.
I paesi emergenti non hanno acquisto
nessun diritto a inquinare. Hanno acquisito il diritto a utilizzare il meglio
delle tecnologie sviluppate compatibilmente con le loro risorse naturali. I Paesi industrializzati hanno il
dovere di aggiornare lo stato dell’arte degli impianti per renderli globali.
Perché gli impianti attuali non fanno altro che trasferire l’inquinamento da un
posto all’altro, fino a raggiungere i recettori finali (atmosfera, laghi, mari,
terreni, falde, ghiacciai) danneggiando l’ambiente globalmente. Le normative
che rispettano le imprese sono fatte su misura, per gli impianti attuali che
non sono in grado di proteggere l’ambiente. Il legislatore non può
autonomamente superare lo stato dell’arte attuale.
L’ONU non dovrebbe indicare generici obiettivi
di contenimento dei gradi del riscaldamento globale, ma promuovere norme
internazionali che mettano fuori legge gli impianti incompleti dal punto di
vista dell’inquinamento globale (che sono la totalità degli impianti
depurativi, termici industriali ed energetici), dando un termine ragionevole a
tutti gli stati per l’adeguamento. In questo modo Il contenimento del
riscaldamento del pianeta superiore ai due gradi programmati avverrà
automaticamente. L’energia protettiva dell’ambiente consente la convivenza di
energia fossile, nucleare, biologica. Ma quest’ultima è l’unica che può sfruttare
il calore sprecato, da quelle fossili e nucleari. Lo sfruttamento di
questo calore può portare immediatamente al raddoppio o alla triplicazione
degli attuali rendimenti termici secondo le matrici energetiche utilizzate nei
processi. Molte delle quali possono essere coltivate direttamente nei
fabbricati verticali che affiancheranno i digestori, senza rubare terreni
all’agricoltura. In questi speciali fabbricati possono coesistere le più
moderne tecnologie produttive del mondo che potranno sfruttare come concime il
digestato liquido e il CO2 catturato.
Lo stato dell’arte nella protezione del
mondo non può essere lascito soltanto nelle mani delle aziende energetiche e
depurative che hanno dimostrato di lavorare a compartimenti stagni. Cito come come esempio
un precedente articolo del sottoscritto (www.meteoweb.eu/2013/01/inquinamento-globale-botta-e-risposta-con-eni/179710/)
nel quale l’Eni si dichiara non interessata
alle tecnologie che propongo perché loro già rispettano le normative. E'
evidendente che parlano di quelle normative che si sono fatte su misura, senza
indagare oltre le ciminiere e lo scarico delle acque di raffreddamento nei
laghi e nei mari. Questa mancata indagine ha impedito, non solo la protezione
dell’ambiente ma anche la crescita dell’economia.
Le imprese che si occupano di energia
non si occupano anche di ambiente e e le
imprese che si occupano di ambiente non sanno cosa significhi l’ ambiente
globale. Le depurazioni ambientali attuali sono divise in più settori, non comunicanti tra loro.
Come dimostrano i progetti della depurazione
globale e dell’energia protettiva dall’ambiente le imprese da sole non possono proteggere l’ambiente e
nemmeno pulire l’energia termica dal CO2. Occorrono, soprattutto, opere
strutturali di competenza dei governi. Ma
i governi e le stesse Nazioni Unite, con tutti i loro consulenti, sono lontani
dall’afferrare questi concetti. Senza queste leggi e questi progetti non avanzerà mai lo stato
dell’arte reale nella protezione dell’ambiente perché questi progetti devono definire la posizione
e la ptenzialità massima consentita degli impianti energetici da installare, in
funzione delle acque superficiali disponibili da coinvolgere nei processi,
affinchè tutti i cicli antropici si possano chiudere e nulla vada disperso
nell’ambiente. la tecnologia da sola si
è fermata alla base delle ciminiere che
invece devono essere sostituite per recuperare il calore e il CO2. Si è fermata
anche all’ingresso delle fognature che
devono essere rivoluzionate per depurare anche l’aria urbana e anticipare i trattamenti
dei liquami. Non è entrata nei laghi e nei mari per proteggere le zone costiere
dall’eutrofizzazione. Invece vi deve entrare con moduli depurativi per dare
ossigeno e trasferendo i fanghi appena si formano all’impianto globale più
vicino. Nella depurazione globale tutto
è collegato, per via sommersa, come reparti di fabbriche dislocate in posizioni diverse sul territorio. I moduli depurativi locali,
urbani, marini, lacustri, con la zona superiore aerata e conservata in
condizioni alcaline, quella inferiore anaerobica collegata al sistema energetico biologico, eviteranno la formazione di idogeno solforato
e le attuali degenerazioni fognarie. I
fanghi saranno conservati freschi per essere miscelati con le culture
energetiche nei digestori.
