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lunedì 19 marzo 2007

Come un cane senza padrone - I motus


Si è conclusa ieri la ‘Tre Giorni’ che ha visto protagonista al teatro Kismet di Bari i Motus. Compagnia che negl’anni novanta ha investito la scena teatrale con una ventata creativa fatta di ricerca e contaminazioni di arti visive, cinema, letteratura che in un connubio perfetto danno vita a spettacoli estremi con sfumature che si muovono dall’estrema raffinatezza al trash decadente. Ieri, davanti ad un pubblico di pochi intimi, è andato in scena ‘come un cane senza padrone’, ideato e diretto da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, che si presenta come un viaggio trasversale che parte dal romanzo ‘Teorema’ di Pier Paolo Pasolini e si muove attorno ad opere che hanno come fulcro l’elemento sacrale-distuttivo come in ‘Porcile’, ‘San Paolo’ e ‘Petrolio’. Il pubblico si è trovato davanti non una scenografia nel senso comune del termine ma ad una sorta di spazio filmico formato da vari schermi con diverse profondità: un trittico video che proponeva immagini che si estendevano sulla scena grazie alla presenza di elementi tangibili come una vecchia Alfa Romeo degli anni ’70 che occupava parte del palco. Al centro della scena la narratrice, Emanuela Villagrossi, che con voce calda e suadente ci porta nel mondo dell’ing. Carlo (Dany Greggio) e al suo incontro con il giovane Carmelo (interpretato per questa serata da Matteo Angius). E’ un viaggio nella borghesia degli anni ’70, è un grido contro la ‘banalità del male’ nel quotidiano che in Pasolini, ad esempio, si denuncia con l’avvento di un fatto esterno scandaloso quale la visita di una presenza demoniaca o angelica come accade in ‘Petrolio’. Un ‘film di letteratura’ quello presentato dove i due personaggi maschili sembravano esibirsi in un concerto fisico ma soprattutto acustico: erano posizionati sul lato della scena e davano vita con rumori e poche battute alle immagini proiettate su uno degli schermi. La loro è un’assurda storia fugace, un rapporto fisico e quasi crudele come la vittima con il carnefice dove Carlo diventa ‘una cagna’ nelle mani di Carmelo. Pasolini amava le corse, le auto veloci e spesso andava in giro solo di notte girando per la periferia urbana, vagando per la Tuscolana e per l’Appia come un pazzo proprio ‘come un cane senza padrone’. Per sopperire questa mancanza, questa solitudine alla ricerca di un qualcosa di effimero, così come fa Carlo che per nascondersi dalla società vive la scoperta della sua ‘nuova’ sessualità in maniera dilaniante.Uno scenario che si muove tra periferia e deserto che sarà l’ultimo luogo ad ospitare Carlo dove, colto da solitudine e disperazione, giungerà all’annientamento.Certamente elitaria ed incisiva la performance che ricalca in modo sorprendente la poliedricità delle opere pasoliniane, nel continuo susseguirsi di emozioni rabbiose e slanci d’amore. La serata si è conclusa con la proiezione del film ‘Splendid’s’, ispirato dall’omonima opera di Jean Genet (1948), sempre di produzione Motus, Theatre National de Bretagne, che in collaborazione con la provincia di Rimini e con TTV Riccione ha realizzato un mediometraggio nello scenario decadente dell’albergo che ha ospitato il progetto.Uno scenario unico quello proposto: un albergo, ormai non più agibile, che si differenziava dagli altri così standardizzati della riviera, che ha visto muoversi una banda di sette gangster che come su un palco teatrale si aggirava tra le varie stanze in preda ad euforia che rasentava la follia. La telecamera spesso sembrava danzare con loro sulle note di un passionale tango per poi soavemente attenuarsi con sonorità tutte francesi. Una visione che, pur non abbandonando totalmente i canoni teatrali, si muove a tutto tondo riuscendo a trasportare lo spettatore in quel mondo fatto di mitragliatrici ma anche di tendaggi rosati e divanetti barocchi.
Luana Martino

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