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sabato 7 dicembre 2013

Vertice di Varsavia COP19



Il puzzle incompleto della protezione dell'ambiente e dell’energia 
 
Non ha fatto notizia il fallimento del vertice di Varsavia sul clima, COP19, che si è concluso il 23/11/2013. Ma nel corso del vertice hanno fatto notizia le grandi proteste degli ambientalisti. E’ stato chiamato il vertice degli inquinatori, per la forte presenza delle imprese. La Polonia, che ha ospitato la conferenza è stata accusata du aver  boicottato ogni possibile accordo, essendo il carbone la fonte del 95 % della propria produzione energetica.

L'obiettivo dell'ONU era ed è quello di contenere il livello del riscaldamento globale entro i due gradi Celsius rispetto ai livelli precedenti alla rivoluzione industriale. Chiaramente non è raggiungibile in queste condizioni. Ma un gruppo di scienziati favorevoli al nucleare afferma “che Consentire un aumento di 2 gradi sarebbe estremamente pericoloso e porterebbe a ridurre a un orizzonte massimo di 30 anni il raggiungimento del tetto delle emissioni di CO2 a 1.000 gigatoni, considerato un limite obiettivo invalicabile oltre il quale il pianeta si avvierebbe verso un'inarrestabile catastrofe ambientale” (www.repubblica.it/ambiente/2013/12/04/news/clima_allarme_riscaldamento_tra_30_anni_emissioni_di_co2_a_1_000_gigatoni-72674412/?rss=
 Questo articolo conclude che la riduzione delle emissioni dovrebbe essere portata almeno al 6% all’anno e dovrebbe essere implementato l'uso del nucleare che rappresenterebbe "l'unica soluzione reale al problema del riscaldamento globale". 

Intanto i paesi ed economie emergenti chiedono di poter recuperare il terreno perduto con una maggiore indulgenza verso il loro inquinamento, poiché è arrivato il loro turno. Anche a loro tocca inquinare.
Ogni paese, ogni categoria di imprenditori, di scienziati, dal vertice di Kioto, tira l’acqua al proprio mulino. Per il sottoscritto l’ONU non dovrebbe porsi solo degli obiettivi. Avrebbe dovuto dotarsi oltre che di consulenti scienziati anche di tecnici più pratici, sopra le parti, in grado proporre soluzioni impiantistiche concrete che vadano incontro, nel limite del possibile, alle esigenze di tutti i paesi e di tutte le fonti energetiche. Non si può pretendere che un paese rinunci a una risorsa preziosa come il carbone, quando la propria economia è basata su quella risorsa e non si può pretendere di rottamare subito le centrali nucleari sulle quali alcuni paesi hanno contato, perché non esistono energie fossili pulite.  

Se l’ONU avesse cercato e messo insieme tecnici esperti liberi da interessi di parte, capaci di studiare nel dettaglio soluzioni di protezione ambientali, partendo da un’analisi capillare degli attuali sistemi di protezione dell’ambiente, che hanno dimostrato di non funzionare, questi tecnici, se veramente esperti, si sarebbero accorti che tutti gli impianti depurativi e termici, esistenti al mondo, oltre che essere progettati per esigenze locali, potevano essere progettati per esigenze globali. Si sarebbero accorti che il “puzzle” della protezione dell’ambiente non è molto complicato, ma nelle condizioni attuali non può essere completato perché le figure principali sono sbagliate e mancano altre figure fondamentali che non sono mai state inventate. Queste sono le conclusioni alle quali sono arrivato, non ora, ma ben sette anni or sono, quando decisi di trasformarmi in un “Inventore Ambientale”. 

