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martedì 13 agosto 2013

La riforma D’Alia attua quella Brunetta ? Finte lacrime dai sindacati sulla cancellazione degli scatti

La riforma D'Alia attua quella Brunetta ? Finte lacrime dai sindacati sulla cancellazione degli scatti.

Già perché alla fine, la colpa è di quei sindacati che, per esempio, nella scuola, in questi anni, in cambio di tagli e risparmi, si sono vantati di aver trovato i soldi per pagare presunti scatti di anzianità maturati nel 2010/11, subito rinnegati dal nuovo Governo che intende con la contrattazione decentrata attuare il vecchio d.lgs. 150/09, a partire dal 2014. Anief-Confedir: se saltano gli scatti con questi miseri stipendi o si devono dimettere i nostri sindacalisti o si devono strappare le tessere sindacali, altro che scioperi generali. E' ricorso in tribunale.

Quanti falsi pianti e disinibite proteste da parte di alcuni sindacalisti, ricorda M. Pacifico, pres. Anief e segr. Organizzativo Confedir, che per primo da due anni nelle scuole denuncia il pericolo della nuova riforma. In questi due anni come ha voluto l'ex-ministro Brunetta, invece di rivendicare risorse aggiuntive hanno firmato un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo, per applicare subito la sua riforma che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi e ora invocano lo sciopero generale contro il ministro D'Alia, senza alcun pudore, per coprire la loro connivenza. Ma sono loro i responsabili del progressivo accanimento contro il pubblico impiego.

Il merito esiste da quando è stato pubblicato il d.lgs. 29/93 che nel privatizzare il rapporto di lavoro nel pubblico impiego avrebbe dovuto armonizzare il sistema pubblico con quello privato, salvo oggi penalizzare soltanto gli Statali in termine di licenziamenti, TFR e potere d'acquisto delle buste paga. Il merito è stato sempre misurato come anzianità di servizio in cambio della calmierizzazione dei salari, nettamente inferiori sia all'aumento dell'inflazione reale sia in media a quanto percepiscono gli altri dipendenti pubblici della UE, specialmente a fine carriera. Il sistema ha retto fino al 2009, fino a quando lo Stato ha trovato le risorse per onorare gli impegni contrattuali presi con i Sindacati, anche se i soldi previsti per introdurre i quadri nella P. A. come da d.lgs. 165/01 non ci sono mai stati e anche quelle poche incursioni sindacali nei contratti per riconoscere economicamente il lavoro svolto in funzioni apicali è stato subito rinnegato (v. indennità di reggenza ai vicari della scuola). Ecco che trova luce il nuovo d.lgs. 150/09 (riforma Brunetta) subito seguito dalla legge n. 122/2010 che blocca il rinnovo dei contratti che dovrebbero attribuire gli aumenti di stipendio, accompagnato da un'intesa sindacale del febbraio 2011 (non firmata dalla Confedir), che porta all'avvio di un atto di indirizzo all'ARAN del Governo sulle regole relativa alla nuova contrattazione: dal 2014/15 (data della fine del blocco dei contratti) non saranno riconosciuti più gli scatti automatici perché si misurerà il merito con le prestazioni individuali rese all'interno dell'unità aziendale di riferimento e pagato con i soldi dati da nuovi risparmi nell'amministrazione di appartenenza. Oggi il ministro D'Alia parla di contrattazione decentrata, del taglio di altri 200.000 dipendenti e di merito individuale, ieri l'atto di indirizzo avvallato dai sindacati cancellava al 25% del personale il futuro scatto, all'altro 50% garantiva aumenti minimi rispetto a quelli precedenti e al restante 25% assegnava risorse aggiuntive. Peccato che il salario dei dipendenti pubblici italiani - ridotto nell'ultimo decennio rispetto a quello dei lavoratori privati - e in particolare dei docenti a inizio carriera è poco al di sopra della soglia di povertà e che al salario è legato sempre più il contributo per una pensione che le più rosee aspettative danno al 42% dell'ultimo stipendio dopo il 2030. 

Se questo è l'interesse dei sindacalisti per i lavoratori, abbiano la decenza di cambiare mestiere, diventino pure ministri ma lascino ad altri l'onere di difendere l'onorabilità della professione; in caso contrario, si rassegnino a una valanga di disdette sindacali. E se si ostineranno a non chiedere un referendum tra i lavoratori, meglio prepararsi a nuovi ricorsi in tribunale. Già perché sembra che soltanto i giudici si siano accorti che il blocco dei propri automatismi di carriera è incostituzionale. Se sei un dirigente o dipendente pubblico e vuoi sbloccare il tuo stipendio, in questa stagione contrattuale, prima che il fantasma della riforma Brunetta sotto mentite spoglie si materializzi, scrivi a r.stipendio@anief.net o a info@confedir.it e chiedi le istruzioni operative.



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Redazione del CorrieredelWeb.it


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