Risultati positivi nei test sui nuovi farmaci per il trattamento dell'epatite C
- Il miglioramento dei programmi di screening per l'epatite C riflette l'ottimismo dei medici
- Nuovi farmaci si dimostrano efficaci nella lotta contro l'epatite B ma è indispensabile la selezione dei pazienti
Gli scienziati presenti alle sessioni odierne della 43ma Riunione annuale dell'Associazione Europea per lo Studio del Fegato (EASL) hanno illustrato risultati incoraggianti, in termini di efficacia potenziale dei trattamenti con farmaci di nuova concezione, messi a punto per combattere l'epatite B e C.
Notevoli passi in avanti sono stati compiuti nella conoscenza della struttura del virus dell'epatite C (HCV). Questo ha condotto allo sviluppo di nuovi farmaci sperimentali come gli inibitori della proteasi e gli inibitori della polimerasi, farmaci che inibiscono la produzione virale.
Alcuni di tali farmaci sono stati ampiamente testati e sono attualmente sottoposti a trial clinici di fase II. Sono inoltre stati pianificati trial clinici di fase III. In base ai risultati più aggiornati, si è constatato che questi farmaci possono essere molto efficaci se associati a interferone
pegilato e ribavirina. Saranno inoltre presentate le novità... in tema di antivirali, attualmente in fase di sviluppo preclinico.
Negli ultimi cinque anni, in molte parti d'Europa è emersa una tendenza importante per quello che riguarda l'HCV. Spesso, in passato, alcuni casi di epatite cronica di tipo C non venivano diagnosticati poiché i medici ritenevano che il regime di trattamento per l'HCV comportasse un numero elevato di effetti collaterali gravi e fosse in ogni caso destinato a fallire nella maggior parte dei casi.
Oggi, di norma, quando i medici si trovano di fronte a pazienti che presentano alterazioni dei test di funzionalità epatica anche modezte procedono a eseguire i test per l'HCV. Questo avviene poiché i medici sono stati convinti che questi pazienti possano essere trattati con successo. Ma, per ironia della sorte, insorge un altro problema...
Secondo il Dott. Antonio Craxi, Professore di Gastroenterologia e Medicina Interna all'Università di Palermo, "Molti medici in questo momento hanno aspettative irragionevolmente ottimistiche. Il cinquanta percento dei pazienti - di solito, quelli con le forme più gravi - non risponderanno alle terapie attuali. Tali pazienti presentano un grado più elevato di fibrosi, una epatopatia più avanzata e una malattia più evolutiva. Le nuove molecole di piccole dimensioni, se associate a interferone e a ribavirina, possono essere controllare la malattia di questi pazienti in un numero elevato di casi. Si spera che i farmaci di futura generazione possano essere più efficaci e che, nell'arco di alcuni anni, possano essere somministrate combinazioni di 2 o 3 inibitori di piccole dimensioni senza necessità dell'interferone pegilato. Questo non è al momento possibile."
Sono oggi disponibili nuove molecole, che si sono dimostrate efficaci nel sopprimere la proliferazione virale del virus nell'epatite di tipo B (HBV). Quando questi nuovi agenti vengono utilizzati nell'HBV, questi nuovi farmaci dimostrano un elevato effetto di soppressione del virus; tuttavia nessun agente è attualmente in grado d'eradicare completamente il virus dell'epatite B. Una volta che l'infezione da HBV si sia stabilita, dovrà essere trattata per molti anni, forse per tutta la vita del paziente.
Ma a questo punto sorge un altro problema... ogni farmaco ha l'indicazione solo per l'utilizzo in monoterapia. Tuttavia, quando tali farmaci sono somministrati in monoterapia, inevitabilmente, si sviluppa la resistenza al farmaco. Ciò che i medici fanno oggi è trattare un gran numero di pazienti con il rischio di selezionare mutazioni resistenti che si diffonderanno nella popolazione esposta. In pratica, si mette in atto un trattamento efficace a breve termine contro l'HBV, ma che potrà determinare un problema a lungo termine. Per questa ragione, gli sviluppi futuri implicheranno probabilmente l'impiego di combinazioni di tali molecole.
Il grande interrogativo, in tema di HBV, che è al momento senza risposta riguarda il tipo di pazienti che dovrebbero essere sottoposti a trattamento. Poiché il trattamento anti-HBV si limita a contenere e non a eliminare la replicazione virale, una volta interrotto il trattamento potrebbe verificarsi una recrudescenza virale nel giro di qualche giorno. Il trattamento deve essere pertanto ripreso e proseguito per tutta la vita.
Attualmente, è possibile trattare solo i pazienti con HBV grave e progressiva, allo scopo di prevenire il possibile sviluppo di cirrosi e carcinoma epatocellulare. Non è oggi possibile trattare i pazienti con HBV che siano semplici portatori sani, sia a causa dei costi, sia perché sopprimere l'infezione virale con gli agenti antivirali oggi disponibili aumenta la probabilità d'indurre un mutazione problematica.
Che cos'è l'EASL
L'Associazione Europea per lo Studio del Fegato ("European Association for the Study of the Liver", EASL) si propone di promuovere la ricerca sulle epatopatie e di migliorare i trattamenti attualmente disponibili per tali patologie. Con le sue riunioni annuali, l'associazione mira a informare ed educare la comunità scientifica e la società civile sull'incidenza in costante aumento delle epatopatie, oltre a far sempre più comprendere l'importanza di conoscere queste patologie al fine di prevenirle e curarle. Dalla sua creazione nel 1966, il congresso dell'EASL ha avuto luogo in 20 diversi paesi europei. L'associazione conta attualmente oltre 1400 membri e il congresso annuale richiama ogni anno oltre di 6000 delegati provenienti da oltre 65 paesi.
Per ulteriori informazioni, contattare:
Carolina Annand / Karine Elkobbi / Melisa Corrigan, carolina.annand@eurorscg.com / karine.elkobbi@eurorscg.com / melisa.corrigan@eurorscg.com;
Tel. +33-617-43-03-38 / +33-6-61-17-44-77 / +39-328-411-01-38
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