Con filmati girati in allevamenti italiani CIWF Italia Onlus rivela la verità sulla vita delle galline allevate in gabbia. Le immagini rivelano capannoni chiusi con decine di migliaia di galline ammassate in gabbie talmente strette da non consentire loro neanche di aprire le ali.
Le gabbie “arricchite” sono legali, ma sono anche giuste? Con queste immagini CIWF Italia Onlus rilancia la sua campagna End the Cage Age, chiedendo l’abolizione delle gabbie, per le galline e per tutti gli animali da allevamento.
Neanche lo spazio per aprire le ali - Le immagini sono state girate durante la scorsa primavera in allevamenti intensivi in Italia, Francia, Repubblica Ceca e Cipro. Una volta varcata la soglia dei capannoni gli operatori hanno potuto filmare file e file di gabbie disposte su più livelli in cui migliaia di galline sono costrette a vivere tutta la loro vita in spazi talmente ristretti da non poter neanche aprire le ali.

Perdita delle piume - Molte galline sono in cattive condizioni e hanno perso le piume: sono state strappate via da altre galline frustrate dalle terribili condizioni in cui sono costrette a vivere o sono state danneggiate dalle pareti metalliche.
Amputazione del becco - I becchi delle galline sono tutti parzialmente amputati. L’amputazione avviene senza anestesia ed è necessaria per evitare che le galline si feriscano l’una con l’altra: questi volatili, infatti, dovrebbero vivere all’aperto, correre, razzolare e fare bagni di polvere. Nelle gabbie le galline diventano frustrate e aggressive.
Requisiti minimi di benessere animale inadeguati - L’area per grattare, il “nido”, e la lettiera per razzolare e fare i bagni di sabbia, pur previsti dalla legge, sono assenti o del tutto inadeguati. Non vi può essere benessere animale in una gabbia.
Perchè le gabbie si chiamano “arricchite” - La legislazione europea ha proibito le gabbie “convenzionali” a partire dal 1° gennaio 2012. Questa normativa, tuttavia, consente ancora le gabbie cosiddette “arricchite”, che presentano alcuni miglioramenti rispetto alle “convenzionali”, ma non non sono in grado, in quanto gabbie, di garantire il benessere delle galline.
L’attrice Daniela Poggi ha registrato per CIWF un video appello per chiedere la fine dell’uso delle gabbie per le galline: “Io non credo che questa si possa chiamare vita” ha dichiaratro Daniela Poggi, “eppure è legale e continua a essere reale e sotto gli occhi di tutti. Accettiamo la sofferenza di milioni di galline costrette a vivere dentro le gabbie”.
Daniela Poggi invita i cittadini ad unirsi a lei e a firmare la petizione su www.ciwf.it/basta-gabbie
Dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus: “E’ inaccettabile che nel ventunesimo secolo vi siano forme di maltrattamento istituzionalizzato come l’allevamento in gabbia. Le galline sono come animali intelligenti e senzienti come tutti gli altri, eppure milioni e milioni di esse sono ancora relegate in queste vere e proprie prigioni. Sentiamo dire dall’industria che questo sistema ha ragioni sanitarie, ma ciò non corrisponde al vero. L’allevamento in gabbia delle galline ha solo una ragione, quella economica e tutta a favore degli allevatori e non dei cittadini consumatori.”
I sistemi di allevamento alternativi alle gabbie esistono. CIWF si appella ai cittadini italiani affinchè scelgano di acquistare uova da galline libere di razzolare, preferibilmente in allevamenti all’aperto o biologici.
Approfondimenti
Numeri
62 milioni: le galline che vengono allevate in Italia ogni anno
65%: la percentuale di galline che sono allevate in gabbia
40 milioni: le galline allevate in gabbia in Italia
70mila: le galline che possono essere contenute in un capannone
1 anno: la vita media di una gallina in un allevamento intensivo
300: sono le uova che ogni gallina produce in un anno. Il doppio rispetto a 50 anni fa
750 cm quadrati (poco più di un foglio A4): lo spazio disponibile per ogni gallina
in una gabbia arricchita.
