CENTENARI DA CELEBRARE E RICORDARE
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco.
Il 22 Aprile del 1909 è stato un giorno particolarmente importante per il nostro paese. Esattamente cento anni fa a Torino nasceva Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la ricerca in Medicina; a Fucecchio in provincia di Firenze nasceva Indro Montanelli, giornalista, scrittore e mitico direttore del Corriere della Sera; a Milano nasceva Eugenio Colorni, filosofo, socialista ed europeista.
Dei tre il meno conosciuto è proprio Eugenio Colorni ed il motivo è sicuramente dovuto al fatto, che come tanti altri giovani della prima metà del Novecento, Colorni non ha superato la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo, morì a soli 35 anni, alla fine di Maggio del 1944, ucciso da due fascisti al servizio dei tedeschi.
Il Presidente della Repubblica Napolitano ha ritenuto giusto tributare alla Senatrice a vita, Rita Levi Montalcini, una giornata di celebrazione ed auguri, ricevendola al Quirinale e dedicandole un sentito omaggio, per il ruolo da lei svolto come scienziata, come antifascista e come esempio della battaglia dell'emancipazione delle donne nel nostro paese.
L'anziana scienziata è stata tra le primissime donne che si è laureata in Medicina, raggiungendo molto presto la cattedra universitaria, che dovette lasciare a seguito delle infami leggi razziali promulgate dal regime fascista. Quella desolante situazione, la costrinse a dedicarsi alla ricerca scientifica che svolse con grande difficoltà, in condizioni molto difficili. In seguito alle persecuzioni naziste degli ebrei, fu costretta a rifugiarsi negli Stati Uniti, dove ebbe modo di continuare in ben altre condizioni le sue ricerche che furono tanto importanti da meritarsi il premio Novel nel 1986.
Indro Montanelli, invece appartiene al campo avverso, ovvero come lui stesso amava dire, apparteneva ad una "destra che non esiste". Negli stessi anni in cui la Montalcini soffriva le leggi razziali, il giovane Indro scriveva articoli sulle differenze tra i bianche ed i neri in Abissinia. L'unica cosa che ebbe veramente a cuore fu il suo essere giornalista indipendente, senza padrone, come amava ricordare.
Ferreo oppositore del bolscevismo e del fascismo, fu sempre grato agli americani di averci liberato dalle due dittature. Politicamente era un conservatore illuminato, dopo Giuseppe Prezzolini, l'unico in Italia. Montanelli è stato un personaggio scomodo sempre, perché metteva in mostra i difetti della sua parte, non ha mai amato la borghesia cialtrona italiana, ma al tempo stesso era rigoroso nella sua battaglia al comunismo. Montanelli poteva essere usato egregiamente da questo Governo di destra per mostrare al suo elettorato un padre nobile del quale farsi vanto. Invece, la rottura tra Montanelli e Berlusconi fece epoca. Allora l'editore Berlusconi, voleva imporre al Corriere della Sera una sua visione della politica e della società, che il grande giornalista rifiutò di accettare e fu messo alla porta dal nostro attuale Presidente del Consiglio, che come sappiamo non ama molto ne i giornalisti, ne i magistrati.
Montanelli, morto a 92 anni, ebbe il tempo di fondare ancora due nuovi quotidiani: Il Giornale Nuovo e la Voce. Sino alla sua lucida fine, continuò a spiegare al paese perché per la borghesia italiana, andare dietro a Berlusconi ed alla Lega era un gravissimo errore.
Il terzo e meno conosciuto coetaneo dei due longevi personaggi, di cui si celebrano il centenario, Eugenio Colorni, era un antifascista, un socialista, un europeista, un filosofo. Tutte caratteristiche che oggi non sono di moda. Innanzi tutto era una persona rigorosa, morale e di grande coerenza culturale. Un martire della lotta al fascismo. In questi tempi, in cui la lotta del popolo italiano per la liberazione nazionale dalla occupazione nazista non è particolarmente onorata, perché ci sono troppe bandiere rosse; ricordare un martire dell'antifascismo non fa parte della cultura di questo attuale Governo di destra.
Invece, proprio su Eugenio Colorni, in questi ultimi anni, si assiste ad una ripresa di interesse da parte di una nutrita e molto qualificata pattuglia di studiosi e ricercatori.
Colorni è ricordato soprattutto per la sua partecipazione alla preparazione, alla stesura e pubblicazione del Manifesto di Ventotene, vero e proprio punto di partenza del cammino che ha portato alla Europa Unita.
In altra parte del giornale (alle News Cultura e Società) riporteremo la cronaca di un seminario tenuto su Colorni, di grande importanza per gli studi storici sulla Europa, il federalismo europeo ed il socialismo.
Questo particolare centenario, in cui il caso a messo insieme tre figure diverse della nostra cultura e della nostra storia, dimostrano che il nostro Paese, nel corso del secolo scorso, pur tra la differenza dei suoi intellettuali, nella ferocia della battaglia politica e sociale di quel secolo tanto importante, aveva nella cultura il suo momento di dialogo. Studiare, capire le ragioni degli altri, restare coerenti alle proprie idee, era il modo attraverso il quale ognuno concorreva alla costruzione di un paese moderno, che dalle rovine della guerra seppe risorgere e costruire una moderna Democrazia, una Repubblica, che si è inserita a pieno titolo tra i le Grandi Nazioni del mondo.
Ricordare e celebrare i nostri predecessori, significa coltivare la cultura italiana, la sua grandezza, la sua importanza nel mondo.
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