I sette anni sono trascorsi per completare il “puzzle” che nessun altro al mondo ha pensato di dover completare. Non si può discutere di protezione globale dell’ambiente se non si riprogettano nel dettaglio le progettazioni locali dei sistemi depurativi dell’acqua e dell’aria. Queste due depurazioni devono essere complementari e avvenire nello stesso processo, riproducendo in piccolo ciò che avviene nella natura, in particolare per “la chiusura del ciclo del carbonio” Oggi esistono soltanto parziali e incomplete depurazioni delle acque nei depuratori e parziali e incomplete depurazioni dei fumi nelle centrali termoelettriche. Solo mettendo insieme depuratori e centrali termoelettriche possiamo completare i due processi, e utilizzare l’acqua per trasportare verso i laghi e i mari i carbonati necessari a combattere l’acidificazione. 

E’ quindi evidente che abbiamo sprecato cento anni di risorse e sperimentazioni per migliorare i depuratori a fanghi attivi che non servono nelle depurazioni globali, non avendo le caratteristiche per interagire con la depurazione dell’aria e la produzione energetica biologica di grande serie. Bisogna cambiare anche le centrali termoelettriche e mancano altri elementi per completare i processi. Senza aver definito queste progettazioni e universalizzate con qualche adattamento che tenga conto delle risorse energetiche dei singoli paesi, non è possibile nessun accordo e nessuna riduzione del CO2, ma nemmeno dell’inquinamento dell’aria urbana e dell’eutrofizzazione di laghi mari. 

Da almeno un ventennio i delegati mondiali degli Stati Sovrani vanno alle conferenze internazionali sul clima senza gli ingredienti principali: le soluzioni. Come si dice a Napoli: “vanno al battesimo senza portare il bambino”. Quello che è grave è il fatto che di depurazioene globale nessuno vuole parlar. Il sottoscritto chiede di parlarne dal vertice di Cancun del 2010, sebbene non avesse ancora completato il “puzzle”(lexambiente.it/ambiente-in-genere/188-dottrina188/6795-ambiente-in-genere-depurazione-globale6795.htm). 

 Comunque sia andata, oggi questo “puzzle” è completo e solo per il rispetto del tempo che gli ho dedicato, credo che mi spetterebbe di essere ascoltato anche dall’ONU. Posso assicurare che un impianto globale è molto più economico di un impianto locale a parità di acqua e aria trattata. Ma, come anticipato, il problema economico per la realizzazione degli impianti globali si pone ugualmente perché Tutti gli impianti esistenti: depurativi, dell’acqua, dell’aria, termici industriali ed energetici, persino nucleari, non essendo progettati con obiettivi di protezione globale, sono da ricostruire appena possibile.

 Con la depurazione globale cambiano i concetti fondamentali. Gli impianti globali non lavorano da soli, vanno collegati tra loro a piccoli o grandi gruppi come reparti di una sola piccola o grandissima azienda, nella quale entrano i seguenti elementi: acque, aria, fumi inquinati, materiale organico e biomasse da digerire, materiale di scambio ionico come rocce calcaree e residui calcestruzzi, calore di scarto prodotto da impianti termici fossili o nucleari. I prodotti finiti delle sezioni periferiche, dislocate nei centri urbani, laghi e mari e dell’unità centrale, saranno aria pulita e acque depurate e alcalinizzate, mentre solo alle unità centrali sarà consentita la produzione energetica, fossile, nucleare, biologica, gas naturale, compost per l’agricoltura, acque desalinizzate o alcalinizzate. 

Si può comprendere facilmente che sfruttando il calore disperso da una centrale termoelettrica a carbone, possiamo recuperare le intere dispersioni termiche (60-70% del potere calorifero) e depurando i fumi nelle serre calcaree possiamo eliminare SOx, Nox e polveri sottili. Possiamo anche sottrarre il CO2, in modo sostenibile. Infatti, il CO2 reagendo con il materiale calcareo, produrrebbe i carbonati che servono a combattere l’acidificazione oceanica. Occorrono grandi spazi e molta acqua per raffreddare i fumi e per solubilizzare il CO2. Questo comporta una diversa politica di dimensionamento delle centrali e una diversa gestione di tutte le acque superficiali. Anche le Centrali nucleari (fino a quando esisteranno) possono essere considerate impianti termici, infatti, anch’esse disperdono il 70% dell’energia in calore. Non producono CO2. Per i loro sostenitori è un vantaggio, ma negli impianti globali, in cicli chiusi, il CO2 e una preziosa risorsa per inviare carbonati ai mari, quindi, l’attuale vantaggio del nucleare diventa un difetto. 

