«Il perno di tutto il libro è l'educazione attraverso il rugby – afferma De Cilia, che nella vita fa il professore di lettere a Treviso – e nel mio viaggio attraverso l'Italia ho visto molte realtà di periferia. Qui si affronta lo sport in senzo educativo avendo ancora come perno la dualità tra socialità e agonismo».
Secondo l'autore, che nel suo viaggio ha visitato, oltre ai Briganti, realtà come lo Scampia rugby gemellata con la squadra di Librino, «lo sport, e in particolare il rugby, è fatto da quelli che ho definito i maori d'Italia. In Nuova Zelanda (dove il rugby è lo sport nazionale), le comunità maori sono ai margini della società ma – spiega De Cilio - hanno trovato il modo di riscattarsi grazie a questo sport fatto di duri sacrifici e disciplina, necessari per emergere a livello non solo sportivo. Così come accaduto in Veneto e nella mia città d'origine, Treviso», conclude l'autore di "Pedagogia della palla ovale".
E ad emergere, a Librino, dopo anni di fatiche sul campo recuperato grazie agli sforzi dei volontari, sono i ragazzi dell'under 18. «Il test di oggi – spiega l'allenatore della squadra senior che milita in serie C1, Angelo Scrofani -, ha messo in luce, oltre alla meta di Damiano Di Prima, dei ragazzi che per la maggior parte, appena maggiorenni, sono già pronti per affrontare un campionato di serie C1 da protagonisti. Molti di loro verranno quindi inseriti in prima squadra».
L'esperienza accumulata in questi dieci anni, che hanno visto «formare prima le giovanili under 14, 16 e 18, e da un paio d'anni – prosegue Scrofani .-, anche le squadre under 12 e under 10 grazie alle convenzioni con le scuole di Librino, ha dimostrato che il rugby si può e si deve giocare fin da bambini. E che non ci vogliono per forza doti fisiche eccezionali: servono innanzitutto il cuore e la testa».
Per i Briganti la stagione che si sta inaugurando servirà infine per far ripartire l'esperienza del rugby femminile. «Abbiamo avviato i primi allenamenti – spiega Marinzia Sciuto, responsabile della squadra femminile di quelle che vengono definite "brigantesse" -, ma siamo in cerca di ragazze per rinforzare le fila delle ragazze che disputeranno la Coppa Italia. Ma per formare, anche noi, delle squadre under 14 e under 16 e avviare al rugby quante più ragazze possibile», conclude Sciuto.
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