Le gabbie “arricchite”
La legislazione europea ha proibito le gabbie “convenzionali” a partire dal 1° gennaio 2012. Questa normativa, tuttavia, consente ancora le gabbie cosiddette “arricchite”, che presentano alcuni miglioramenti rispetto alle “convenzionali”, ma molto limitati:
-
Lieve aumento dello spazio per gallina (750 cm² rispetto a 550 cm², cioè un aumento pari alla superficie di una cartolina postale);
-
Aggiunta di “arricchimenti” tipo posatoi, nidi artificiali, lettiera e grattatoi.
Questi miglioramenti sono comunque lontani dal rispondere ai bisogni delle galline, che rimangono incapaci di esprimere i loro comportamenti naturali fondamentali: razzolare, costruire un nido, fare il bagno nella polvere, spiegare le ali. Per di più l’altezza ridotta delle gabbie (45 cm) non permette di avere dei posatoi sufficientemente alti da soddisfare le esigenze di “sentirsi sicure” delle galline, per cui è indispensabile appollaiarsi in alto.Una gabbia, arricchita o meno, resta sempre una gabbia.
Le galline
Le galline sono curiose, socievoli e come tutti gli altri animali sono in grado di provare emozioni positive e negative.
In natura passano la maggior parte del tempo alla ricerca di cibo, raspando e becchettando il terreno e di notte amano dormire appollaiate in un luogo alto.
Amano fare bagni di polvere per pulirsi e cercano di fare questo anche in assenza di materiale adeguato.
Hanno un forte istinto di costruire il nido e riescono persino a farsi strada in un labirinto per avere accesso a materiale per costruirlo.
Perchè le galline in gabbia soffrono
Il Settore Ricerca di Compassion in World Farming afferma: “Una gabbia è una forma estrema di limitazione della libertà, dalla quale è impossibile fuggire. Essa rende un animale completamente dipendente dal suo detentore per quanto riguarda cibo, acqua e ogni minima necessità. Priva l’animale della sua autonomia, limita gravemente la sua capacità di esprimere i propri comportamenti naturali e i suoi bisogni fisici e psicologici”.
Nelle gabbie arricchite le galline non possono muoversi liberamente, non possono correre, non possono volare per appollaiarsi in alto di notte.
Non possono grattare nè razzolare, non possono fare il nido e neanche fare i bagni di polvere: ogni bisogno di esprimere il proprio comportamento naturale viene loro negato.
Le galline nelle gabbie sviluppano frustrazione perdono le piume o se le strappano le une con le altre, si contendono continuamente lo spazio.
Per evitare che si feriscano l’una con l’altra viene loro amputato il becco senza anestesia: una mutilazione estremamente dolorosa.
Etichettatura delle uova in guscio
Le uova devono essere etichettate secondo il sistemi di allevamento come segue:
0 = biologico
1 = all'aperto
2 = a terra
3 = in gabbia
Gli ovoprodotti, cioè i prodotti a base di/contenenti uova
Per i prodotti a base di uova o che contengono uova non è prevista l’etichettatura secondo il metodo di allevamento.
Le uova utilizzate nella fabbricazione di prodotti finiti (piatti pronti, dolci, torte salate, pasta fresca, panini ecc.) provengono generalmente da galline allevate in gabbia, salvo indicazione contraria sulla confezione. CIWF invita i cittadini ad acquistare prodotti che specificano, tra gli ingredienti, l’utilizzo di uova da allevamenti all’aperto, a terra o i prodotti biologici.
CIWF (Compassion in World Farming) Italia Onlus è l'unica associazione italiana no profit che lavora esclusivamente per la protezione e il benessere degli animali negli allevamenti. La mission di CIWF è quella di porre fine all’allevamento intensivo. Nel fare ciò, CIWF promuove pratiche di allevamento rispettose del benessere degli animali, dell'ambiente e delle persone. Si tratta di un approccio pluridisciplinare che mette in evidenza i legami esistenti tra benessere animale, salute pubblica, sicurezza alimentare e problematiche ambientali, proponendo alternative percorribili all'allevamento intensivo. Siamo affiliati alla ONG internazionale Compassion in World Farming, di cui condividiamo approccio e finalità.
Nessun commento:
Posta un commento