Purtroppo, raramente possiamo sfruttare il calore degli impianti termici e nucleari esistenti. Governi e imprese hanno creato centrali che producono molte migliaia di MWh con milioni Calorie/ora che non possono essere sfruttate nel territorio circostante. Lo stesso si può dire per le migliaia di tonnellate di CO2. In molti casi non esistono le quantità di acque necessarie per neutralizzare il CO2, in altri casi non esistono gli spazi per inserire i grandi digestori disidratatori compostatori e i fabbricati serra, che consentirebbero il recupero e lo sfruttamento di queste preziose risorse per produrre dagli scarti termici fossili e nucleari energia biologica su scala industriale. Non commettiamo nel campo energetico lo stesso errore commesso nel settore depurativo con i fanghi attivi che non potranno mai entrare in processi globali.

L’Europa e quindi, anche l’Italia, invece di recuperare il calore delle centrali termiche e impostare la politica energetica e depurativa sull’energia protettiva dell’ambiente, sta incoraggiando, con finanziamenti, gli agricoltori a trasformarsi in produttori di energia biologica. Gli agricoltori non potranno sfruttare il grande calore disperso dagli altri impianti termici, e nucleari e non potranno utilizzare il CO2 prodotto per inviare i carbonati ai mari. Sottrarranno soltanto terreni all’agricoltura alimentare. Le matrici energetiche dovranno svilupparsi in verticale in processi industriali affiancati ai digestori, con rendimenti molto superiori alle coltivazioni in campo, soprattutto se si tratterà di micro alghe. Anche la qualità del biogas sarà migliore potendo trasferire la quota di CO2 al processo parallelo produttivo o alcalinizzatore delle acque. Di fronte a queste innovazioni a portata di mano le produzioni energetiche che stanno favorendo in Europa sono già ampiamente superate. Non parlo soltanto del biologico fatto nella maniera sopra citata, ma anche dell’eolico e del solare. Queste energie incentivate, al massimo potranno considerarsi neutrali nei confronti dell’ambiente. Certamente non potranno trasportare i carbonati ai mari né restituire i minerali alla terra in quantità industriali, anche partendo dall’energia fossile.

La depurazione globale agirebbe ovunque. Non Sfuggirebbe nemmeno l’inquinamento prodotto dagli impianti termici urbani che sarebbe recuperato in speciali ciminiere che recupererebbero il calore dei fumi per alimentare con acque preriscaldate dai fumi le caldaie domestiche, mentre il CO2 sarebbe consumato nei processi depurativi e di alcalinizzazione delle acque coinvolte nel processo. Sfuggirebbe soltanto il CO2 prodotto da mezzi di trasporto: Quello potrebbe essere catturato dagli alberi artificiali che alcune aziende straniere stanno lanciando sul mercato. Purtroppo con alti costi.  Credo di aver dimostrato che è possibile la convivenza nel mondo di energia fossile, nucleare, biologica, di tecnologie e sistemi depurativi diversi, purché si sappiano mettere insieme sul territorio. Soprattutto in base alle disponibilità idriche della zona. Con grandi risorse idriche potremo inviare grandi quantità di acque alcaline verso i mari, con piccole risorse idriche saremo costretti a usare sempre le stesse acque e quindi inviare meno carbonati.  Sarà preferibile realizzare bacini di accumulo delle acque a valle, in verticale in stagli biologici sovrapposti che serviranno anche da depuratori e da produttori di biomasse, e non nei bacini artificiali di montagna, per prevenire alluvioni e siccità e avere maggiori disponibilità idriche per neutralizzare il CO2 e inviare carbonati ai mari. 