Nelle fogne urbane circolerà soltanto acqua
piovana e acque depurate dai moduli depurativi urbani. Anche questo significa
prevenzione contro le alluvioni. Ma questi sistemi non esistono perché imprese
e governi, per oscure ragioni, non vogliono
cambiare gli attuali sistemi, mentre per altrettante oscure ragioni, le
associazioni ambientali, non sostengono la depurazione globale e l’energia
protettiva dell’ambiente. Preferiscono la decrescita felice a una crscita
industriale sostenibile.
Siamo al COP 19, che significa “Conference
of the Parties”. A cosa sono serviti? Se i partecipanti non hanno nessuna idea
di cosa possa significare un sistema di protezione globale dell’ambiente? Se si
considerano tutti gli altri vertici che avvengono nel mondo, possiamo parlare
di migliaia di vertici a tutti i livelli, nei quali man mano che si scende di
livello, si parla sempre di più problemi gestionali locali, allontanandosi
sempre di più dalla visione globale. Può sembrare in controsenso, ma la
depurazione globale deve partire prprio dalle soluzioni locali. Queste sono le
prime che devono essere cambiate. Bisogna iniziare a istruire gli assessori
comunali all’ambiente e tutto l’apparato burocratico, fino ad arrivare i
ministri. Glienti pubblici non possono
aspettarsi soluzioni complete dalle imprese, che si fermano alla vendita delle
macchine e degli impianti. Sono i tecnici pubblici che devono mettere insieme
gli impianti nel modo corretto per l’ambiente. Purtroppo la depurazione globale
e l’energia protettiva dell’ambiente non è ancora materia di insegnamento. La
scienza, come la Chiesa, quando si tratta di miracoli è molto cauta. Ma in questo
caso non si tratta di miracoli ma soltanto di saper mettere insieme gli
impiannti sul territorio. Se i progettisti pubblici imparano a farlo si accorgeranno
che molte macchine e molti impianti non servono alla protezione dell’ambiente.
Nemmeno la stampa scientifica ha
afferrato i concetti della protezione globale dell’ambiente. I giornalisti
scientifici aspettano segnali da personalità più importanti del sottoscrito. Con
i sistemi depurativi ed energetici che abbiamo, nessuna delle personalità importanti
nel mondo dell’ambiente può permettere di dare lezioni. Bisogna soltanto
ammettere gli errori, rimboccrsi le maniche e ricostruire la protezione
dell’ambiente salvando il salvabile. La gran parte dei dettagli sui quali si
basa la depurazione globale sono già stati ampiamente sperimentati in altre
applicazioni e in altri settori. Le poche cose che i non sono state
sperimentate, possono incidere soltanto sulla dimensione degli impianti, non
sui concetti e nemmeno sul funzionamento. Gli aggiustamenti potranno sempre
essere fatti. Non chiedetemi quanto costa la depurazione globale e l’energia
protettiva dell’ambiente. Chiedetevi piuttosto quanto è costato non averle
ancora iniziate.
Luigi Antonio Pezone
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