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Marco e' un giornalista professionista,
musulmano, esperto in Islam, Medio Oriente e Pakistan e vive a Londra
Il suo lavoro e' stato pubblicato come Omar
Eteraz da New York Times, Radio Times, CBS, The
Herald, Matin, Grazia Magazine, The Scotsman, The
Times, Hello, Financial Times, Gente, National
Geographic, Daily Telegraph, Daily Express, MSN,
The Independent, OK, Readers Digest, Emel,
Guardian, Eastern Eye, Newsweek, PC World
Magazine, Metro, YOUR, Paris Match, Bild Am Sonntag……
Marco e' membro Chartered Institute of
Journalists, National Union of Journalist (Press
Card), British Press Photographer Association , BFP and SPPA.
represented in Uk and Worldwide by Sithean
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Sono piuttosto cinico sulla politica in generale,
ma devo dire che mi sto appassionando alla
questione Pakistan ed in particolare al caos di
pensieri e di opinioni che si leggono sui
giornali internazionali. Ali Ettefagh sul
Fareed Zakaria di vedute liberali auspica lo
scioglimento del Pakistan; Stephen Schwartz che
non e' di sinistra, d'altro canto, ha detto che
il Pakistan è parte di una "rivoluzione globale
della democrazia borghese"; Nel frattempo, Mark
Steyn conclude che il Pakistan "non può essere
prevedibile", mentre il generalmente ben
informato Mathew Yglesias ha deciso di non
offrire nemmeno un parere, ma di ricercare esperti del settore.
C'è una ragione di questa grande disparità di
opinioni sul futuro del Pakistan: perchè e' il
piu' darwiniano sistema politico che abbiamo
incontrato in questi ultimi tempi. E non è l'Iran
(con la sua oligarchia), né la Corea del Nord
(con il suo dio - re), o Ba'athist l'Iraq (con is
suoi Signori dei Genocidi) , né l'Egitto (con la
sua forte struttura Araba), né la Birmania (con
la sua giunta) . Il Pakistan è, in fondo
disordine, scollegato pluralismo e caos.
Il principio fondamentale nella politica
pakistana è che non vi sono principi alcuni. "Ma
non è così dappertutto?" Naturalmente, i
politici sono senza principi ovunque, ma in
Pakistan, a differenza di gran parte del mondo
occidentale, non vi e' assolutamente scrupolo,
critica o stigmatizzazione all'essere senza
principi. Non è solo una aspettativa e' un
dovere. In Occidente, ci aspettiamo che i nostri
politici siano senza principii ma sotto un
vestito ed una parvenza di onestà e coerenza.
Non è così con il Pakistan. In un paese in cui
per lungo tempo le attrici erano
prostitute (perchè solo prostitute potevano fare
le attrici), e dove i mullah erano derisi (perché
solo delle persone umane fallite potevano
diventare mullah), la politica è una professione
per degenerati (perché solo i degenerati possono fare i politici).
Proprio per questo concetti come il flip
flopping o ribaltone, la responsabilità politica,
la coerenza, e la ipocrisia sono stati e sono completamente assenti.
Le persone normali sono state -- e sono -- politico pessimisti.
Questo è stato il motivo per cui, per esempio,
quando nel corso di quattro giorni, Nawaz Sharif,
l'ex primo ministro esiliato prima ha detto che
con Bhutto non poteva funzionare, poi il giorno
successivo ha diffuso una lettera dicendo che
sosteneva la sua iniziativa democratica ma che
cio' non era abbastanza per associarsi a lei, e
poi il giorno successivo, ha detto che avrebbe
lavorato con lei in tutto il programma, nessuno ha battuto una ciglia.
In Occidente, ad un cambiamento simile di
opinioni vi sarebbe stato un imbarazzo politico,
qualche commento. In Pakistan è, opportunamente, chiamato "politica".
Francamente, una volta che si entra nel vivo
della materia e' molto liberatorio. Si inizia a
capire il motivo per cui ogni singola persona
politica e istituzione sia sempre impegnata in
"doppio discorsi" -- per il semplice motivo che
si tratta di riconoscere che in politica non ci
sono nemici, solo amici e che essi sono temporanei.
Così abbiamo una destra morbida - come
l'islamista moderato Imran Khan, che sta cercando
di cavalcare le proteste degli studenti, ma
viene arresttao dalla polizia di Musharraf
influenzata dagli islamisti duri ( che sono stati
timorosi della "politicizzazione" delle
università dopo aver trascorso tre decenni negli
stessi atenei). Abbiamo Nawaz Sharif che ora
lavora con la Bhutto , ma che quindici anni fa si
presto' ad una opera così bassa come lo scrivere
una lettera, anche grammaticalmente incoerente
in inglese a un giornalista americano per
accusare Bhutto. Così abbiamo la Bhutto che
improvvisamente diventa amica-alleata con gli
avvocati e giudici, che fino ad una settimana fa,
sono stati i suoi nemici mortali perché volevano
il ripristino delle accuse di corruzione contro
di lei. Così abbiamo la nipote di Bhutto chiamata
una disgrazia dal LA Times, perché a un certo
punto Benazir (è accettata dalla maggior parte
degli esperti), avrebbe avuto il proprio fratello
ucciso perché stava diventando troppo intrusivo e
potente. Così abbiamo il duo Musharraf vs Bhutto
che a fasi alterne lavorano insieme e fanno la
coppia del poliziotto buono - (lei) - e del
poliziotto cattivo (lui), e simultaneamente si
urlano invettive di fare arrestare o dimettere
l'altro. Così abbiamo la storia dei militari
pakistani -- che avrebbero dovuto combattere i
terroristi -- invece di proteggerli e liberarli.
Così abbiamo, che mentre il paese e' in preda ad
agitazioni e problemi politici seri, il suo primo
ministro firma un accordo per 5 miliardi di
dollari con gli Emirati Arabi Uniti per una nuova
raffineria di petrolio -- dove se non
nella provincia separatista, che proprio ora
e' davanti alla Corte internazionale dell'Aia a
discutere per la sua indipendenza!
Ma forse non stiamo parlando solo del Pakistan vero?
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