Non è certamente piacevole apprendere che gran parte degli impianti depurativi ed energici sono sbagliati. Ma se guardiamo il bicchiere mezzo pieno, è già tanto avere una soluzione globale energetica e depurativa sulla quale discutere.
Se la depurazione globale funziona ed io non ho dubbi che funzioni, possiamo pensare con maggiore tranquillità al futuro dei nostri figli e nipoti. Mentre per l’attuale generazione c’è moltissimo lavoro da fare in ogni settore, dalle costruzioni civili a quelle elettromeccaniche, agricole, trasporti, automazioni, ecc. 

I paesi emergenti non hanno acquisto nessun diritto a inquinare. Hanno acquisito il diritto a utilizzare il meglio delle tecnologie sviluppate compatibilmente con le loro risorse  naturali. I Paesi industrializzati hanno il dovere di aggiornare lo stato dell’arte degli impianti per renderli globali. Perché gli impianti attuali non fanno altro che trasferire l’inquinamento da un posto all’altro, fino a raggiungere i recettori finali (atmosfera, laghi, mari, terreni, falde, ghiacciai) danneggiando l’ambiente globalmente. Le normative che rispettano le imprese sono fatte su misura, per gli impianti attuali che non sono in grado di proteggere l’ambiente. Il legislatore non può autonomamente superare lo stato dell’arte attuale.   

 L’ONU non dovrebbe indicare generici obiettivi di contenimento dei gradi del riscaldamento globale, ma promuovere norme internazionali che mettano fuori legge gli impianti incompleti dal punto di vista dell’inquinamento globale (che sono la totalità degli impianti depurativi, termici industriali ed energetici), dando un termine ragionevole a tutti gli stati per l’adeguamento. In questo modo Il contenimento del riscaldamento del pianeta superiore ai due gradi programmati avverrà automaticamente. L’energia protettiva dell’ambiente consente la convivenza di energia fossile, nucleare, biologica. Ma quest’ultima è l’unica che può  sfruttare  il calore sprecato, da quelle fossili e nucleari. Lo sfruttamento di questo calore può portare immediatamente al raddoppio o alla triplicazione degli attuali rendimenti termici secondo le matrici energetiche utilizzate nei processi. Molte delle quali possono essere coltivate direttamente nei fabbricati verticali che affiancheranno i digestori, senza rubare terreni all’agricoltura. In questi speciali fabbricati possono coesistere le più moderne tecnologie produttive del mondo che potranno sfruttare come concime il digestato liquido e il CO2 catturato. 

Lo stato dell’arte nella protezione del mondo non può essere lascito soltanto nelle mani delle aziende energetiche e depurative che hanno dimostrato di lavorare a compartimenti stagni. Cito come  come esempio  un precedente articolo del sottoscritto (www.meteoweb.eu/2013/01/inquinamento-globale-botta-e-risposta-con-eni/179710/) nel quale l’Eni  si dichiara non interessata alle tecnologie che propongo perché loro già rispettano le normative. E' evidendente che parlano di quelle normative che si sono fatte su misura, senza indagare oltre le ciminiere e lo scarico delle acque di raffreddamento nei laghi e nei mari. Questa mancata indagine ha impedito, non solo la protezione dell’ambiente ma anche la crescita dell’economia.
Le imprese che si occupano di energia non si occupano anche di ambiente e  e le imprese che si occupano di ambiente non sanno cosa significhi l’ ambiente globale. Le depurazioni ambientali attuali sono   divise  in più settori, non comunicanti tra loro. 

 Come dimostrano i progetti della depurazione globale e dell’energia protettiva dall’ambiente le imprese  da sole non possono proteggere l’ambiente e nemmeno pulire l’energia termica dal CO2. Occorrono, soprattutto, opere strutturali di competenza dei governi.  Ma i governi e le stesse Nazioni Unite, con tutti i loro consulenti, sono lontani dall’afferrare questi concetti. Senza queste leggi  e questi progetti non avanzerà mai lo stato dell’arte reale nella protezione dell’ambiente perché  questi progetti devono definire la posizione e la ptenzialità massima consentita degli impianti energetici da installare, in funzione delle acque superficiali disponibili da coinvolgere nei processi, affinchè tutti i cicli antropici si possano chiudere e nulla vada disperso nell’ambiente.  la tecnologia da sola si è fermata  alla base delle ciminiere che invece devono essere sostituite per recuperare il calore e il CO2. Si è fermata  anche all’ingresso delle fognature che devono essere rivoluzionate per depurare anche l’aria urbana e anticipare i trattamenti dei liquami. Non è entrata nei laghi e nei mari per proteggere le zone costiere dall’eutrofizzazione. Invece vi deve entrare con moduli depurativi per dare ossigeno e trasferendo i fanghi appena si formano all’impianto globale più vicino.  Nella depurazione globale tutto è collegato, per via sommersa, come reparti di fabbriche  dislocate in posizioni diverse  sul territorio. I moduli depurativi locali, urbani, marini, lacustri, con la zona superiore aerata e conservata in condizioni alcaline, quella inferiore anaerobica  collegata al sistema  energetico biologico,  eviteranno la formazione di idogeno solforato  e le attuali degenerazioni fognarie. I fanghi saranno conservati freschi per essere miscelati con le culture energetiche nei digestori.

 Nelle fogne urbane circolerà soltanto acqua piovana e acque depurate dai moduli depurativi urbani. Anche questo significa prevenzione contro le alluvioni. Ma questi sistemi non esistono perché imprese e governi, per oscure ragioni, non vogliono  cambiare gli attuali sistemi, mentre per altrettante oscure ragioni, le associazioni ambientali, non sostengono la depurazione globale e l’energia protettiva dell’ambiente. Preferiscono la decrescita felice a una crscita industriale sostenibile.  

Siamo al COP 19, che significa “Conference of the Parties”. A cosa sono serviti? Se i partecipanti non hanno nessuna idea di cosa possa significare un sistema di protezione globale dell’ambiente? Se si considerano tutti gli altri vertici che avvengono nel mondo, possiamo parlare di migliaia di vertici a tutti i livelli, nei quali man mano che si scende di livello, si parla sempre di più problemi gestionali locali, allontanandosi sempre di più dalla visione globale. Può sembrare in controsenso, ma la depurazione globale deve partire prprio dalle soluzioni locali. Queste sono le prime che devono essere cambiate. Bisogna iniziare a istruire gli assessori comunali all’ambiente e tutto l’apparato burocratico, fino ad arrivare i ministri. Glienti pubblici  non possono aspettarsi soluzioni complete dalle imprese, che si fermano alla vendita delle macchine e degli impianti. Sono i tecnici pubblici che devono mettere insieme gli impianti nel modo corretto per l’ambiente. Purtroppo la depurazione globale e l’energia protettiva dell’ambiente non è ancora materia di insegnamento. La scienza, come la Chiesa, quando si tratta di miracoli è molto cauta. Ma in questo caso non si tratta di miracoli ma soltanto di saper mettere insieme gli impiannti sul territorio. Se i progettisti pubblici imparano a farlo si accorgeranno che molte macchine e molti impianti non servono alla protezione dell’ambiente. 

Nemmeno la stampa scientifica ha afferrato i concetti della protezione globale dell’ambiente. I giornalisti scientifici aspettano segnali da personalità più importanti del sottoscrito. Con i sistemi depurativi ed energetici che abbiamo, nessuna delle personalità importanti nel mondo dell’ambiente può permettere di dare lezioni. Bisogna soltanto ammettere gli errori, rimboccrsi le maniche e ricostruire la protezione dell’ambiente salvando il salvabile. La gran parte dei dettagli sui quali si basa la depurazione globale sono già stati ampiamente sperimentati in altre applicazioni e in altri settori. Le poche cose che i non sono state sperimentate, possono incidere soltanto sulla dimensione degli impianti, non sui concetti e nemmeno sul funzionamento. Gli aggiustamenti potranno sempre essere fatti. Non chiedetemi quanto costa la depurazione globale e l’energia protettiva dell’ambiente. Chiedetevi piuttosto quanto è costato non averle ancora iniziate. 

Luigi Antonio Pezone



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